Raffinato e riflessivo, Simone Zampieri in arte The Leading Guy è un cantautore italiano ma cresciuto artisticamente all’estero, più precisamente in Irlanda.

Grazie alla sua vocalità graffiante ma allo stesso tempo suadente e ai suoi testi profondi, riesce sempre a raccontare e a condividere ciò che pensa e sente in maniera schietta e sincera, come vuole il cantautorato tradizionale. Dotato di grande sensibilità e di uno spiccato talento, ha scritto e interpretato brani in uno stile puramente distintivo e facilmente riconoscibile. Ha iniziato a farsi conoscere al grande pubblico nel 2015, venendo ritenuto da subito dalla stampa di settore come uno tra i dieci nuovi cantautori da non lasciarsi scappare.

Il suo album d’esordio, “Memorandum”, viene inserito tra i migliori dischi pubblicati in quell’anno e l’estratto “Behind the Yellow Field” scelto come parte della colonna sonora per la fiction di Rai 1 “Tutto può succedere”.

Parallelamente si è fatto notare dal vivo su alcuni palchi importanti, come quello del "Festival Sotto le stelle di Ferrara", della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica a Roma, all’Arena Stožice di Lubiana, in Slovenia, nella piazza Tomislavac di Zagabria, in Croazia e del No Borders Music Festical a Tarvisio, per aprire i concerti ad alcuni artisti nazionali ed internazionali del calibro, tra cui Max Gazzé, 2 Cellos, Niccolò Fabi e Jack Savoretti.

Poi, il cantautore ha raggiunto nuovi traguardi artistici: il brano “Times” viene selezionato dal brand Davidoff per una delle sue ultime campagne pubblicitarie.

Mentre il brano “Land of scape” è entrato nella classifica speciale di Spotify Viral 50, che lo ha portato ad essere uno degli artisti più condivisi in Italia e in Svizzera e il singolo “Black”, pubblicato a dicembre è diventato assieme a ”Oh Brother” il trampolino di lancio del nuovo album “Twelve letters”. Dal 2 maggio è impegnato nel tour teatrale di Elisa, che lo ha scelto ascoltando la sua musica.

Per sapere qualcosa di più su The Leading Guy, BlastingNews l’ha incontrato dal vivo alla Feltrinelli di Bologna per una breve intervista.

L’intervista

Ciao Simone, iniziamo dal tuo album “Twelve Letters”, anticipato dal singolo “Oh brocher”, nel quale inciti un modo di comunicare più “all’antica” rispetto ad oggi, cioè quello delle lettere scritte.

Potresti spiegarci perché hai voluto inserire questo concetto all’interno del tuo progetto?

"Quella delle lettere è una metafora che vorrei che venisse riproposta nella musica. Quindi chi scrive musica dovrebbe metterci un po’ più di passione per dare emozioni agli ascoltatori, esattamente come si faceva un tempo con le lettere, dove le parole venivano pensate, cancellate e si riscritte prima di spedirle. Così chi le riceveva le leggeva con una certa passione. E questo secondo me dovrebbe tornare ad esserci anche nella musica".

I tuoi testi sono in inglese, una lingua considerata più semplice ed immediata rispetto all’italiano. Sei d’accordo con questa affermazione?

"Sì, io scrivo in inglese perché penso in inglese quando scrivo canzoni e sono andato avanti sempre così.

Quindi, è una cosa che mi viene naturale a differenza dell’italiano che è più impegnativo e soprattutto limitante essendo uno che ha vissuto all’estero e che fa tour anche all’estero. Dunque, quando mi chiedono 'perché non canti in italiano', io semplicemente rispondo 'perché non canti in inglese?' ".

Hai qualche ricordo particolare legato ai tuoi live all’estero? Quale è stato quello più importante?

"Il battesimo del fuoco all’estero con Jake Bugg, al quale ho aperto un tour a Liverpool e Manchester è stato terrorizzante perché ero l’unico italiano in Inghilterra a cantare in inglese, il che è una cosa rara ad un concerto così importante in un teatro. Alla fine la reazione del pubblico inglese è stata incredibile e migliore di quello italiano.

Questo per me è un ricordo importante perché era la prima volta in cui mi trovavo a confrontarmi con un pubblico inglese, di provincia in un teatro non grandissimo. Infatti, era un teatro di circa 1200 o 1300 di persone. Comunque, quel calore e quell’affetto mi ha dato parecchio forza e coraggio per andare avanti".

Sappiamo che sei impegnato con il tour teatrale di Elisa, il 24 maggio e 25 a Roma, il 27 a Torino, il 28 a Padova, il 30 a Bergamo e il 31 a Trieste. Come sta andando?

"Bene. Poi, ho la fortuna di avere Elisa che è una professionista ed è una persona molto speciale a livello umano. Quindi riesco ad imparare molto da quello che sta facendo. Tra l’altro il suo pubblico è molto sano ed educato, e non sto facendo un’apertura ma il mio show all’interno delle serate di Elisa.

Questo è grazie a lei e anche al suo pubblico".

Per quanto riguarda quest’estate hai qualche programma?

"Quest’estate a luglio ci sarà un concerto all’estero, in Belgio, Germania e Francia. Quindi, poche cose ma ben mirate e poi ad ottobre partirà un tour italiano con il club e la band completa. Dunque, tra pochi giorni annunceremo le date e quella sarà una bella avventura. Non vedo l’ora".

Quali sono le tue aspettative?

"Mah… direi continuare a fare quello che mi piace e scegliere liberamente quello di cui voglio scrivere. Poi, alla fine se si fanno le cose che uno si sente di fare prima o poi va tutto per il meglio".