Una prima parte tranquilla ed una seconda caratterizzata da un crescendo di emozioni. Così si può riassumere il concerto di Niccolò Fabi del 19 maggio a Napoli al teatro Augusteo.

Niccolò Fabi, il concerto a Napoli: tanti successi tra i 21 brani in scaletta

Nella cornice partenopea del teatro Augusteo il cantautore romano ha proposto una scaletta di 21 brani, in cui hanno trovato spazio tanti dei suoi capolavori, autentiche poesie in musica che esprimono una sensibilità fuori dal comune, impreziosita dal coraggio e dalla forza di scandagliare le più segrete sfumature dell'animo umano e non solo.

Dopo la prima parte eseguita in solo, nella seconda è approdata sul palco, tra l'altro, anche l'orchestra notturna clandestina a supportare la performance dell'artista di "Costruire" e "L'uomo che rimane al buio".

Niccolò Fabi, la prima parte del concerto a Napoli

"Tradizione e tradimento" è stato il brano d'esordio con cui Niccolo Fabi si è presentato al pubblico napoletano accorso al teatro Augusteo. Tratta dal suo penultimo album dall'omonimo titolo, è una canzone commuovente che mette in musica un travaglio: "Ogni volta è una conquista riconoscere quale sia la mia metà del campo". Si tratta di un conflitto che può riguardare ognuno di noi: quello tra "tradizione e tradimento", tra lo status quo e il suo superamento.

Passando per "Una somma di piccole cose", "È non è" e "La bellezza", il cantautore romano ha poi proposto "Facciamo finta", un brano che è testimonianza di quanto la creatività artistica sia figlia - anche - della sofferenza. Già, perché esprime l'inaccettabilità di un dolore immenso, atroce e ingiusto, quale fu quello per la morte, a soli due anni, della figlia del cantautore romano.

A seguire "Scotta", racconto accorato di chi si trova a fronteggiare situazione delicate, intrise di forte tensione psicologica, come "una penna quando scrive l'imprevisto, quando scopre quello che è nascosto. Quando non si gira d'altra parte, l'arte non è una posa, ma resistenza alla mano che ti affoga".

Dopo "Meraviglia", altri tre successi sfoderati in fila: "Io sono l'altro", "Capelli" - brano rispolverato da Niccolò Fabi dopo molto tempo e grazie al quale al Festival di Sanremo 1997 ha vinto il Premio della critica nella categoria Nuove proposte - e "Il negozio di antiquariato" in cui spiega, tra l'altro, che sono le mete più difficilmente accessibili ad essere le più desiderate, perché "per ogni cosa c'è un posto / Ma quello della meraviglia è solo un po' più nascosto / Il tesoro è alla fine dell'arcobaleno / Che trovarlo vicino nel proprio letto piace molto di meno".

Niccolò Fabi a Napoli, la seconda parte del concerto

La seconda parte del concerto si è aperta con "Andare oltre", in cui il cantautore romano esplora il faticoso "ricominciare daccapo" dopo una separazione amorosa ed è andata avanti con "L'uomo che rimane al buio". Quest’ultima canzone, una vera e propria gemma concepita durante la dolorosa reclusione indotta dalla pandemia, testimonia il fatto che "un lupo in gabbia teme la sua libertà, se la gabbia si aprirà", perché "l'uomo che rimane al buio troppo a lungo finisce col parlare con l'oscurità".

In altre parole, fa il callo alla sua - sia pure angusta - condizione di sicurezza in cui già si trova e che dunque non richiede ulteriore sforzo per il suo mantenimento e teme di assumersi il rischio e il faticoso impegno di volare di nuovo verso un orizzonte di maggiore libertà.

In un crescendo di emozioni, il concerto è proseguito con "A prescindere da me", "Ha perso la città", "Solo un uomo" e "Al di fuori dell'amore" - brano, quest'ultimo, che l'artista durante il concerto ha dedicato a quelli che fanno la vita che hanno scelto - "Filosofia agricola", "Una mano sugli occhi".

Tutti in piedi poi per il finale del concerto, con un terzetto di brani che ha fatto ancor di più breccia nel cuore del pubblico. A partire da "Costruire", un capolavoro che ha fatto vibrare intensamente le corde emotive dei presenti. Per proseguire poi con "Una buona idea", un brano - tra l'altro - sull'assenza di punti di riferimento e, al contempo, sul forte bisogno di crearne e di esserne padri.

Per finire con "Lasciarsi un giorno a Roma", una canzone che parla - tra l'altro - anche di "lasciarsi e poi dimenticarsi". Invece, quello di Niccolò Fabi con il pubblico napoletano è - con tutta probabilità - solo un arrivederci.