Romagnolo classe ’78, l'artista Cristian Cicci Bagnoli ha da poco pubblicato il nuovo progetto discografico Ritratto. Nel corso della sua carriera ci sono stati diversi momenti salienti, tra cui l’esperienza sul palco dell’Arena di Verona per Zucchero. E per il futuro non intende smettere di fare ciò che ama: “Quando suono sto bene, è il mio lavoro”.

L’ultimo album è un autoritratto della sua personalità musicale, che mescola diversi stili che da sempre caratterizzano la sua anima, un po’ blues, prog e fusion. La chitarra è sempre in primo piano, protagonista assoluta anche di questo nuovo progetto.

Dagli esordi all’ultimo album: Cristian Cicci Bagnoli e la sua musica

Blasting News ha raggiunto Cristian Cicci Bagnoli per fare un bilancio della sua carriera, senza dimenticare uno sguardo verso il futuro.

Partendo dai tuoi esordi. Qual è il primo ricordo che ti viene in mente pensando alla musica?

"Credo da piccolo, proprio mentre ascoltavo la radio, ero affascinato dal suono. Quando mi portavano alle feste di zona, a feste della birra, guardavo sempre i chitarristi. Quindi credo che mi sono appassionato in quel momento. Tipo un imprinting, infatti uno dei miei pezzi della mia carriera si chiama proprio Imprinting".

C'è qualcuno che ha ispirato il tuo percorso?

"Da Ivan Graziani ai Pink Floyd, David Gilmour, ai chitarristi, Mark Knopfler.

Insomma, la chitarra mi entrava nell'orecchio, evidentemente questi musicisti mi hanno caratterizzato molto".

Dalla band di Vasco Rossi al palco di Zucchero all'Arena di Verona. Cosa ti hanno lasciato queste esperienze?

"Ogni esperienza ti regala qualcosa di magico, perché quando vai a fare l'Arena di Verona, mentre stai suonando, ti chiedi “ma com'è successo?”. Era qualcosa talmente magico che è quasi indescrivibile. Sono i regali che la musica ti fa, può capitare di tutto, ed è tutto bello".

Hai alle spalle cinque dischi come solista e solo qualche giorno fa hai pubblicato il tuo nuovo progetto. Puoi definirlo il "ritratto" della tua personalità artistica?

"Sì, credo proprio di sì, perché è l'album più, io lo chiamo “della maturità”, perché prima magari non stavo a guardare certe finestre o certi argomenti.

Ho voluto fare un album intimo, dove ogni canzone mi rappresenta e credo che sia quello della maturità. Anche se ci sono pochi pezzi cantati, le parole hanno un significato, e soprattutto la mia chitarra racconta quello che sono oggi".

La canzone che hai preferito registrare nella nuova tracklist? Perché?

"C'è, ed è Sogni in vendita, che è la track numero tre. È stato un processo lunghissimo, mi ci sono messo e non mi piaceva, e la cambiavo, e questo come si fa, e la parola non è giusta. Poi la lasciavo lì, la riprendevo, finché un giorno me la sono sognata proprio finita, mi sono svegliato con la canzone in testa, sono andato nel mio studio e l'ho definita tutta. Mi sono messo a pensare al solo finale, perché chi l'ascolterà capirà, concentrandomi proprio su ogni nota, come un discorso musicale che voglio fare.

Quindi, questa canzone mi rappresenta particolarmente".

Tra concerti live e un messaggio di speranza: 'Nella musica non ci deve essere guerra'

Attualmente sei in tour. Come definiresti la dimensione live per un artista?

"Un casino totale, è veramente difficile la situazione, perché si passa dai tributi ai concerti. In posti che sono bellissimi, ma che danno in gestione a dopolavoristi - e questa cosa qui, noi che lo facciamo di professione, ci dà leggermente un po' di fastidio -, quindi alcuni concerti che andiamo a fare diventano di nicchia. Spesso quando ti trovi in una piazza a suonare i tuoi pezzi, non è così facile, perché magari alcuni ti conoscono e alcuni no, quindi vai a proporre dei brani che non sai se stanno piacendo".

Richiamando l’attualità, in questo scenario complesso in cui ci troviamo oggi, secondo te, quale deve essere il ruolo della musica?

"La musica deve regalare delle emozioni. Io la definisco “un cuscino morbido” dove ti metti e stai tranquillo. Nella musica non ci deve essere guerra, non ci deve essere invidia. Purtroppo, a volte c’è e quindi anche la competizione, però io penso che la musica deve regalare pace, tranquillità, ed è un momento in cui rilassarsi e passare un bel momento".

Guardando avanti: a cosa ambisci per il futuro?

"A suonare! Io quando suono sto bene, è il mio lavoro, quindi voglio regalare delle belle serate, delle belle emozioni, e finché resto in piedi sul palco credo che sia la cosa più bella che possa desiderare".

C'è qualche artista con cui vorresti collaborare?

"Eh, me lo chiedono spesso, ma è quasi impossibile. Sogno anche di fare solo una nota o un accordo con David Gilmour, Mark Knopfler o Brian May. Non so cosa farei per poter realizzare questo sogno, però penso che non potrà mai accadere, quindi mi rallegro, e va bene così".