È chiamato var (al maschile) il sistema d'arbitraggio che si avvale dell'ausilio di filmati e replay. Nel marzo 2016 l'IFAB, il guardiano del regolamento del calcio, ha approvato l'idea di iniziare questa sperimentazione di video assistenza arbitrale per due anni. Il campionato di Serie A 2017/18 è il primo storico con l'utilizzo di questo sistema, in seguito all'approvazione della federazione, della lega calcio e dell'AIA. L'obiettivo è di ottenere un calcio più giusto eliminando gli errori, ma soprattutto renderlo più fluido e spettacolare.

Quando interviene il VAR

Gli assistenti var hanno compiti silenti ed intervengono solo quando la decisione dell'arbitro è chiaramente sbagliata, e precisamente in quattro occasioni:

  • Goal: se durante un'azione che porta al goal (Attacking Fase Possession) succede qualcosa (falli, fuorigioco, palla fuori ecc) il var interviene. Non c'è limite di tempo di revisione, ma l'azione d' attacco deve essere continua in avanti, e quindi non solo possesso palla. Nel caso di Lichsteiner in Juventus - Atalanta, l'azione è continua e porta al goal: var corretta.
  • Rigori: sono episodi soggettivi. Il var deve segnalare all'arbitro eventuali rigori netti non visti. Nel caso dei rigori pero, l'arbitro deve sempre andare a vedere di persona le immagini, essendo episodi soggettivi, tranne in caso di situazioni di dentro o fuori area.
  • Cartellini rossi: se un fallo non è stato visto ed è chiaramente da cartellino rosso, si interviene. Il var però non può intervenire sui cartellini gialli e sui doppi gialli.
  • Scambi d'identità: se l'arbitro sbaglia il destinatario di un cartellino, il var comunica e corregge.

La procedura del VAR

Premettiamo che il var non decide.

Il var suggerisce e consiglia, ma la decisione finale spetta sempre all'arbitro centrale, che deve stare al centro del sistema. I giocatori o i dirigenti non possono chiedere il var, pena ammonizioni o multe, e nessuno può entrare nella stanza video var, tranne i due addetti assistenti. L'arbitro deve sempre visionare le immagini di persona in caso di episodi soggettivi (rigori, falli mano, cartellini rossi) mentre per le situazioni oggettive (fuorigioco, palla fuori ecc) può fidarsi semplicemente del var.

Se dopo un episodio incriminato il gioco è fermo, l'arbitro deve impedire la ripresa del gioco per permettere al var di revisionare. Se invece il gioco è in corso, l'arbitro deve fermare il gioco in una situazione neutrale. Il var utilizza la tecnologia del replay in slow motion, ma anche a velocità diretta per capire l'intensità e la volontarietà dell'episodio.

Quando l'arbitro centrale si dirige a visionare le immagini sul campo, gli assistenti var gli mettono a disposizione due video, uno a campo stretto ed uno a campo largo. L'arbitro può comunque chiedere di visualizzare altre immagini.

Il VAR fino ad oggi

Dall'inizio del campionato, nonostante la tecnologia, sono state molte le polemiche sul var, sia da parte di giornalisti e tifosi che da parte di dirigenti e giocatori. Il sistema è in perfezionamento e sta maturando. I pochi errori che ci sono stati nella nostra Serie A sono dovuti dall'inesperienza (come nel caso del rigore in Genoa - Juventus con fuorigioco di Galabinov, o dalla mancata comunicazione tra il var e gli arbitri (come nel caso del rigore non assegnato a Perotti in Roma - Inter).

Tuttavia, ad oggi, sono stati esaminati 264 episodi tra cui, 246 confermati e 20 cambiati in meglio. In media si tolgono tre errori arbitrali a partita. Sono diminuiti anche i cartellini gialli e rossi, i falli di gioco, le simulazioni ed anche le proteste, siccome i giocatori sanno di essere controllati. Alcuni episodi troppo soggettivi rimarranno sempre dubbi, ma con questo sistema gli errori si ridurranno al minimo e sarà un calcio piu giusto per tutti. Viva il var.