Massimo Pericolo, Speranza e Vaz Tè hanno concesso un'intervista a Rolling Stone Italia per il nuovo format del noto magazine musicale internazionale, chiamato 'Chat di Gruppo'.

Chiacoria intervista Massimo Pericolo, Speranza e Vaz Tè

A fare gli onori di casa, conducendo la chiacchierata e e ponendo domande agli ospiti, è stato Chicoria, icona dello street Rap italiano, nonché autore del best seller del 2014 'Dura Lex - La legge non è uguale per tutti', libro che racconta il tortuoso percorso esistenziale del rapper e scrittore romano, che, proprio come Masimo Pericolo, ha scontato in passato una condanna in carcere per spaccio.

Inevitabile quindi che la chiacchierata andasse ad un certo punto a toccare il tema della legalità, e che Massimo Pericolo si trovasse a dover esporre il suo punto di vista. Analogamente a quanto fatto durante una recente intervista concessa a Daria Bignardi, l'autore di 'Sette Miliardi' non ha in alcun modo cercato di addolcire la pillola, ribadendo a chiare lettere che il motivo per cui dopo il carcere avrebbe smesso di fare quelle che ha definito 'certe cose' sarebbe da individuare nella paura di dover affrontare un'ulteriore pena, non in una qualche redenzione morale.

Massimo Pericolo: 'Non ho fatto più certe cose, ma soltanto per paura, e per la speranza di riuscire con la musica'

'Certe cose', che in ogni caso il rapper, stando a quanto da lui dichiarato, rifarebbe se dovesse tornare indietro.

"È soltanto perché avevo in testa un'alternativa migliore – ha infatti spiegato l'artista classe 1992 – che poi si è concretizzata, che ora vivo nella legalità. Ma della legalità in sé, nel momento in cui la legge è stupida ed antiquata, non me ne frega nulla, nel senso che, se ho fatto certe cose, in un certo senso è perché non avevo scelta, e le rifarei ancora se tornassi indietro.In questi ultimi due o tre anni, in cui comunque ho lavorato ed ho cercato di investire nella musica, non ho fatto più certe cose, ma soltanto per paura in realtà, e per la speranza di riuscire con la musica".

Massimo pericolo contesta il Codice Penale: 'Ridicolo che un reato come il mio abbia pene più dure rispetto alla violenza sessuale'

Il rapper ha poi ribadito, come già fatto in innumerevoli interviste nel 2019, di essere certo di non aver imparato nulla dalla sua esperienza detentiva, criticando poi la durezza delle pene previste in Italia per i reati di spaccio, queste le sue parole:

"Il percorso che ho fatto in carcere non mi ha insegnato niente, è un sistema medievale quello di punire chi secondo te ha fatto uno sbaglio, ma in realtà si tratta solo di soldi, di economia, nel mio caso ovviamente, parlo per la mia situazione, poi ci sono altri reati, io stavo facendo un lavoro che a delle persone non andava bene.

Guarda soltanto il Codice Penale, io in carcere me lo sono letto, è ridicolo che un reato come il mio (Massimo Pericolo è stato condannato per spaccio di marijuana, ndr) venga punito dai sei ai vent'anni, mentre un reato come la violenza sessuale parta da una pena minima più bassa, ed arrivi ad una pena massima più bassa rispetto a quella dello spaccio, anzi, di poco superiore alla minima dello spaccio, è assurdo".