Riguardo ad impostazione scenografica, Thunderbolts* potrebbe essere definito l'anti-Avengers. Se il primo film sui Vendicatori della Casa delle Idee aveva un aspetto ed un tono quasi da videogame, qui il tono è molto meno "giocattoloso" e spensierato, pur mantenendo in certi (brevi) momenti una vena da action comedy. Diretto da Jake Schreier, il film è il trentaseiesimo del Marvel Cinematic Universe, ed è a tutti gli effetti un nuovo inizio per la saga.
La Trama
Tornano, tra gli altri, il gruppo di antieroi composto da Florence Pugh nel ruolo di Yelena Belova, la seconda Vedova Nera, David Harbour nel ruolo di Red Guardian, Sebastian Stan in quello del Soldato d'Inverno Bucky Barnes, visti tutti nei precedenti film del franchise, e Wyatt Russel in quello di John Walker alias U.S. Agent, che qui saranno chiamati ad unire le forze per fronteggiare un'entità oscura e che metterà tutti a durissima prova.
Regia e fotografia in Thunderbolts*
Una fotografia prevalentemente fredda, una regia funzionale, sapiente e che riesce a tenere le redini di un progetto ambiziosissimo, con forse un primo atto che fatica un po' ad ingranare, ma riesce a compensare con un'ottima caratterizzazione dei personaggi, che risultano avere una grande chimica e sintonia tra essi, sono tutti ingredienti di un film frenetico e divertente, che saprà farsi valere, stando alle previsioni, ai botteghini di tutto il mondo, come la saga ha sempre saputo fare negli anni.
Ma, come affermato da molti cineasti esperti, uno tra tutti un certo signore di nome Bryan Singer (che a suo tempo ha lavorato a molti film della saga degli X-Men per quella che all'epoca era la 20th Century Fox, quando l'MCU non era neanche un'idea embrionale nelle menti degli autori originali come Kevin Feige e compagnia), non può funzionare la figura di un supereroe (in questo caso un gruppo di eroi ben poco super, a quanto sembra, almeno all'inizio) se non funziona altrettanto bene quella del villain, il cattivo principale della pellicola.
Proprio per questo motivo, menzione d'onore la merita anche e forse soprattutto Lewis Pullman nel ruolo di Sentry, anche detto Void. Un cattivo potentissimo, che qui non ha assolutamente nulla da invidiare ad altri supercattivi visti in altri film del MCU, come Loki prima e Thanos poi.
Un nuovo standard per la Marvel
Si fanno apprezzare anche i molti rimandi e riferimenti anche abbastanza espliciti a grandi opere degli anni '80 e '90 come Terminator 2 con qualche leggerissima sfumatura di Mad Max. La Marvel con questo film sembra intenzionata a settare un nuovo standard, diverso da quello che la ha contraddistinta finora. Il cinema ha sempre raccontato il mondo in cui viviamo, ragion per cui Thunderbolts* è praticamente un meme fatto film.
Al giorno d'oggi, con il recupero porta dell'immagine nella comunicazione contemporanea e la trasmissione di elementi ripetitivi (il più delle volte goliardici e parodistici), volti a criticare o prendere in giro un determinato prodotto culturale, Thunderbolts* sposa in tutto e per tutto questa filosofia, risultandone un prodotto di intrattenimento gradevole ed uno dei migliori film della saga. Ne risulta pienamente riuscito anche l'esperimento comunicativo, sin dal suo titolo, con quell'asterisco che ha subito confuso i fan dal momento in cui fu annunciato lo sviluppo del film. Il motivo di tale orpello grafico verrà svelato nel corso della pellicola, e si tratta di qualcosa di praticamente propedeutico per il prosieguo della macrostoria principale.
Pertanto, si consiglia di stare ben alla larga da internet e dai social prima della visione per evitare di incappare in qualsiasi forma di spoiler, sebbene sia molto difficile dato il sovraccarico digitale e mediatico a cui siamo sottoposti ed abituati tutti nell'epoca moderna, soprattutto nel mondo occidentale. In questo film si parla di salute mentale e vengono trattati temi tutt'altro che banali come la solitudine, l'essere considerati ultimi, reietti, dei poco di buono, che cercheranno di avere la propria redenzione.
Il film pone le basi per il futuro che l'MCU si appresterà a raccontare, anticipando i progetti in cantiere ed in uscita nei prossimi anni. Un film che non pesa affatto, con i suoi 126 minuti di durata che scorrono via fluidamente anche se, come già accennato, incespica un po' con qualche lungaggine di troppo nel primo atto, ma nel complesso la sua durata sembra molto minore di quella effettiva.
Ovviamente, è ormai risaputo che per ogni film Marvel degno di questo nome è bene aspettare dopo la fine del film prima di lasciare la sala, per apprezzare in questo caso in particolare il geniale sfondamento della quarta parete nella scena dopo i titoli di coda.