Il testo si chiama “L’irriverente” (Mondadori, pp. 104) ed è uscito il 29 ottobre 2019. Non è difficile estrarre dal titolo il succo che lo sostanzia. Tuttavia, questa volta sembra che in alcuni tratti, la fama di espositore diretto del proprio pensiero sia quasi una posa o un aggancio per mostrare ai suoi lettori un altro aspetto della sua personalità, che se non sfiora l’elegiaco, comunque in alcuni passi tenta di avvicinarlo. Vittorio Feltri è un uomo che nella pagina scritta ci ha fatto il nido da sempre. La sua carriera di giornalista è stata luminosa ed è diventato popolare anche presso il pubblico meno avvezzo a seguire le sue vicissitudini di aspra critica verso la società e i governi.

Fra questi ultimi, nelle varie successioni legate alle elezioni, pare che non sia mai comparso – da quello che si evince dai giudizi caustici del giornalista – quello adatto a condurre la nazione in maniera esemplare. Insomma, per qualunque colore politico vinca, il direttore di Libero ha sempre pronto qualche consiglio. Fra le testate che lo hanno visto al timone si ricordano, oltre al già citato Libero, Il Corriere della Sera e Il Giornale.

Il libro

Fra le pagine di questo secondo memorial – Feltri ha dichiarato di usare questa forma letteraria in maniera ‘personalizzata’, insomma, parla più della gente che ha conosciuto che di se stesso – vi si trovano nomi eccellenti della divulgazione giornalistica.

Quindi ecco nomi come il direttore del Corriere della Sera Piero Ostellino, o Gianni Brera del quale racconta un incontro a base di Grignolino che questo mostro sacro del giornalismo italiano, stappò in onore di Vittorio. Piccoli aneddoti che sicuramente rendono più domestica la figura di questo testimone dei fatti del dopoguerra italiano.

In questa linea compassata e quasi popolana, vi rientra anche un Alberto Ronchey che si appassiona alla pastasciutta. Ancora, in ambito giornalistico direttoriale, è citato anche il suo amico Franco di Bella del Corriere della Sera anch’esso. Per l’epoca dell’adolescenza, il direttore di Libero cita le partite al biliardo con il suo caro amico Nicola Trussardi.

Nel nome dell’impegno

Ma non si deve pensare che le pagine siano solo stilate all’insegna dei ricordi lieti e delle facezie, che fanno tanto ‘nostalgia canaglia’ come cantava Albano Carrisi anni fa. Infatti, non sono assolutamente risparmiati i ricordi che rimandano a chiari eventi culturali o, semplicemente socio-politici. Quando si legge di Tortora, l’indignazione brucia e dilaga nelle frasi che ne ricordano il caso. Lo stesso tenore è usato per citare l'evento di Angelo Rizzoli; Feltri non ha mai fatto mancare loro il suo sostegno, che fosse di persona pubblica o privata. Così come non manca di parlare di Giorgio Gaber e della loro frequentazione, nata una sera che il cantautore era intento – in una festa dell’Unità – a cantare la canzone Destra-Sinistra.