La sera del 9 luglio il pubblico veneziano ha potuto partecipare gratuitamente alla visione di due pietre miliari del Cinema, proiettati nella Sala Grande di Venezia, per la celebrazione dei 90 anni della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Gli spettatori hanno potuto assistere alla visione di "Regen" di Mannus Franken e Joris Ivens che venne proiettato anche nella serata di chiusura della prima mostra del 1932 e a seguire quello di Mario Camerini, anche lui presentato lo stesso anno. Gli spettatori hanno avuto anche la possibilità di assistere all' esposizione della mostra originale del 1932.

"Regen": Mannus Franken e Joris Ivens

Con un utilizzo di tecniche narrative sperimentali e con la cura nei dettagli della realtà con tutte le sue sfumature e variazioni, "Regen" è un ritratto astratto e impressionistico di una città bagnata dalla pioggia in cui si possono riconoscere tratti, sfumature e una grande inspirazione proveniente dalle avanguardie sovietiche e dei propri cineasti del tempo e per poi concludere, con una sonorizzazione di Lou Lichtveld. Successivamente Ivens usò la partitura di Hanns Eisler del 1941. L' opera è considerata un pilastro fondamentale del cinema documentario, denominato anche "cine-poema". Un' opera d' avanguardia per quei tempi che trasformò il cinema e rinnovò il modo di produrre e riuscì a creare un nuovo movimento cinematografico ricco d'innovazioni che cambiarono per sempre il cinema mondiale.

Mario Camerini: un cinema tutto italiano

Oltre a un'impronta olandese presente in questo evento cinematografico, non poteva mancare anche un' impronta del tutto italiana. Viene presentato "Gli uomini, che mascalzoni..." di Mario Camerini che fu il primo film italiano presentato alla Mostra del 1932. Una commedia sentimentale interpretata da un giovane Vittorio De Sica, rivestendo un comune italiano di quei tempi, quello del vanitoso e farfallone.

La produzione fu della Cines e la sceneggiatura fu scritta da Aldo De Benedetti e Soldati e il protagonista era rappresentato da un personaggio femminile di nome Lya Franca. Nei primi momenti del film, possiamo ammirare il duomo di Milano e fu la prima volta che la città appariva sugli schermi. Con questo film, si assiste alla nascita del giovane attore De Sica e sarà proprio lui a rendere celebre la canzone "Parlami d'amore Mariù" e con una scelta rivoluzionaria nel mondo del cinema a quei tempi: cioè quella di girare nelle aeree esterne della Fiera di Milano, invece di girarli solo nei teatri di posa, come accadde fino a quel momento. Un'Italia e una Milano industrializzata che sembrava prevedere il futuro e vicino Neorealismo.