Napoli è un’eterna e inesauribile miniera di misteri, che hanno spinto l’autore Marco Perillo, giornalista de Il Mattino, a dedicare tanti Libri alla sua città natale. Tra essi la sua ultima fatica letteraria è "I luoghi e i racconti più strani di Napoli", uscito il 14 novembre, per Newton Compton Editori.

Napoli è una città che rappresenta un’eterna scoperta: un viaggio continuo che segmenta il tempo attraverso un eterno racconto fatto di storie incredibili. Una “città velata” che possiede un mondo interno, diviso in due superfici fatte di segreti, miti e leggende.

C’è una città su cui splende il sole e che saluta il mare ogni giorno e una città sotterranea che contempla la notte anche di giorno. Due facce della stessa terra, entrambe ricche di un fascino e un mistero che solo una storia millenaria può donare ad un territorio.

Di tutto questo abbiamo parlato direttamente con Marco Perillo, in un'intervista esclusiva per Blasting News.

Un viaggio alla scoperta delle bellezze di Napoli

I luoghi e i racconti più strani di Napoli - Monumenti insoliti e dimenticati, vicoli e anfratti da riscoprire, un viaggio tra i segreti di una città infinita è il quarto saggio dello scrittore partenopeo ad avere come protagonista assoluta la capitale del Mezzogiorno.

Una città che ha nel suo DNA la Grecia di Pericle, la Roma imperiale, il Medioevo normanno, la Francia del gotico provenzale, la Catalogna dei tempi aragonesi, la Spagna del secolo d’oro.

La Spagna dei fasti borbonici che l’ha resa capitale di un regno. Una città capace di mescolare in modo impeccabile sacro e profano.

L’autore per spiegare i luoghi, leggende, miti, segreti e singoli anfratti diventa un vero e proprio esploratore urbano, che conduce il lettore alla ricerca di siti dimenticati o scomparsi e cambiati nel tempo.

Un viaggio che ha come unico obiettivo la scoperta della bellezza profonda, e mai del tutto nota, di una città straordinaria. Virgilio e le teste di Porta Nolana, Santa Chiara e la monaca resuscitata, la conigliera nascosta del “re di mezzocannone”, una fattucchiera-vampiro alle fontanelle, il pozzo magico di via Duomo sono solo alcuni dei personaggi raccontanti dall’autore nel suo libro.

L’autore: 'La ricerca del bello oltre le brutture e il degrado quotidiano è stata la mia missione'

Questo libro è la tua quarta opera e anche questa volta la protagonista principale del testo è Napoli, la tua città. Quando hai concepito l’idea di scrivere libri sulla storia partenopea, dedicandoti soprattutto a misteri, stranezze e curiosità?

“Questi libri sono il frutto di anni di ricerche, di peregrinazioni, di avventure sul campo. E partono da una vecchia ferita, probabilmente. Quella di essere nato nel cuore del centro storico partenopeo, ventre ricco di storia, di monumenti di ogni epoca, di stranianti stratificazioni che fin da bambino mi hanno affascinato e fatto porre molte domande. Poi da quel centro storico, a due passi da San Domenico Maggiore, in seguito al terremoto del 1980 che cambiò la geografia sociale di luoghi, sono stato sradicato.

Tornando a studiare da quelle parti negli anni dell’Università ne ho riscoperto la ricerca e mi sono di nuovo messo in viaggio, come un turista, alla riscoperta di posti che non avevano nulla da invidiare rispetto alle più acclamate (e all’epoca più organizzate) città d’arte italiane come Firenze, Venezia o Roma. La ricerca del bello oltre le brutture e il degrado quotidiano è stata la mia missione. Prima a livello personale, poi diffusa grazie all’opportunità concessami dalla Newton Compton di narrare la mia città, che allo stesso tempo è anche il mio chiodo fisso, la mia ossessione, il mio scandaglio infinito. Il mistero è venuto di pari passo, perché essendo Napoli una città velata, la più misteriosa dell’universo come diceva Curzio Malaparte, non si poteva affrontare tale argomento senza approfondire l’aspetto esoterico e sacrale di un luogo che da sempre sprigiona energie particolari".

Napoli ha un carattere particolare, strano e misterioso, proprio come la sua storia millenaria. Una città che mescola alla perfezione sacro e profano. Una città che ha nel suo sottosuolo un’altra faccia, un'altra fisicità, un’altra storia composta da episodi incredibili. È più bella e affascinante la Napoli sotterranea o quella che sorge alle falde del Vesuvio, che ha il mare e che gode di un clima che il mondo ci invidia?

“Napoli è il tutto e il contrario di tutto. È la coincidenza degli opposti, è il luogo in cui tutte le contraddizioni vengono sanate. È buio e luce, è apollineo e dionisiaco, è maschio e femmina. Forse proprio per questo induce allo spaesamento. O la si odia o la sia ama.

O la si comprende in questa sua particolarissima natura oppure vi si può fuggire. Il sottosuolo è certamente una metafora, il negativo della città del sole. L’oscurità di centinaia di metri quadrati di cunicoli sotterranei ha dato vita a leggende come quella del monaciello e della bella ‘mbriana, ha fomentato il culto delle anime del Purgatorio nelle cripte e negli ossari, vedi il cimitero delle Fontanelle. È senz’altro uno degli aspetti più affascinanti della città. Ma non si può comprendere la città di sotto senza la città di sopra, e viceversa. Sono perfettamente connaturate. Perché la città esteriore è nata da quel ventre di tufo sottostante. Dal quale provengono spiriti e memorie, suggestioni e storie dimenticate.

La coincidenza degli opposti è bene espressa nella figura-simbolo di Napoli, Pulcinella. Rozzo e filosofo allo stesso tempo, maschio e femmina, bianco e nero, capace di sberleffi ma anche di salire e scendere dall’Aldilà e di sconfiggere diavoli e morte. Altro che un buffone da deridere. Pulcinella è l’anima profonda della città e dei suoi molteplici aspetti.”

Napoli ha avuto tanti periodi storici caratterizzanti, qual è secondo te quello che ha più influenzato la storia contemporanea partenopea e la sua cultura popolare?

“Io credo che non ci siamo mai liberati delle nostre radici greco-romane. In fondo Malaparte diceva che Napoli è una Pompei mai sepolta. E ha ragione. Pensiamo alle tante superstizioni napoletani, come l’utilizzo del corno: derivano tutte dal “fascinum” romano; in fondo il corniciello nostrano è l’evoluzione del fallo apotropaico.

Anche molti aspetti della lingua derivano direttamente da lì, termini che ci arrivano dal greco antico, lingua con la quale a Napoli si parlò fino a quasi l’anno Mille. Persino la pizza, la nostra pietanza più famosa, potrebbe derivare dal “plakous” greco, un disco fatto di farina condito all’epoca con ortaggi e prodotto in un forno ancora visibile nell’antico “macellum” situato sotto la chiesa di San Lorenzo Maggiore. E addirittura è incredibile pensare come a San Gregorio Armeno, dov’era il tempio della dea Cerere, in epoche remote si fabbricassero statuette di terracotta come ex voto. Proprio lì dove oggi si realizzano le statuine dei presepi. Insomma, le nostre radici sono lì e incredibilmente, seppur in forme diverse, si sono preservate fino ai giorni nostri.”

Hai detto che la cultura è il nostro petrolio, e che non lo dobbiamo dimenticare.

Hai anche dichiarato che con la cultura la città può svoltare. Sapresti indicarci un percorso da fare per valorizzare il nostro immenso patrimonio?

“In questo libro mi batto molto per il riscatto di Forcella. Perché se altre zone della città, come il Rione Sanità o i Quartieri Spagnoli, seguendo la strada della cultura e del turismo sembrano essere risollevati, Forcella è l’unica area del centro storico che manca all’appello. Il degrado è tanto, ma anche le sue bellezze nascoste lo sono. Pensiamo alla chiesa di Sant’Agrippino, a Sant’Agostino alla zecca in fase di restauro, all’antico mitreo di Carminiello ai mannesi. E addirittura, pochi lo sanno, Forcella era il quartiere medievale della città, dove c’è ancora un palazzo abitato dalla regina Giovanna, dove sussiste una cappella da lei frequentata col fratello Ladislao, dove ci sono corti di cavalieri tra un vicolo e un altro che potrebbero ricordare qualche paesino dell’Umbria.

Perché non valorizzare queste zone e renderle fruibili per i turisti, che da San Biagio dei Librai potrebbero riversarsi in quest’area e scoprire tutte le sue meraviglie? È il prossimo passo da fare, se solo ce ne fosse la volontà. In fondo siamo alle spalle del Duomo e a due passi dal Pio Monte della Misericordia con il suo Caravaggio.”

Infine, qual è il tuo luogo, mistero e storia preferita?

Mi sono molto intrigato negli ultimi anni di una ricerca che vedrebbe in una tomba nel chiostro di Santa Maria la Nova la sepoltura di Vlad III di Valacchia, passato alla storia come Dracula. Una suggestione fatta di indizi continui. Un mistero bello proprio perché tale: irrisolvibile. Ma che mi ha fatto luce sulle potenzialità internazionali di Napoli e sui suoi legami con il resto del Mediterraneo, le connessioni che c’erano nel Quattrocento, epoca aragonese, con l’Ungheria e la Romania, nella strenua difesa contro l’avanzare dei Turchi, sotto l’egida dell’ordine del dragone.

Un enigma di cui si è discusso molto, che ha dato adito a molte polemiche, che però ha avuto un risultato straordinario e che giustifica ogni cosa: finalmente i turisti sono tornati a visitare Santa Maria la Nova, uno scrigno d’arte e bellezza per troppo tempo inopinatamente dimenticato.”

Marco Perillo: esploratore urbano, giornalista e scrittore

Marco Perillo, classe 1983 è uno scrittore e giornalista professionista. Ha lavorato per il Corriere del Mezzogiorno e attualmente è redattore a Il Mattino di Napoli. Si occupa prevalentemente di cronaca, di cultura e ogni tanto di sport. Dopo un diploma al liceo classico, una laurea in Lingue e Letterature dell’Europa e delle Americhe all’Università L’Orientale di Napoli, ha frequentato a Torino la Scuola Holden di Alessandro Baricco e ha poi ottenuto un master di primo livello in giornalismo all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Ha pubblicato la raccolta di poesie Raggi di Terra (Guida, 2007), il romanzo Phlegraios – L’ultimo segreto di San Paolo (Rogiosi, 2014, Premio Megaris e Premio Cypraea), il racconto Il sogno di Natale (Alessandro Polidoro Editore, 2015).

Per la casa editrice Newton Compton aveva già pubblicato altri tre saggi, Il primo: Misteri e segreti nei quartieri di Napoli (2016) un testo che racconta come conoscerli attraverso 10 passeggiate narrative che attraverseranno tutta la città. Il secondo: 101 perché sulla storia di Napoli che non puoi non sapere (2017): un libro che svela 101 perché sui suoi trascorsi: perché è nota come la città del sole, perché a Napoli esisteva l’otium e c’è ancora, perché il gioco del lotto sbancò qui più che altrove e tanto altro. E infine il terzo: Storie segrete della storia di Napoli: Misteri irrisolti, curiosità e leggende di oltre duemila anni vissuti all’ombra del Vesuvio (2018), un invito a un viaggio tra le storie meno conosciute, forse dimenticate, secondarie ma non troppo, di oltre duemila e cinquecento anni vissuti all'ombra del Vesuvio.

Perillo è anche autore, con Alessandro Chetta, del documentario Mirabiles – I custodi del mito (2016) sulle bellezze culturali dei Campi Flegrei. Suoi racconti sono comparsi in diverse antologie ed è in fase di pubblicazione la sua raccolta Napùl. Nelle sue opere Perillo invita le generazioni future a recuperare il patrimonio incommensurabile della città di Napoli, un tesoro capace di rigenerarla donandole anche un sviluppo economico.