Da qualche giorno è tornata di attualità, in materia previdenziale, l'aspettativa di vita, in particolare da quando la Ragioneria Generale dello Stato ha prodotto il canonico studio annuale sulla spesa sanitaria e previdenziale dello Stato, il tema è tornato in discussione. Secondo i ragionieri di Stato infatti, occorrerebbe ripristinare il meccanismo che collega i requisiti per andare in pensione con l'aumento della vita media degli italiani. Il governo Conte prima versione, quello con Lega e Movimento 5 Stelle in maggioranza, oltre a introdurre Quota 100, ripristinare Opzione Donna e confermare l'Ape sociale, ha provveduto a congelare questo meccanismo per le Pensioni anticipate: fino al 2026 la pensione anticipata resterà, salvo interventi di riforma già con la prossima legge di Bilancio, a 42 anni e 10 mesi (per le donne un anno in meno) di contributi versati.

Anche le pensioni di vecchiaia per qualche anno resteranno ferme a 67 anni di età e 20 di contributi. Sulle pensioni di vecchiaia però, già nel 2023 si tornerà a salire come età pensionabile. Tutto previsto già dalla riforma Fornero, che anno dopo anno ha uniformato l'età di uscita tra uomini e donne e tra lavoratori autonomi e dipendenti, sia pubblici che privati. Dopo la lunga fase di allineamento di questa età pensionabile, in base ai dati Istat sull'aspettativa di vita, nel lungo periodo le pensioni di vecchiaia saliranno di circa 3 anni, sfiorando i 70 anni nel 2050.

In pensione a 67 anni, fino a quando?

Sul sito di informazione previdenziale "Pensionioggi", con un articolo che rappresenta una esaustiva guida sugli scenari delle pensioni di vecchiaia future, ci sono le tabelle biennio per biennio con tutti i requisiti per le quiescenze di vecchiaia da oggi al 2050.

La pensione di vecchiaia, insieme alla pensione anticipata, è un trattamento previdenziale previsto dall'Inps ed erogato quando si raggiungono una determinata età pensionabile ed una altrettanto determinata soglia di contributi versati. Dal 1° gennaio 2018, per via del prima citato processo di allineamento di genere e di lavoratori, si andava in pensione con 20 anni di contributi versati e con 66 anni e 7 mesi di età.

A gennaio scorso si è avuto un incremento di 5 mesi, perché sulle pensioni di vecchiaia non c'è stato nessun intervento in salvaguardia come successo invece per le pensioni anticipate di cui dicevamo in premessa. Dal 2012, cioè dall'avvento della riforma Fornero c'è stato un costante innalzamento dell'età pensionabile, mentre i contributi da racimolare erano 20 anni e sono rimasti 20 anni.

Fino al 31 dicembre 2022 nulla cambierà per la pensione di vecchiaia ed i suoi requisiti. Infatti tutto resterà fermo ai 67 anni di età e ai 20 anni di contribuzione versata.

Gli scenari futuri

Come dicevamo, dal 1° gennaio 2023, salvo novità e nuove riforme che in materia pensionistica non possono mai date per scontate, si salirà di ulteriori 3 mesi. In pratica, chi ha 20 anni di contributi e 67 anni di età compiuti il 31 dicembre 2022, potrà accedere alla pensione di vecchiaia subito, mentre chi per compie 67 anni dal 1° gennaio 2023 in poi dovrà attendere il primo aprile di quell'anno per andare in pensione. Penalizzati quindi da questo innalzamento di età pensionabile i nati nel 1956. Gli scatti previsti per gli anni successivi al biennio 2023-2024 saranno sempre biennali e di 3 mesi per volta fino al 2031, quando si inizieranno ad avere scatti di due mesi per volta.

Un nato nel 1958 per esempio, dovrà attendere 67 anni e 6 mesi di età per andare in pensione, perché per il 2025-2026 si salirà ancora di ulteriori 3 mesi, così come un nato nel 1960 dovrà attendere 66 anni e 9 mesi. Le tabelle pensioni di vecchiaia del sito Pensionioggi si fermano al 2050, quando scatto dopo scatto ed aumento di età dopo aumento di età, si arriverà ad una pensione di vecchiaia con età pensionabile fissata a 69 anni e 7 mesi.