“Venghi, ragioniere, venghi!”. Quante volte nell'immaginario collettivo è stato volutamente storpiato un congiuntivo della lingua italiana, in onore alle tragicomiche vicende del ragionier Ugo Fantozzi, il più famoso personaggio creato e interpretato da Paolo Villaggio? Quante volte sono stati citati i dialoghi che lo coinvolgevano con il suo collega-massacratore Filini, la moglie Pina, l’orrenda figlia Mariangela?

Il primo film della saga, intitolato semplicemente “Fantozzi” usciva nei Cinema esattamente 45 anni fa, il 27 marzo 1975, dando vita a una saga di 10 film che ha accompagnato Villaggio, scomparso il 3 luglio 2017, per gran parte della sua carriera.

Il soggetto che ispirò Fantozzi è esistito 'veramente'

Il personaggio del ragionier Ugo Fantozzi, impiegato all’ufficio sinistri della “megaditta” ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica, non era del tutto frutto di fantasia. Villaggio infatti ha raccontato di essersi ispirato a un suo collega d’ufficio, conosciuto quando, prima di iniziare la carriera artistica, aveva lavorato presso una delle maggiori aziende impiantistiche italiane, la Cosider, occupandosi all’organizzazione di eventi aziendali. Compreso l’annuale scambio di auguri natalizi tra dirigenti e impiegati, che darà vita a uno degli episodi del primo film.

Fantozzi nasce come personaggio prima televisivo, poi letterario: nel 1968 Paolo Villaggio, durante la trasmissione “Quelli della domenica”, racconta per la prima volta le terribili avventure del ragioniere, ma ne parla in terza persona, da narratore.

Negli anni successivi Villaggio scrisse i racconti dedicati al suo personaggio, pubblicati sul settimanale L’Europeo e raccolti poi, nel 1971, nel volume “Fantozzi”.

“E’ il prototipo del tapino, la quintessenza del nulla”: con queste parole lo stesso Villaggio descriveva il “suo” ragioniere che, in realtà, sublimava in sé la figura di una gran parte della popolazione italiana dell’epoca, desiderosa di crescere, di migliorare il suo status sociale, ma in realtà incatenata a una realtà dalla quale non riusciva a staccarsi.

Visti oggi, i film di Fantozzi fanno capire come gli italiani, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, ridevano in realtà di sé stessi. Ma ridevano tanto, talmente tanto che il successo editoriale sfociò alla fine in una produzione cinematografica

Renato Pozzetto e Ugo Tognazzi rifiutarono la parte del ragioniere

Inizialmente Paolo Villaggio non doveva interpretare il ruolo di Fantozzi: lui stesso aveva pensato, come attori, prima a Renato Pozzetto e poi a Ugo Tognazzi ma entrambi rifiutarono la parte.

Solo allora Luciano Salce, regista designato per il primo film (e poi anche del secondo), riuscì a convincere Villaggio che solo lui poteva interpretare efficacemente il ruolo del “ragioniere”.

Una scelta che non poteva essere più azzeccata: furono in tutto dieci le pellicole che videro Villaggio vestire i panni di Ugo Fantozzi e dare vita a una serie infinita di scene cult, dalla partita a calcio tra scapoli e ammogliati alle martellate notturne sulle dita nel campeggio con successiva corsa nella notte per mascherare gli ululati di dolore, dalla partita a tennis nella nebbi, al duetto con il professor Birkenmaier nella clinica per dimagrire. O come dimenticare la partita a biliardo con il cavalier Catellani (Gran maestro dell’Ufficio promozioni e raccomandazioni) o alla mitica Coppa Cobram di ciclismo, nata come corsa amatoriale ma che ben presto diviene una sorta di “rollerball” a eliminazione diretta dei concorrenti, uno dopo l’altro.

E ci sarebbero anche la timbratura del cartellino in uscita, trasformata in una partenza dei 100 metri piani con tanto di partenza dai blocchi, la crociera sul panfilo “Il bracciante” del direttore magistrale duca conte Piermatteo Barambani (dove in realtà Fantozzi e Filini sono sfruttati quali mozzi), la cena alla villa della contessina Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare, con il pomodorino di guarnizione a 18mila gradi e l’alano brandenburghese Ivan Il Terribile 32mo, il varo con ancora protagonista la Serbelloni Mazzanti e la sua scarsissima mira.

Il tutto condensabile in un aggettivo, “fantozziano”, ufficialmente ammesso nel 1977 nel dizionario Treccani per indicare “una persona impacciata e servile con i superiori” o un “accadimento penoso e ridicolo”.

Tutti i personaggi della saga di Fantozzi

Il ragionier Fantozzi Ugo, matricola 7829/bis, non è l’unico personaggio creato da Villaggio ed entrato nella storia della letteratura italiana. Impossibile non conoscere e dimenticare la moglie Pina, triste e sfiorita, interpretata prima da Liù Bosisio e poi da Milena Vukotic; la figlia Mariangela, talmente brutta da essere spesso confusa con una scimmia e poi destinata a sposare un gorilla, interpretata in realtà da un uomo, Plinio Fernando e il ragionier Silvio Filini, ruolo affidato a Gigi Reder, indimenticabile per i suoi occhiali dalle lenti ultraspesse.

Ma come non dimenticare il suo amore nascosto per la collega signorina Silvani, personaggio per il quale l’attrice chiamata a interpretarlo, Anna Mazzamauro, ha più volte raccontato di aver creato personalmente la caratterizzazione; il geometra Calboni (interpretato da Giuseppe Anatrelli e poi da Riccardo Garrone), prima fidanzato e poi marito della “signorina Silvani in Calboni”, da temere non tanto perché particolarmente viscido e infido ma anche perché sofferente di “una curiosa turba, nota con il nome scientifico di ventilatio intestinalis putrens”.

Impossibile dimenticare pure il cameo di Diego Abatantuono, che compare in “Fantozzi contro tutti”, terzo film della serie, nel ruolo di Cecco, il figlio del fornaio: di lui si invaghisce, ovviamente non ricambiata, la signora Pina, nonostante Cecco sia definito come “un orrendo butterato di 26 anni, con il c..o molto basso e un alito agghiacciante, tipo fogne di Calcutta”.

L’ultima apparizione di Fantozzi su come ospite di Carlo Conti

Paolo Villaggio ha vestito i panni di Ugo Fantozzi per l’ultima volta il 3 dicembre 2010, nel corso del programma “I migliori anni” condotto da Carlo Conti: arrivato a bordo della sua immancabile Autobianchi Bianchina, Fantozzi duettò con il conduttore con le più celebri battute del suo repertorio.

Villaggio con indosso il basco nero, il completo troppo stretto e il classico cappotto spigato siberiano: disse virtualmente “Vadi ragioniere, vadi pure avanti…” al suo personaggio e lo lasciò andare, ricordo indelebile per tutti.