Roberto Cecchetti, con il suo saggio intitolato Il ritmo del desiderio. Da Jung alle pratiche filosofiche, propone una nuova lettura del pensiero del filosofo svizzero Carl Gustav Jung. Il volume, rilasciato a giugno del 2019 da Edizioni Mimesis, fa parte dei Libri della Collana:Philo – Pratiche filosofiche.
Molte sono le curiosità di questo libro, che si divide in due parti ed è anticipato dall’acuta prefazione di Massimo Donà, che oltre a far emergere gli aspetti positivi e l’acume della ricerca di Cecchetti, introduce il volume con una profonda riflessione sullo spazio dell’Io.
Questa prefazione ci permette di comprendere pienamente la prima parte del libro, a cui Cecchetti ha voluto dare una forte impronta autobiografica.
Un saggio su Jung di filosofia occidentale moderna
La prima parte del volume è costituita da due capitoli in cui l’autore racconta un’esperienza personale, con uno stile molto vicino alla narrativa, ma senza mai allontanarsi dall’indagine filosofica e psicologica.
L’esperienza che il giovane protagonista/autore fa del percuotere un tamburo, gli permette di andare a fondo nel pensiero, fino a scovare l’essenza vera del ritmo, ricollegandosi al concetto di libido di Jung: «È interessante ritrovare nel testo di Jung, una particolare interpretazione della vicenda ritmica dell’umano nella quale è ricompresa anche la genesi dell’idea del divino.
Jung tenta una ricostruzione antropologica curiosa e creativa in cui avanza l’ipotesi che se dallo sfregamento ritmico nasce il fuoco e se questo sfregamento ritmico allude a una masturbazione, ovvero alla volontà d’inseminare le cose con il desiderio, il ritmo corrisponderebbe allora all’energia fallica creatrice di cui la luce e il fuoco non sono che altrettanti simboli».
Il tema del desiderio in Jung
Ma non si ferma a questo l’analisi filosofica di Cecchetti, il quale prosegue, nella seconda parte del volume, nel trattare tre temi fondamentali: il destino, la libertà e il desiderio.
Dopo aver esposto nello specifico il tema del desiderio in Jung, Cecchetti dedica un paragrafo ai temi della libido e della creazione del mondo in Simboli della trasformazione, l’opera di Jung rifiutata da Freud e con cui il filosofo svizzero diede l’avvio al progetto di psicologia complessa, che di fatti diede nuovo volto alla psicoanalisi, trasformandola in una disciplina complessa e multidisciplinare.
Il paragrafo successivo è dedicato, invece, a Erich Neumann e alla riattualizzazione del mito. Grazie a questa ultima riflessione, Cecchetti approda alla domanda fondamentale, ovvero: l’uomo è padrone del proprio destino?
Un libro su Jung che apre nuovi scenari filosofici
E la mancanza di tale possibilità genera nell’uomo malesseri e patologie, derivanti dalla fusione tra la coscienza e l’inconscio, determinando quella condizione che Neumann definì “urobotica”. Il saggio di Cecchetti è estremamente complesso e apre la strada a nuovi scenari filosofici, ma non lascia comunque nulla di irrisolto.
Infatti, in conclusione, Cecchetti ha dimostrato che «ciò che deve essere esplicitato è per l’appunto l’inconscio che come abbiamo visto è desiderio. Non è forse questo il lavoro di analisi? Un continuo tentativo di rendere esplicito ciò che di volta in volta viene a costituirsi come motore delle nostre scelte e delle nostre azioni?».