Lee Konitz è solo l'ultimo artista, in ordine cronologico, ad averci lasciato il 15 aprile per complicanze dovute al Covid-19. Nato nello stato dell'Illinois, a Chicago, il 13 ottobre del lontano 1927. In quel periodo da New Orleans, città della musica mista, del Blue book (catalogo delle signorine delle case di tolleranza) e dei conflitti, molti artisti jazz si erano da poco trasferiti a Chicago in cerca di lavoro.

Il jazz di quella che oggi è la terza città più popolosa degli Stati Uniti era soprattutto "bianco" e decisamente più borghese e veloce rispetto a quello di New Orleans, nonché meno "rabbioso".

Un mood tutto nuovo ma, fondamentalmente, una copia di quello "vero" della strada che arrivava dalla Louisiana, basti pensare a Louis Daniel Armstrong.

Konitz, che era il sassofonista più rispettato da Charlie Parker (1920-1955) fu l'unico a darsi uno stile originale, creando un equilibrato mix tra il "bianco" e il "nero". Si avvicinò alla musica da bambino imparando a suonare la fisarmonica e il clarinetto, per poi passare ad un sassofono tenore e più tardi al contralto. Fu allievo di Leonard Joseph Tristano (Lennie) pianista, arrangiatore, compositore ed insegnante, nonché esponente del cool jazz. Si esibì al fianco di Phil Woods, Ornette Coleman, Bill Evans e Bill Frisell, solo per citare alcuni dei grandi artisti del panorama musicale internazionale.

Ammise senza problemi che i musicisti jazz guadagnavano meno degli altri perché tendenti innanzitutto a suonare per se stessi e, di conseguenza, il pubblico trovava più difficile appassionarsi ad alcuni brani.

Claudio Fasoli, sassofonista, compositore, docente ed autore del libro "Inner sounds, nell'orbita del jazz e della musica libera", spese parole d'elogio per Konitz, con il quale collaborò in più occasioni.

Nel settembre di un paio d'anni fa si esibì al Blue Note di Milano accompagnato al piano dal giovane e talentuoso francese Dan Tepfer, con il quale aveva da poco registrato l’album "Decade". Per gran parte della sera suonò seduto, si pulì spesso gli occhiali con tutta la naturalezza del mondo, scherzò con il pubblico in sala e, con l'umiltà che contraddistingue da sempre solo i più grandi, ringraziò.

Origini italiane per il chitarrista John Paul 'Bucky' Pizzarelli

John Paul "Bucky" Pizzarelli, è l'ennesimo musicista scomparso a causa di questa pandemia mondiale. Dopo l'ictus che lo aveva colpito nel 2016, combatteva con alcuni problemi di salute. Nato nel 1926 a Paterson, il chitarrista jazz -swing è mancato il primo aprile nel suo stato natale, il New Jersey. Aveva 94 anni. Suonava anche il banjo che da piccolo portava sempre con sé nel locale in cui lavorava il padre. Si esibì con "mostri sacri" quali Duke Ellington, Benny Goodman, Frank Sinatra e Les Paul, solo per citarne alcuni. Era un ottimista convinto, padre di tre figli e marito di Ruth che, dopo il decesso del compagno, si è sottoposta a dei controlli per verificare un'eventuale positività al Coronavirus.

Il padre di "Bucky" era emigrato da Ischitella, antico borgo sul Gargano, dove vivono tutt'ora i suoi discendenti. Il musicista vinse nel 2002 il premio alla carriera Mac Award. Nel 2011 venne inserito nella Hall of Fame con Tony Bennett, John Travolta e Queen Latifah. Si esibì all'Umbria Jazz Festival in diverse occasioni anche con il figlio John Paul, chitarrista, cantante e compositore che, come il fratello Martin (bassista) è attualmente in piena attività. Suonò alla Casa Bianca per ben due presidenti: Ronald Reagan e Bill Clinton.

Ellis Marsalis è scomparso a 85 anni

Ellis Marsalis, grande pianista, insegnante al New Orleans Center for Creative Arts, all'Università di New Orleans ed alla Xavier University della Louisiana.

Fondatore dell'American Jazz Quintet, nato il 14 novembre 1934 a New Orleans, è morto il primo aprile all'età di 85 anni. L'annuncio è stato dato dal direttore dell'Ellis Marsalis Center for Music della sua città (costruito dopo l'uragano Katrina del 2005 che distrusse la città e fece traballare la presidenza Bush). Si avvicinò al jazz con il clarinetto ad undici anni per poi passare al sassofono tenore, ma s'innamorò poi definitivamente del pianoforte, con il quale divenne uno dei pionieri del jazz moderno.

Negli anni Ottanta i sei figli di Marsalis raggiunsero il successo, in particolar modo il primo ed il secondogenito: il trombettista classico e jazz Wynton e Branford, sassofonista di grande livello.

Il musicista statunitense venne messo sotto contratto in diverse occasioni da etichette discografiche prestigiose come la Columbia Records, Blue Note Records ed ELM Records. Nel 2002 il figlio Branford fondò l'etichetta Marsalis Music. Nel 2008 il compianto jazzista entrò a far parte della Music Hall of Fame del suo stato con Lead Belly ed altre personalità di successo.

La dimensione sonora di Roney

Wallace Roney avrebbe compiuto 60 anni il prossimo 25 maggio ma è morto lo scorso 31 marzo di coronavirus dopo una settimana di ricovero e cure al St. Joseph's University Medical Center di Paterson, nel New Jersey. Trombettista di Philadelphia, iniziò a suonare la tromba a soli sei anni e studiò con Clark Terry (detto "Mumbles") prima e poi con John Birks Gillespie.

Lavorò con i più famosi ed affermati professionisti, persino con il suo mito Miles Davis dal 1985 al 1991.

Vinse un Grammy Award nel 1994 per "A tribute to Miles", album registrato con i quattro componenti originali del quintetto di Miles Davis, ovvero Herbie Hancock, Wayne Shorter, Tony Williams e Ron Carter. Sempre con loro si era esibito nel 1992 all'Umbria Jazz Festival. Il suo ultimo album risale al 2019, "Blue Dawn - Blue Nights", nel quale è affiancato dal nipote batterista Kojo Odu Roney. Un lavoro elegante, divertente, esuberante ed intenso, proprio come era lui.