In questo periodo Ghali è senza ombra di dubbio uno dei personaggi più al centro dell'attenzione in ambito Rap, ma anche, parlando più in generale, di tutta la scena musicale italiana.

Ghali in rampa di lancio con 'DNA'

Il rapper e cantante milanese è infatti richiesto sia dal web che da stampa, radio e televisione. Il motivo principale è l'ottimo feedback che sta riscuotendo 'DNA', suo ultimo album di inediti, pubblicato il 20 febbraio 2020.

Tantissime quindi le interviste concesse nelle ultime settimane dall'autore di 'Sempre me', molte delle quali hanno suscitato ampie discussioni online, su tutte sicuramente quella in cui Ghali ha nettamente criticato l'ex amico e collaboratore Fedez.

Ghali racconta la separazione artistica da Charlie Charles e la fine di Sto Magazine

Con ogni probabilità susciterà accese discussioni anche la chiacchierata diffusa oggi da Noisey – magazine verticale dedicato alla musica, facente parte del più popolare Vice – dato che nel corso dell'intervista Ghali ha svelato diversi retroscena inediti della sua carriera.

Al minuto sei il rapper ha infatti parlato della separazione artistica da Charlie Charles, mentre al minuto 14 ha raccontato i problemi relativi a 'Sto Magazine', il portale da lui fondato, successivamente trasformatosi in 'Esse Magazine', che ha dovuto abbandonare nel 2018.

Ed è proprio a causa di Sto Magazine, almeno stando a quanto riferito da Ghali, che si sarebbero andati a creare dei dissapori tra quest'ultimo e la Dark Polo Gang.

"Non so da dove incominciare – ha spiegato Ghali al minuto 14 dell'intervista, dovendo rispondere alla domanda 'Che cos'è per te Sto?' – Sto nasce da una mia canzone, da Jimmy (Jimmy è 'l'amico immaginario' di Ghali, nonché il simbolo originario di Sto Magazine, costituito da una mano con mignolo ed indice alzati, mentre pollice, medio e anulare si toccano, ndr), da un collettivo che si stava formando in quel periodo.

Avevamo l'ambizione di cambiare le regole del gioco, portando più meritocrazia [....] Fondammo un'etichetta, l'idea era quella di sfruttare il mio hype, quindi la potenza mediatica e la credibilità che avevo in quel momento, per attirare nuove cose. Il primo fu Capo Plaza, poi Johnny Marsiglia, poi ad un certo punto ci venne l'idea di fondare un magazine.

Non avevo minimamente capito il casino che sarebbe successo. Il magazine nacque grazie all'hype del progetto Ghali: i rapper venivano tutti alle interviste, perché dispiaceva a tutti dire di no a me, che ero l'artista del momento. E' stato utilizzato il mio hype per far conoscere al mio pubblico altri artisti. Venivano scritti molti articoli, poi però se gli artisti ricevano delle critiche nei pezzi di Sto Magazine se la prendevano con me (non era Ghali a scrivere gli articoli, ndr). Per loro a criticarli era Ghali. Io da quel magazine non ho tratto alcun vantaggio".

Ghali ed i dissapori con la Dark Polo Gang: 'Cosa avrei dovuto fare? I dissing su Instagram?'

Ghali ha poi continuato a sottolineare quanto l'esperienza di Sto Magazine sarebbe stata, secondo il suo punto di vista, controproducente per la sua carriera musicale.

Il rapper ha spiegato di aver subito diversi attacchi da artisti non soddisfatti delle recensioni ricevute sul noto portale, che di lì a poco si sarebbe trasformato in Esse Magazine, citando esplicitamente le frecciatine ricevute a più riprese dalla Dark Polo Gang. Queste le sue parole:

"Uscì l'album della Dark Polo Gang (Ghali si riferisce a Trap Lovers, ndr), che alla redazione di Sto Magazine fece schifo. Lo scrissero. A quel punto la Dark Polo Gang non iniziò a fare storie su Instagram contro Sto Magazine, ma contro di me. Io rimasi zitto, subii la cosa, d'altronde cosa avrei dovuto fare, iniziare a dissarmi con loro su Instagram?

[...] Su Sto Magazine non si poteva parlare dei miei successi, altrimenti mi avrebbero visto come 'raccomandato'.

Era diventata una macchina con cui mi stavo auto-sabotando.

La mia immagine è stata sfruttata per far crescere quel magazine, senza che io ottenessi nulla in cambio. E' proprio la mentalità che mi ha fatto uscire dalla cosa, era nato in un altro modo: dovevamo portare meritocrazia, dovevamo cambiare le cose, non dovevamo fare meglio le cose che gli altri già facevano".