La pandemia di Coronavirus sta avendo un grosso impatto su ogni aspetto della nostra vita. La priorità assoluta, a livello mondiale, è quella di tutelare la salute delle persone, necessità che tuttavia sta mettendo in ginocchio l'economia globale. A soffrire, infatti, sono un po' tutti i comparti.

In quest'intervista rilasciata in esclusiva per Blasting News, si puntano i riflettori sul mondo della musica, fortemente penalizzato dalle misure restrittive messe in atto dal Governo. In un tempo in cui non si acquistano più gli album, le esibizioni rappresentano quasi esclusivamente l'unico mezzo di sostentamento per i musicisti.

Abbiamo affrontato l'argomento con il Maestro Domenico Calia, uno dei più grandi clarinettisti italiani, che ci ha spiegato come sopravvivono i musicisti nel periodo dell'emergenza coronavirus.

Noto per la sua versatilità, il poliedrico artista è in grado di spaziare con estrema facilità dalla musica classica a quella moderna e contemporanea, di cui è uno specialista.

Dalla crisi alle strategie per uscirne, senza perdere la speranza

Maestro, le sale da concerto sono chiuse e gli eventi di musica sono stati cancellati. Come vivono questa drammatica situazione i musicisti e cosa stanno facendo per sbarcare il lunario?

Colgo subito l'occasione per ringraziare lei e la redazione di Blasting News per avermi dato la possibilità di fare questa intervista ed esprimere il mio pensiero in un momento storico così complesso e delicato, che segnerà con conseguenze elevate un lungo periodo della nostra epoca.

Io faccio parte di quella categoria di musicisti che ha la fortuna di fare una doppia professione ed è proprio questo che mi permette di sbarcare il lunario, ma come concertista mi manca tanto il palcoscenico, mi mancano quelle sensazioni e quella adrenalina che solo un concerto dal vivo può dare ad un musicista. Organizzare un concerto, prove, ore e ore di studio, macinare chilometri per essere presenti il lunedì mattina a scuola non è per niente facile, ma molto appagante dal punto di vista professionale.

Mai come in questo periodo mi ritengo fortunato di tutti i sacrifici che ci sono dietro una doppia professione.

In che modo si può supportare la sua categoria, visto che i tour sono stati cancellati?

Beh è vero che non ci sono concerti, ma in un'epoca super tecnologica non manca la possibilità di fruire musica. Le opportunità per sovvenzionare i vari musicisti sono tante, ad esempio il web in questo momento è fondamentale.

È possibile sostenerci ascoltando e scaricando i nostri brani da Spotify, iTunes, Deezer, YouTube e altre piattaforme dedicate alla musica. Inoltre, io come tanti miei colleghi, abbiamo diverse incisioni discografiche, ed è quindi possibile acquistare i CD online. In tanti tra noi musicisti nei mesi di febbraio, marzo e aprile avevamo una serie d'impegni, è vero che sono stati cancellati, ma le varie Associazioni ed Enti pubblici hanno spostato in data da destinarsi, quindi c'è la possibilità di continuare ad acquistare i biglietti online. Quando si ritornerà alla normalità, sarà fondamentale per una ripresa economica e psicologica appoggiarsi più che mai alla cultura.

Lei ha parlato di web: nello specifico avete organizzato qualche evento online?

Le idee sono tante, si è pensato di fare dei concerti in diretta Facebook e YouTube. Intrattenere le persone sole con la musica è un modo per stare vicini e riunirsi virtualmente con un pubblico che ti ha seguito per anni, e non aspettava altro che ti esibissi nella loro zona, per venirti ad ascoltare e conoscerti. Personalmente cercherò il più possibile di stare in contatto con loro, non solo facendo compagnia con le mie esibizioni, ma cercando di incoraggiarle e farle sentire il mio affetto e calore.

Quale sarà l'impatto economico finale del coronavirus sul mondo della musica?

Non voglio nemmeno pensarci ad essere sincero. Sono in contatto con diversi miei colleghi che lavorano a contratti brevi e occasionali nei vari teatri del mondo.

La situazione per loro non è delle migliori, visto che alla scadenza naturale del contratto, questo non verrà rinnovato. Leggendo il decreto legge mi sono reso conto che attualmente nessuno ha pensato a questi artisti che vivono di prestazioni occasionali e di lezioni private, che in questo periodo sono di difficile attuazione. Noi tutti ci stiamo mobilitando per eseguire le lezioni online, non è facile visto che il contatto umano fra l'insegnante e il discente per il mio punto di vista è fondamentale, ma in un periodo storico come questo si cerca di fare quello che si può per rendere le giornate più normali possibili. Io terrò una masterclass online per i ragazzi e professionisti che vogliono migliorarsi e apprendere dei consigli per portare avanti la loro attività e farsi trovare pronti per quando si ritornerà alla normalità.

È fondamentale in questo momento mantenersi in forma, non abbattersi e cercare ogni giorno di trovare gli stimoli per studiare. I ragazzi, secondo il mio modesto parere, mai come in questo periodo hanno bisogno del sostegno degli insegnanti.

Si legge che il coronavirus ha bloccato 7.400 concerti musicali e spettacoli teatrali. Sono andati in fumo circa 10 milioni di euro e per tali ragioni Assomusica, Agis e Federvivo hanno chiesto lo "stato di crisi". Secondo lei cosa accadrà in concreto?

Realmente è un disastro, tanti artisti oggi hanno realmente difficoltà a sopravvivere, già in molti facevano fatica a mantenere una famiglia in una situazione normale, oggi sarà veramente dura se lo Stato non penserà ad un sostegno economico per tutti loro.

Ma una domanda che mi pongo da giorni è la seguente: se lo Stato Italiano in questi anni non ha fatto altro che tagliare i fondi alla cultura, chiudere Teatri ecc... oggi aiuterà i vari artisti che cercavano di sopravvivere spostandosi continuamente per lavorare?

La musica nei flash mob è diventata la forma più attuale e virale di fare musica dal vivo. Molti artisti aderiscono suonando dai balconi delle loro abitazioni. Lei è uno di quelli?

La musica in questo periodo unisce, è un modo per sentirsi tutti dalla stessa parte, serve a togliere le paure, le angosce che ci attanagliano da giorni. Anche io una volta al giorno ho deciso di regalare ai miei vicini un po' di musica. La cosa che mi emoziona e mi rende felice è che le persone del mio palazzo aspettano che mi posizioni nel giardino, si affacciano e seguono con molta attenzione e dedizione le mie performance.

Stiamo un'oretta insieme tra un pezzo e un altro, da un balcone all'altro, la gente scambia delle opinioni e mai come ora mi sento parte integrante e di unione fra i vari abitanti del mio condominio.

Cosa accadrà quando questo terribile periodo finirà: pensa che ci sarà una ripresa massiccia dovuta proprio alla voglia di tornare a fare ed ascoltare musica dal vivo, o il conseguente crollo del sistema economico causerà dei rallentamenti nel sistema?

Queste sono le domande che ti poni in momenti come questi, quando hai una vita frenetica come la mia, spesso sei talmente preso che non rifletti, e non ti rendi conto delle piccole cose di cui l'uomo ha bisogno. Io spero che un paese come l'Italia e un popolo come quello italiano amante del buon cibo e della cultura riparta velocemente e metta al centro del progetto rinascita il Made in Italy, sfruttando al massimo la musica.

Per risollevarsi bisogna ritrovare le nostre origini, ricordiamoci che l'Italia ha una delle culture più sviluppate del mondo occidentale e tra le prime (insieme alla Francia) a dare quel contributo fondamentale all'evoluzione musicale che ha portato al mondo moderno.

Ora è il momento di risvegliare il nostro patriottismo, tutto andrà a bene, riusciremo a risollevare sia l'economia che la cultura, ne sono sicuro.