Nel circuito del Tennis è passata abbastanza sotto silenzio la notizia che, dall'inizio del 2021, Corrado Barazzutti non è più il capitano della nazionale italiana di Coppa Davis. Barazzutti aveva assunto l'incarico nel 2001, conseguendo dei buoni risultati e ha contribuito alla crescita del tennis maschile italiano, prima guidato da Fabio Fognini e Andreas Seppi, e negli ultimi due anni dai talenti emergenti di Matteo Berrettini e Jannik Sinner. In contemporanea haa guidato la squadra femminile di Federation cup, vincitrice per quattro volte del trofeo nel nuovo secolo.
Barazzutti viene sostituito da Volandri alla guida della squadra di Coppa Davis
Al posto di Corrado Barazzutti, nato a Udine in Friuli il 19 febbraio 1953 ma romano di adozione, il più giovane Filippo Volandri, classe 1981 e anche lui ex gloria del tennis italiano. Barazzutti è stato insieme ad Adriano Panatta la storia del tennis italiano degli ultimi decenni, entrambi prima come giocatori tra gli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta e poi come capitani di Coppa Davis. Prima Panatta negli anni Ottanta e Novanta e poi negli anni 2000 Barazzutti, con l'intermezzo di Paolo Bertolucci, il terzo dei quattro moschettieri (l'altro è Tonino Zugarelli): furono loro nel 1976 a vincere in Cile l'unica Coppa Davis azzurra della storia.
Vittoria figlia dell'ostinazione del capitano Nicola Pietrangeli e dei quattro moschettieri azzurri, che vollero fortemente volare in Cile nonostante le pressioni politiche che volevano una rinuncia per protestare contro il regime autoritario cileno del generale Augusto Pinochet. E quella squadra di Davis tra il 1976 e il 1980 fece quattro finali in cinque edizioni della competizione.
Barazzutti ha avuto un ruolo essenziale. insieme a Panatta, Bertolucci e Zugarelli, dello "sdoganamento" del tennis da sport d'élite a sport di massa, ma non ha avuto la stessa considerazione mediatica, magari con un libro sulla sua doppia carriera, rispetto a Panatta.
I successi da tennista professionista
Barazzutti, soprannominato "Barazza", "barracuda" o "soldatino" per la sua ostinazione nel non arrendersi in ogni match, ha un palmares secondo soltanto a Panatta: da Juniores un torneo del Grande slam il Roland Garros di Parigi e l'Orange Bowl di fine anno nel 1971, una Coppa Davis, due semifinali slam nel 1977 all'Us Open di Forrest Hills contro Jimmy Connors e nel 1978 al Roland Garros contro Bjorn Borg (lo svedese stravinse 6-0,6-1, 6-0 e rimase famosa la frase di Barazzutti rivolta allo svedese quando si “permise” di vincere un game, l'unico del match “E che sei, Mandrake?”).
Vinse cinque tornei Atp in singolare: Nizza nel 1976, Charlotte, Bastad e Parigi indoor nel 1977, il Cairo nel 1980, con una finale nel prestigioso torneo sulla terra battuta di Montecarlo. Inoltre partecipò al Master del 1978, annata che lo vide raggiungere il numero 7 della classifica Atp, con anche la vittorio di un torneo di doppio a Firenze nel 1978 in coppia con Adriano Panatta.
US Open 1977, uno dei punti più famosi della storia del tennis
Semifinali Us Open 1977, Barazzutti sfida il numero uno al mondo Jimmy Connors, lo statunitense è avanti due set a zero, però il terzo parziale è in bilico e se lo vincesse l'italiano le sorti della partita potrebbero cambiare. Sul punteggio di parità un colpo di Connors non è chiamato fuori dal giudice di linea, invece, Barazzutti chiede al giudice di sedia di scendere dal seggiolone e guardare il segno, si gioca sulla terra battuta verde americana e il segno della pallina rimane.
A questo punto succede una cosa mai vista, mai più rivista e che probabilmente non si vedrà mai più nella storia del tennis: Connors va dal suo campo a quello dell'italiano, cosa vietata dal regolamento, e con un gesto veloce e furtivo cancella il segno, fuori, della pallina, rendendo inutile la protesta dell'italiano. Connors vince anche il terzo set e vola in finale, persa contro l'argentino Guilermo Vilas. Barazzutti ha più volte dichiarato che - vincendo quel punto - avrebbe potuto aggiudicarsi il terzo set e avrebbe detto la sua per la vittoria della semifinale, visto che in quegli anni raramente perdeva una partita che si prolungava al quinto set. “E in finale contro Vilas me la sarei giocata - ha dichiarato qualche tempo fa - e magari adesso avrei un torneo dello grande slam in bacheca”.
Questo episodio era stato definito da uno dei giornalisti di tennis più famosi al mondo, Gianni Clerici, come “La porcata del bastardo” e ancora oggi è ricordata con questa efficacissima frase.
Ultima partita in Coppa Davis contro la Gran Bretagna e poi il ritiro
Barazzutti lasciò il tennis agonistico nel 1984, i problemi al gomito lo assillavano, con un'ultima perla, il punto del 3-2 in Davis contro il britannico Colin Dowdeswelli a Telford in Gran Bretagna e l'abbraccio con l'amico-rivale Adriano Panatta, già passato dall'altra parte della barricata come capitano di Davis.
Da commissario tecnico di Davis dal 2001 e e di Federation cup dal 2002, Barrazzutti ha saputo ripetersi ad alti livelli come fece da giocatore: semifinale con gli uomini e quattro Fed cup vinte con la generazione delle ragazze d'oro Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Sara Errani, Roberta Vinci e Mara Santangelo.