Non ci sono più i piano bar di una volta. Quelli classici, seduti al tavolo, tutti a cantare davanti a un aperitivo o a una cena. Così Stefano Busà, da oltre trent’anni colonna portante delle serate e delle nottate alla Capannina, ha dovuto provare a seguire i gusti della sua clientela e il suo spettacolo, che definisce “piano bar italiano dinamico”, è uno show e un concerto di diverse ore, in cui è fondamentale non perdere l’attenzione del pubblico.
Stefano, parliamo di questa cosa del piano bar dinamico. Dove nasce? Volevo portare al mio pubblico pezzi che facessero ballare, che non annoiassero, che fossero al passo coi tempi.
Così vado a pescare dagli anni ’70 ad oggi, perché i tormentoni degli ultimi anni sono troppo pochi per tenere in piedi una serata. E anche pezzi più lenti, per esempio Generale di De Gregori, li ho trasformati rendendoli più veloci e ballabili. Sono un musicista.
Ecco, un musicista che fa piano bar, tutto suonato dal vivo? Assolutamente. Ho iniziato a studiare da bambino il pianoforte e da lì è iniziata la mia passione: avevo dieci anni e sono stato prima autodidatta, poi ho studiato, anche canto. Ho anche uno studio di registrazione perché negli anni sono anche diventato produttore. Ma per quanto mi riguarda, il mio lavoro principale sono le serate, il piano bar. Sono appena tornato da Milano, poi vado a Parma, Forte dei Marmi, Lago Maggiore.
Lavoro molto anche d’inverno, tre, quattro serate a settimana.
Interessante... Come ti dicevo dietro al piano bar ci sta molto lavoro. È tutto rivisto e rivisitato da me. Come dicevo prima Generale, fino a 15 anni fa lo facevi lento. Ora lo riarrangio e lo faccio dance. L’idea è che la gente lo canta perché conosce il pezzo a memoria ma poi lo balla anche, quindi è questo il mix perfetto.
Quindi nessun lento, quel genere resta nel passato? Diciamo che tendo a fare tutta la serata ballabile e poi inserire pochi lenti veri, che sono tuttavia quelli che sono sicuro possano fare presa sul pubblico. Per esempio Alba Chiara di Vasco so già che non appena la intono e la faccio al momento giusto fa lo stesso effetto di un pezzo ballabile.
Tutto sta nella bravura di capire qual è il momento giusto...
Hai una scaletta per le tue serate? Non ho una scaletta ma cerco ogni sera di pescare dal mio repertorio, ho centinaia di pezzi, e di capire cosa vuole il pubblico. E poi sono sempre alla ricerca di pezzi vecchi che possano essere rielaborati e prodotti in una maniera più dinamica. Oggi comunque è tutto cambiato e quindi serve questo approccio nuovo.
In che senso? Un tempo facevi quattro ore di piano bar, tutte le canzoni complete, ti fermavi e c’erano gli applausi. Oggi non è più così. Vado dritto come un treno con pezzi brevi, tagliati, ripensati, questo perché la soglia di attenzione è molto calata.
Questa cosa mi fa venire in mente Jovanotti.
Avevo letto da qualche parte tempo fa che non ascoltava più dischi interi ma solo playlist. Che ne pensi? Sì, verissimo. Questo perché la tecnologia ha cambiato il modo di fare musica. Servono pezzi immediati e canzoni in italiano, cantabili e ballabili che tengano la gente attiva. Lavoro così senza un attimo di tregua. Poi oggi faccio anche il guest, non solo il piano bar per tutta la serata. Quindi magari ho un'ora a disposizione in una discoteca, mi annunciano. Entro e faccio uno show senza pause, senza momenti di rilassamento.
Chi sono i tuoi fan? La soglia di età è molto cambiata negli anni. Oggi devo dire che mi vengono ad ascoltare persone che hanno dai 16 agli 80 anni. Capisci? C’è un pubblico speciale per esempio d’estate alla Capannina dove ho tanti ragazzi giovani.
Così mi sono dovuto aggiornare e ho conosciuto da loro tutta la nuova trap, ma poi quando metto Sarà perché ti amo sono felici alla stessa maniera. Perché sono canzoni senza tempo, anche se un po’ è merito della tecnologia che ci permette oggi di ascoltare di tutto.
A proposito di Capannina. Raccontami un po’ dei tuoi esordi e del locale che in realtà è un tempio del divertimento in Italia... Io sono arrivato alla Capannina grazie al compianto impresario Carmelo Santini che mi ha voluto lì a suonare. Il locale è storico, è stato fondato nel 1929 da Achille Franceschi e poi nel 1977 comprato da Gherardo Guidi e da lì in poi gestito dalla sua famiglia. Credo sia il locale più longevo del mondo e quest’estate compie 93 anni: il suo segreto è stata la capacità di adattarsi ai cambiamenti nel mondo.
Poi la Capannina è un locale diverso, unico: di legno, vicino al mare, non è la solita discoteca. E poi ci sono passati tutti: Gino Paoli, Riccardo Cocciante, Patty Pravo. E ancora Gigi D’Agostino e tantissimi altri. L’unico che è durato negli anni – oltre a me - è Jerry Calà. Comunque ci sono passati tutti.
Facci alcuni esempi?Ci sono diversi calciatori: Montolivo è venuto tante volte. Gilardino è passato di recente. E poi Barbara D’Urso. Quindi tanti Vip del presente ma anche gente comune. Le mie sono feste popolari. Aperte a tutti. Poi ci sono le feste degli anni ‘80 dove venivano tutte le star, anche internazionali. Insomma un posto magico.
Un posto in cui passava l’estate tutto il mondo che conta...
Per dire, ci andavano gli Agnelli, Moratti, c’era Ray Charles. Ancora oggi decine di imprenditori hanno la villa a Forte dei Marmi e io credo che la Capannina abbia dato tanto a questa città e penso che questa storia mitologica sia nata proprio grazie alla Capannina, nel 1929, con un grammofono.