Il Rap ed i suoi sottogeneri, trap in primis, sono ormai indiscutibilmente i generi musicali di riferimento delle nuove generazioni, in Italia come nel resto del mondo. Sarebbe stato difficile pronosticare un successo di tale portata – almeno nel nostro Paese, che a differenza di Stati Uniti, Francia, Germania ed altre grandi nazioni ha faticato non poco a digerire un registro comunicativo così lontano dalla tradizionale musicale italiana – all'inizio del nuovo millennio, quando il rap italiano era seguito da una nicchia piccolissima, sostanzialmente bandito dalle radio, così come da giornali, televisioni e qualunque altra forma di media mainstream.

Rap di ieri e di oggi: due scuole e due generazioni a confronto

L'avvento di internet, e ancor di più quello dei social e successivamente delle piattaforme di streaming online, ha però gradualmente scardinato i paradigmi che avevano dominato il mercato musicale nel corso di tutto il secolo scorso, dando a chiunque la possibilità di costruirsi un seguito senza dover necessariamente passare per radio o giornali.

Fino a qualche anno fa chi scriveva e rappava lo faceva sapendo bene di rivolgersi ad un pubblico a dir poco esiguo, lo faceva pur sapendo che sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, anche solo pensare di trasformare il rap in un lavoro vero e proprio. Oggi invece chi sogna di fare il rapper in Italia sa bene che se dovesse arrivare al successo potrà ambire ad ottimi guadagni.

È questa la sostanziale differenza tra i rapper italiani di 'vecchia' generazione – quelli nati principalmente tra gli anni settanta ed ottanta, come Noyz Narcos, Marracash, Fabri Fibra, Club Dogo, Cor Veleno, Colle Der Fomento e tanti altri – e gli idoli della cosiddetta nuova scena, nati nella maggior parte dei casi negli anni novanta.

Trap Generation: un'ora di confronti con alcuni dei principali attori del rap game

Ed è proprio questa differenza generazionale ad essere approfondita ed indagata nel documentario 'Trap Generation', caricato nel pomeriggio di ieri sul canale YouTube de La Repubblica. Si tratta di un contenuto di oltre un'ora, costituito prevalentemente da video-interviste ad alcuni degli autori principali dell'attuale rap game made in Italy, scelti in maniera estremamente eterogenea, sia per età che per stile, attitudine ed approccio al sempre più variegato e complesso panorama rap italiano.

Sono infatti presenti diversi veri e propri pezzi di storia del rap italiano, come Jake La Furia, Big Fish, Noyz Narcos e Luché, ma anche e soprattutto tantissimi esponenti della cosiddetta nuova scena – ma non per questo assimilabili neanche lontanamente in un unico sotto-genere – come Ernia, Rkomi, Vegas Jones, Ketama 126 e Chadia Rodriguez.