Esiste un luogo solitario in una vallata fra verdi colli selvaggi che avvolge con il suo silenzio, che sussurra storie e leggende lunghe secoli e che, attraverso i suoi ruderi, ancora riesce a trasmettere forza spirituale e una certa di soggezione.

Questo posto si trova a Corazzo, nella valle del fiume Corace, nel comune di Carlopoli, in Calabria, e il complesso storico a cui ci riferiamo è l’Abbazia di Santa Maria, fondata dai benedettini nell'XI sec. e che assunse, nel 1157, la riforma cistercense di Bernardo Chiaravalle.

La sua storia

Il decollo spirituale ed economico dell’Abbazia avvenne per mezzo degli abili frati cistercensi che resero Corazzo una “Città di Dio” autosufficiente grazie alle donazioni dei potenti e, soprattutto, al lavoro, all’operosità, all’ingegnosità dei monaci che coltivando le terre intorno al monastero, impiantando ‘fabbriche’ e allevando greggi la resero completamente attiva e florida.

Purtroppo nel XVIII secolo cominciò il suo declino. Nel 1638 un terribile terremoto abbatté l’Abbazia che, tuttavia, grazie al lavoro dei contadini e di abili artisti napoletani chiamati ad ornare chiesa e convento tornò a splendere. Non per molto perché, nel 1783, un altro devastante e terribile terremoto ne segnò la distruzione e allontanò i monaci superstiti che, pochi anni dopo, se ne andarono sopraffatti dalla desolazione.

La storia di Corazzo si concluse giuridicamente nel 1807 quando i Francesi decretarono la soppressione delle congregazioni religiose di San Benedetto e San Bernardo. Molte delle opere artistiche del monastero sono state comunque salvate e sono, tutt’ora, custodite nelle chiese del comprensorio come, ad esempio, l’altare maggiore a Soveria Mannelli e il tondo marmoreo a Castagna.

Com’era l’Abbazia

Anche se ciò che è rimasto di un’antica e prestigiosa esistenza, in origine edificata su tre piani, sono quasi seimila metri di ruderi grazie alle ricostruzioni elaborate dallo storico Salvatore Piccoli è possibile delineare un quadro dettagliato di come fosse in passato la struttura religiosa e come si svolgesse la vita nell’Abbazia.

Nonostante i diversi rifacimenti succedutisi nel tempo la struttura conserva ancora oggi un chiaro impianto architettonico.

Il complesso religioso comunicava all’esterno tramite una porta presenziata da un anziano monaco. Vicino alla portineria c’era la foresteria. Tutti gli edifici erano costruiti attorno al chiostro quadrato al cui centro c’era il pozzo e, sul lato orientale, si trovava il lavabo.

Ad est del chiostro c’era il fabbricato dei monaci e ad ovest quello dei conversi.

Sul lato nord, la Chiesa a croce latina con abside e transetto occupava la parte più sollevata del terreno: nella sua parte settentrionale c’era la porta dei morti che conduceva nel cimitero mentre, in quella meridionale, si trovava il dormitorio. Il coro dei monaci, i banchi degli infermi, il pulpito e il coro dei conversi si trovavano a ovest.

Nella galleria orientale del chiostro si trovava l’Aula Capitolare, riservata solo ai monaci, nel quale si svolgevano il Capitolo delle Colpe e le riunioni comunitarie. Dalla galleria si affacciavano due bifore che consentivano di seguire dall’esterno le istruzioni dell’abate.

L’Auditorium era situato in fondo al lato orientale del chiostro e da qui, attraverso una scalinata, si arrivava al dormitorio dei coristi.

Il Mandatum, un sedile in pietra dove i monaci ascoltavano la lettera spirituale e dove veniva effettuata la lavanda dei piedi, era situato lungo la galleria del lato nord. Sul lato opposto della chiesa c’era il refettorio.

Lo Scriptorium, le sale di lavoro e studio erano sul lato sud. Qui, si trovavano anche le sale in cui gli amanuensi facevano sciogliere i colori per la realizzazione delle miniature.

L’Abbazia di Santa Maria di Corazzo e Gioacchino da Fiore

La storia dell’Abbazia è, indiscutibilmente, legata a Gioacchino da Fiore, grande e rinomato teologo, mistico e scrittore medievale che, qui, fu abate dal 1177 al 1187.

Ed è proprio con lui che l’Abbazia raggiunse l’apice del suo splendore culturale.

Pare che di ritorno dal suo viaggio in Terra Santa e diretto verso il suo paese natio, Celico, Gioacchino venne catturato dalla bellezza e dal silenzio che circondavano le mura religiose. Secondo una leggenda, fu l’atmosfera surreale del luogo e l’incontro sulle rive del fiume Corace con un monaco che gli raccontò la ‘parabola dei talenti’ che segnò il suo cammino legandolo all’Abbazia. Qui scrisse alcune delle sue opere maggiori, “Concordia del nuovo e del vecchio Testamento”, “Esplicazione dell’Apocalisse” e ”Il salterio delle dieci corde”.

Il teologo decise poi di allontanarsi e ritirarsi sui monti della Sila perché bisognoso di orizzonti più ampi e perché a Corazzo era troppo preso dagli impegni amministrativi che lo distoglievano dalla sua vocazione più spirituale.

Il monaco, divenuto in seguito Santo, è una figura molto importante conosciuta anche ai nostri giorni. Venne citato da Dante Alighieri nel XII canto del Paradiso della Divina Commedia (versetti 140-141) come “calavrese abate Giovacchino, di spirito profetico dotato” e la sua visione della necessità di un’ ‘età dello Spirito’ e di un mondo più giusto è stata di ispirazione anche per le generazioni che gli sono succedute fino ai nostri giorni

Un luogo antico di storie e leggende

Immaginare che secoli fa questo posto fosse un vivace centro culturale, crocevia per moltissimi letterati e uomini di chiesa che vi si ritrovavano per scambiare idee religiose e filosofiche rende questo luogo interessante anche se purtroppo ancora poco conosciuto.

Esso, porta con sé tutti gli elementi tipici di un luogo ricco di fascino: bellezza, storia secolare, nomi illustri e leggende. Legate all’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, infatti, sono molte le storie vere o presunte che l’hanno da sempre accompagnata: la leggenda delle donne rapite, la storia della sposa fantasma, racconti di maledizioni familiari e, infine, la curiosa leggenda della chioccia con i pulcini d’oro che girano per l’Abbazia e che portano fortuna a chi riesca a catturali.

L’Abbazia di Corazzo dal passato al presente

Un ricco programma di eventi, ogni anno, viene offerto a tutti coloro che vogliano vivere la magia di un atmosfera magica.

L’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, infatti, fa da scenario a varie iniziative diventando la sede di manifestazioni culturali, letterarie e musicali, sempre nuove e aperte a tutti come le presentazioni di libri, le Giornate FAI d’Autunno, gli incontri tematici, e il “Festival Chitarra e oltre…” che quest’anno è arrivato già alla V edizione.

'E’ vietato calpestare i sogni'

Raffaele Arcuri, Vice Sindaco del Comune di Carlopoli, mentre ci mostra la bellezza del sito storico ci dice che vorrebbe realizzato un desiderio: “Noi abbiamo un sogno: la rinascita di questo territorio! Ci piacerebbe che l’Abbazia di Corazzo diventi meta di un interesse che varchi i confini regionali e si espanda oltre quelli nazionali”.

E a tal proposito, c’è un messaggio, impossibile non leggerlo, appena si entra in visita all’Abbazia: ‘E’ vietato calpestare i sogni’.

Speriamo questo sogno venga realizzato.