Sarà una grande sfida quella che Claudia Campolongo affronterà con il debutto dello spettacolo teatrale L'esorcista (diretto da Alberto Ferrari e sceneggiato da John Pielmier), in cui interpreterà il ruolo dell'iconica Regan MacNeil, la ragazza di 12 anni posseduta dal demone Pazuz, protagonista del romanzo omonimo di William Peter Blatty e reso celebre dalla pellicola diretta da William Friedkin nel 1973. Il racconto iconico che ha cambiato per sempre l'immaginario collettivo dietro legato al genere horror, sbarca a teatro: la prima nazionale è prevista per il 18 ottobre al Teatro Nuovo di Milano (in cui sono previste altre 15 date), per poi proseguire al Teatro Olimpico di Roma (dal 12 al 17 novembre) e al Teatro Alfieri di Torino (unica data il 25 novembre).

Lo spettacolo racconta la storia della giovane Regan e di alcuni strani "sintomi" che la tormentano. Per questo motivo la madre della ragazza, Chris, chiede aiuto a padre Damien, che si ritroverà ad affrontare un problema ancora più grosso di ciò che si aspetta, che riguarda soprattutto le sue convinzioni e la fede in Dio. Sul palco con L'Esorcista arriverà un'esperienza teatrale coinvolgente, dove la battaglia del bene contro il male verrà combattuta fino all'ultimo respiro.

La protagonista Claudia Campolongo, ex moglie di Paolo Ruffini, è un'artista a 360 gradi. Attrice, produttrice e direttrice artistica, è a capo dell'associazione Todo Modo. Negli ultimi dieci anni ha lavorato prettamente nel mondo della commedia e adesso si ritroverà ad affrontare un nuovo progetto diverso dalla sua realtà, ma con l'entusiasmo e la curiosità del caso, che ha provato fin dalla proposta arrivatale dal regista Alberto Ferrari.

Di seguito l'intervista esclusiva concessa a Blasting News.

Quando ha letto per la prima volta il testo teatrale de L’Esorcista, che cosa l’ha maggiormente spinta a scegliere d’interpretare il ruolo di Regan MacNeil?

La produzione e il regista Alberto Ferrari mi hanno contattata per propormi questo ruolo, che ho accettato con grande entusiasmo pur provenendo da realtà diverse come il Musical e la commedia brillante.

Ho sempre interpretato ruoli da caratterista, di comicità, per cui è molto emozionante e stimolante misurarsi con questo tipo di personaggio che ha di fatto una doppia personalità: una bambina di 12 anni problematica, sola, triste e che si sente poco amata sia dalla madre che dal padre. Quindi un ruolo complesso dal punto di vista dell’introspezione e della ricerca di questi sentimenti di solitudine, che spesso si trasformano anche in paura.

Anche l’interpretazione del demone Pazuzu che si impossessa di Regan è sicuramente un percorso interessante, dentro la parte oscura che c’è in ognuno di noi. Sono due facce della stessa medaglia, ma in completa antitesi tra loro.

Il personaggio di Regan MacNeil, negli ultimi 45 anni, è diventato un vero e proprio simbolo della cinematografia horror: come si è preparata per affrontare questa parte, visto che l’adattamento teatrale, nella versione italiana, è una vera e propria novità?

L’Esorcista nell’immaginario collettivo ha rappresentato un punto di svolta rispetto alla narrazione dell’horror. È diventato un archetipo di paura perché affonda le proprie radici nelle paure umane. È qualcosa che mette in relazione noi con le nostre paure più profonde, i nostri segreti inconfessabili, nascosti in fondo agli altri e a noi stessi.

A livello personale questo ruolo rappresenta una grande sfida a cui mi sono preparata studiando tantissimo. Inoltre lavorare al fianco di un grande interprete come Gianni Garko è sicuramente un grande vantaggio e una preziosa fonte d'ispirazione.

Quale sarà, secondo lei, il plus che la commedia teatrale darà a L’Esorcista, rispetto alla produzione cinematografica?

Personalmente trovo più interessante la messa in scena teatrale di questo spettacolo, adoro il cinema, ma il teatro ha la caratteristica di far vivere delle emozioni senza il filtro rappresentato dallo schermo: il demone che si impossessa di Regan MacNeil, per esempio, sarà a teatro, tra le file della platea e sarà un’emozione pazzesca per gli spettatori, ma anche per noi attori.

Inoltre gli effetti sonori creeranno un’atmosfera di grande suggestione e coinvolgeranno il pubblico toccando il tasto emotivo, un aspetto che da musicista apprezzo particolarmente.

Se uno spettatore si trovasse titubante di fronte alla scelta di vedere o meno lo spettacolo, lei come lo convincerebbe?

Questo spettacolo prodotto dal Teatro Nuovo di Milano arriva per la prima volta in Italia, è qualcosa di nuovo e mai visto. Sicuramente non è una commedia, ma neanche uno spettacolo prettamente horror: è uno spettacolo di prosa inconsueto e profondo, che darà al pubblico grandi emozioni, sicuramente farà paura, ma darà anche molti spunti di riflessione. Ogni persona seduta in platea avrà modo di sentire e ritrovare negli attori paure e sensazioni che fanno parte della quotidianità di tutti noi e che spesso cerchiamo di nascondere a noi stessi.