Un commuovente viaggio nel mondo multiforme del compianto Pino Daniele, capace di scuotere l’animo del visitatore dalle fondamenta. E’ questo “Pino Daniele. Spiritual”, la mostra di cui oggi 19 marzo c'è stata la preview stampa e l'inaugurazione nel giorno in cui "il nero a metà" avrebbe compiuto settant'anni e a 10 anni dalla morte. La mostra sarà aperta da domani 20 marzo fino al 6 luglio nelle Sale Plebiscito e Belvedere di Palazzo Reale a Napoli. Consentirà di immergersi nella vita del cantautore napoletano, partendo dalle sue umili origini al quartiere Porto, passando per il riconoscimento del suo talento musicale e artistico, fino alla prematura scomparsa.
Un racconto di vita, tra l’altro, per immagini, testi, brani che si snoda nelle due sale ad esso dedicate a Palazzo Reale. Nella mostra si può sì ascoltare la musica dell’artista napoletano, ma si può anche approfondirne il pensiero su Napoli, per Pino croce e delizia, bellezza e dannazione. E poi, tra l’altro, se ne può sondare la concezione sul ruolo della musica nella società, su quello del successo, dell’amore, dell’autenticità, spontaneità e semplicità, dell’ironia, delle emozioni, oltre a vedere le ricostruzioni di alcuni luoghi simbolo dell’esistenza artistica di Pino e tanti oggetti che hanno caratterizzato la sua vita.
Nella Sala Plebiscito trova spazio il periodo dalla nascita del “cantante di blues” fino all’album di esordio ”Terra mia” nel 1977.
Un excursus che poi prosegue nella Sala Belvedere, che ospita la restante parte della sua vita artistica e personale fino al 2014.
Nella Sala Plebiscito, Pino Daniele dalla nascita fino all’album 'Terra mia'
Nella Sala Plebiscito, recentemente restaurata grazie ai fondi del Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali, nella prima parte della mostra denominata “Terra mia” si va dalle origini tutt’altro che agiate di Pino Daniele, primogenito di sei figli che visse i primi anni della vita al quartiere Porto, fino all’album di esordio del 1977 “Terra Mia” , in cui trovano spazio due brani iconici, la title-track “Terra mia” e “Napule è”, in cui la città partenopea è colta nella sua bellezza, ma anche nei sui difetti.
“Non so nemmeno io come è nato Pino Daniele, come è nato come autore. E’ successo lungo la strada, perché la strada è quella che ti mette alla prova, e lungo la strada mi sono accorto che io avevo qualcosa da dire”, così Pino sulla sua vocazione artistica. Nella sala trovano spazio anche le ricostruzioni scenografiche della sala prove e di un tipico live club notturno partenopeo degli anni ’70 con tanto di juke box. La mostra è promossa dalla Fondazione Pino Daniele con il Ministero della Cultura, Palazzo Reale, Regione Campania, Comune di Napoli, prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, con la media partner di Rai, radio ufficiale Rai Radio 2, con la collaborazione di Rai Teche, Archivio Storico Luce e Fondazione Campania dei Festival, curata da Alessandro Daniele e Alessandro Nicosia che la produce e organizza.
Nella sala Belvedere, la parabola di vita di Pino Daniele fino al 2014
La seconda parte della mostra è denominata “Le radici e le ali” ed è ospitata nella Sala Belvedere. Qui è raccontata la parabola esistenziale e in musica di Pino Daniele dal 1977 al 2014, un anno prima della sua morte. Oltre alle fotografie inedite e amatoriali della sua vita privata, gli abiti di scena, i suoi strumenti, le sue amate chitarre, non mancherà, tra l’altro, la sala immersiva dove poter ascoltare la sua musica live. E poi tantissimi testi sul Pino-Pensiero. “Si comunica soprattutto anche senza parlare. La musica non ha frontiere perché è un linguaggio universale. Nel momento in cui sono stabilite delle cose che devono venire fuori dall’anima, quando una persona suona, butta fuori quello che ha dentro, dal punto di vista del cuore e dell’anima”, così il Nero a metà sull’importanza di una comunicazione al di fuori delle parole nella musica e sul suo valore universale, cioè la sua capacità di arrivare emotivamente a tutti, prima ed indipendentemente dal linguaggio verbale di provenienza e dalla cultura di appartenenza di chi l’ascolta.