È molto improbabile che la parola “Transnistria” non dica più nulla a nessuno. Improbabile perché molti avranno sentito parlare dello Sheriff Tiraspol, squadra che proviene proprio dalla Transnistria, la quale è riuscita a racimolare 6 punti dopo tre giornate di Champions League (battendo il Real Madrid al Bernabeu) nel girone con il Real Madrid, lo Shakthar e l’Inter. Ieri sera, tra l'altro, ha giocato proprio contro i nerazzurri, uscendo battuti dallo scontro per 3 a 1.

Cos’è la Transnistria?

La Transnistria è uno stato indipendente de facto non riconosciuto dai Paesi membri dell’ONU, essendo considerato parte della Repubblica di Moldavia: è governato da un’amministrazione autonoma con sede nella città di Tiraspol.

Gli abitanti di questo territorio, che ha un’area di 3567 km², si sentono però russi, non moldavi. Si può dire, infatti, che sia un territorio indipendente sotto la tutela russa.

Ufficialmente è denominata Repubblica Moldava di Pridniestrov o Pridnestrovie. Il nome della regione deriva dal fiume Nistro. La Transnistria è, infatti, posta sulla sponda orientale del fiume. Transnistria significa “oltre il Dnestr”, mentre Pridnestrov’e vuol dire “presso il Dnestr”.

La Transnistria viene spesso definita l’ultima reliquia dell’Unione Sovietica, complice anche il fatto che sulla bandiera ci sono la stella, la falce ed il martello, anche se non fanno riferimento all’URSS, bensì alla Repubblica Socialista di Moldova.

Accenni storici

Nel XV secolo la zona era sotto il controllo ottomano. Due secoli dopo, nel XVIII secolo, la Russia riuscì a conquistare il territorio. L’obiettivo russo era quello di difendere i propri confini a sud ovest. I russi conquistarono così la zona della Bessarabia, la quale, per secoli, era stata una regione cuscinetto tra le grandi potenze dell’Austria, dell’Impero Russo e dell’Impero Ottomano.

Dopo lo scoppio della Rivoluzione d’ottobre un’assemblea nazionale, chiamata Consiglio provinciale, assunse la guida del governo nel novembre 1917. L’organo si componeva di 156 deputati di cui, il 67,3%, era di etnia moldava/romena.

Il 15 dicembre 1917 il Consiglio Provinciale proclamò la costituzione della Repubblica Democratica Moldava, la quale, tuttavia, non auspicava alla piena indipendenza, ma soltanto a rimanere parte di un nuovo stato russo riformato godendo in cambio di una vasta autonomia.

Venne presto assorbita dalla Romania. Nel 1924, Mosca chiese che si tenesse un referendum in Bessarabia in merito al suo status politico. La Romania rifiutò tale ipotesi e, in risposta a ciò, sul territorio della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, nacque nel 1924 la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Moldava (RSSAM), con l’obiettivo di rafforzare le rivendicazioni russe sulla Bessarabia.

Con la seconda guerra mondiale, però, la Bessarabia fu annessa all’Unione Sovietica. Il 2 agosto 1940 l’Unione Sovietica divise la Bessarabia e stabilì la Repubblica Socialista Sovietica Moldava per la maggior parte del nord e del centro del paese, assegnandole la denominazione di Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Moldava.

Il sud e la zona a nord dei pressi di Chotyn andarono alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina; gli ucraini costituivano inoltre la maggioranza della popolazione in queste zone. Attualmente questa zona è suddivisa tra la Moldavia (parte settentrionale) e l’Ucraina (parte meridionale).

I sovietici cambiarono successivamente il nome della RSSAM in Repubblica Socialista Sovietica Moldava (RSS). Questo cambiamento non portò, ovviamente, alla risoluzione di tutti i problemi perché i russi aveva ridefinito i confini in base al loro interesse. La Russia, conquistando la Bessarabia, aveva creato questa piccola zona, la Transnistria, la quale, però, era diversa dalla Repubblica Moldava, sia dal punto di vista territoriale che etnico.

La Russia, inoltre, aveva investito molti soldi nella zona della Transnistria, la quale, infatti, aveva cominciato un processo di industrializzazione, mentre la Bessarabia era perlopiù legata al settore agricolo.

Durante l’era di Gorbacev, nella RSS di Moldavia, come in altre zone dell’Unione Sovietica, i movimenti nazionali divennero le forze politiche principali. I movimenti nazionalisti, favorevoli ad un distacco dall’URSS e ad una riunificazione con la Romania, si scontrarono soprattutto con le minoranze di etnia russa presenti nella repubblica. In Transnistria l’opposizione era più forte perché, a differenza del resto della repubblica, la percentuale di cittadini moldavi era inferiore a quella formata da cittadini russi e ucraini, la maggior parte emigrata in Moldavia durante il periodo sovietico.

Il 31 agosto 1989 il Soviet supremo della RSS di Moldavia promulgò due leggi: la prima legge stabiliva il moldavo come lingua ufficiale, invece del russo; la seconda legge stabilì il ritorno all’alfabeto latino-romeno. Il 27 aprile 1990 il Soviet supremo della RSS di Moldavia adottò la tradizionale bandiera tricolore (blu-giallo-rosso) con lo stemma moldavo e venne scelto come inno nazionale Deșteaptă-te, Române!, lo stesso utilizzato dalla Romania. Sempre nel 1990 le parole sovietico e socialista furono cancellate e il nome del paese divenne Repubblica di Moldavia.

Questi eventi, insieme alla caduta del regime di Nicolae Ceaușescu in Romania nel 1989 e alla parziale riapertura delle frontiere tra i due paesi il 6 maggio 1990, spinse molti abitanti della Moldavia e della Transnistria a considerare inevitabile una riunificazione tra Moldavia e Romania.

Questo scenario spaventava molti abitanti di lingua russa, i quali temevano di essere esclusi da diversi aspetti della vita pubblica.

Guerra di Transnistria

A partire dal settembre 1989 si ebbero dure proteste ed i movimenti rivoluzionari chiedevano maggiore autonomia per la Gagauzia e la Transnistria, oltre che il riconoscimento come lingue ufficiali del russo e della lingua gagauza: a lungo andare finirono per diventare movimenti separatisti. Quando il Soviet supremo moldavo considerò fuorilegge queste iniziative, la Gagauzia e la Transnistria dichiararono l’indipendenza e la loro volontà a riunificarsi con l’Unione sovietica come repubbliche federali indipendenti.

Il 2 settembre 1990 venne proclamata la Repubblica socialista sovietica moldava di Pridnestrovie.

Gorbacev firmò un decreto il quale dichiarava la nullità delle decisioni prese dal Secondo congresso dei deputati del popolo della Transnistria: la Transnistria diventava così una delle repubbliche non riconosciute dell’URSS.

Dopo il fallimento del colpo di stato di El’Cin, il parlamento moldavo adottò la Dichiarazione di indipendenza della Repubblica di Moldavia. Nella dichiarazione si affermava come il patto Molotov-Ribbentrop fosse nullo e invalido e vedeva l’indipendenza della Moldavia come la conseguenza politica e legale di questo; si stabiliva anche la sovranità della RSS di Moldavia sui territori della Bessarabia e affermava come la RSSAM di Moldavia venne creata in assenza di qualsiasi base giuridica.

Era sempre più nitida la possibilità che vi potesse essere una guerra civile. Il primo scontro tra governo moldavo e separatisti si ebbe il 3 novembre 1990 a Dubăsar: un’unità della polizia venne inviata sul ponte del fiume Nistro con il compito di rimuovere un blocco stradale creato dagli abitanti del posto, il quale divideva la città dal governo centrale. Durante le operazioni ci fu una sparatoria e tre cittadini di Dubăsari furono uccisi. La guerra civile durò 142 giorni. Il governo moldavo contava all’incirca 25.000 – 35.000 unità, mentre la Transnistria aveva una capacità militare che si aggirava sulle 30mila unità, complice il fatto che vari mercenari russi e ucraini fossero corsi in aiuto di essa.

Sul territorio era presente anche la 14° Armata Sovietica che, seppur si definisse neutrale, giocò un ruolo fondamentale nella guerra. Il conflitto prese una piega diversa quando il generale Aleksandr Lebed assunse il comando della 14ª Armata. Il 3 luglio 1992 alle ore 3:00, l’artiglieria russa posta sulla sponda destra del Nistro bombardò massicciamente le forze moldave situate nella foresta di Gerbovetskii ponendo fine de facto al conflitto.

Nel luglio 1992 viene firmato un accordo di cessate il fuoco tra il presidente moldavo e Boris El’Cin, presidente della Russia. Le truppe russe rimasero in Transnistria, con la titolazione di “truppe per il mantenimento della pace“. La Transnistria non ottenne l’indipendenza dalla Moldova ma, allo steso tempo, la Moldova non era riuscita a conquistare quella zona.

La Costituzione indipendentista della Transnistria è stata approvata con il referendum del dicembre 1996 .

La Transnistria è una Repubblica presidenziale con un capo dello Stato eletto direttamente dal popolo e affiancato da un’assemblea legislativa unicamerale, il Consiglio dei Deputati del Popolo, composto da 43 membri eletti a cadenza quadriennale come il capo dello Stato. Di fatto però tutto il potere è concentrato nelle mani del Presidente, che detiene il potere sia politico sia economico.

Conflitto risolvibile o irrisolvibile?

I moldavi vorrebbero avere il controllo totale della zona. La Comunità Internazionale, difatti, riconosce la Transnistria come parte della Moldova. La Transnistria vorrebbe staccarsi dalla Moldova.

La Transnistria guarda molto a Ovest, cioè dal lato russo. La Russia, dal canto suo, non accetta l’idea separatista. Lo stato russo non vorrebbe che vi fosse una divisione tra Transnistria e Moldova. La Russia, quindi, ha sì appoggiato la causa della Transnistria ma, allo stesso tempo, ha bisogno della Gagauzia e Transnistria (le quali hanno potere di veto) perché possono rallentare l’avvicinamento moldavo verso l’Occidente.

Vari sono stati i tentativi di risoluzione del conflitto, la maggior parte di essi provenienti dal lato russo. Nel 2003 c’è stato il Memorandum di Kozak. Il piano era una proposta dettagliata per uno stato federale moldavo asimmetrico unito. Pubblicato per la prima volta in russo sul sito web del Ministero degli Affari Esteri della Transnistria, il testo è stato promosso dal politico russo Dmitry Kozak, stretto alleato del presidente Vladimir Putin.

Il memorandum proponeva le seguenti novità:

  • una nuova costituzione, attraverso la quale la Moldova diventava una Repubblica Federale, con Transnistria parte integrante di essa, ma separate dal territorio federale e sarebbero state a statuto speciale
  • parlamento bicamerale. Al Senato, Gagauzia e Transnistria avrebbero avuto la metà dei seggi.

Tutte le leggi organiche (relative al cambiamento della struttura del potere federale) avrebbero avuto bisogno dell’assenso del senato (non “tutte le leggi”) la cui rappresentanza sarebbe stata sproporzionata rispetto ai dati sulla popolazione: su 13 senatori eletti, nove venivano dalla Transnistria e quattro dalla Gagauzia. Nel 2004 la Transnistria aveva il 14% e la Gagauzia il 4% della popolazione totale della Moldavia. Con questo piano, i senatori della Transnistria sarebbero stati in grado di bloccare le modifiche alla costituzione dello stato unificato. Le leggi riguardanti la Federazione (Moldavia esclusa Transnistria e Gagauzia) non avrebbero avuto bisogno di ratifica da parte del Senato.

Grandi manifestazioni contro il memorandum Kozak ebbero luogo a Chişinău nei giorni successivi alla pubblicazione della proposta russa. La leadership della Moldavia ha rifiutato di firmare memorandum senza coordinamento con le organizzazioni europee. Una visita del Presidente Putin in Moldavia è stata annullata. Più tardi, nel 2005, il presidente Vladimir Voronin ha fatto una dichiarazione che respingeva il memorandum Kozak del 2003 a causa della contraddizione con la costituzione moldava che definisce la Moldavia come uno stato neutrale e non poteva consentire truppe straniere sul suo suolo, mentre il paese non può aderire ad alleanze militari.

Situazione attuale

Le truppe russe sono tutt’ora presenti sul territorio della Transnistria, nonostante le varie promesse di ritirata. Nel 2018 la Moldova, con l’aiuto di alcuni stati dell’UE, ha portato avanti una risoluzione dell’ONU che chiedeva la ritirata delle truppe russe dal territorio in questione: ci sono stati 64 voti a favore, a fronte dei 15 contrari e di 83 astenuti.

Gli obiettivi russi sono chiari. La Russia vuole che la Moldova sia sotto la sua zona d’influenza e la Transnistria non è nient’altro che l’espediente utilizzato per tenere sotto scacco la Moldova. Questo congelamento del conflitto è il modo in cui la Russia ha potere sulla Moldova.

Bisogna inoltre dire che, senza il regime russo, il regime separatista sarebbe stato fallimentare. La popolazione della Transnistria ha bisogno della Russia per sopravvivere, anche perché il governo della Transnistria e la sua economia dipendono fortemente dai sussidi provenienti dalla Russia. A Tiraspol, sul palazzo del Parlamento, la bandiera russa sventola accanto a quella della Transnistria, mentre una statua di Lenin presidia l’ingresso.

La Transnistria, geograficamente parlando, si trova in una situazione difficile, soprattutto in seguito agli eventi del 2014 nel Donbass. La Transnistria è posizionata tra l’Ucraina e la Moldova, entrambe sempre più ostili alla Russia. Ciò ha anche portato ad un raffreddamento tra la Russia e la Transnistria ma, nonostante ciò, per molti abitanti della Transnistria, l’unione con la Russia, sembra l’unica soluzione fattibile. Una riammissione alla Moldova sembra non rientrare tra le possibilità, perché ciò presupporrebbe l’entrata nella sfera d’influenza dell’Occidente.

Sheriff

Nel 1991 venne eletto come presidente della Moldavia Ivan Smirnov, il quale avrebbe poi governato per 20 anni. La stampa locale accusò il presidente di avere rapporti troppo stretti con la Sheriff, holding che venne fondata nel 1993. I figli del presidente avevano, infatti, ruoli apicali nella società e la holding ha goduto di varie agevolazioni fiscale. La Sheriff fu creata dal nulla da Viktor Gushan e Ilya Kazmaly, due ex agenti del KGB (servizi segreti dell’URSS). Essa ha adesso ha un monopolio pazzesco : una catena di supermercati, di panetterie; pompe di benzina; possiede un canale televisivo, una casa editrice; un gestore di telefonia mobile; una fabbrica di birra; un concessionario Mercedes; un’agenzia pubblicitaria; un’impresa di costruzioni particolarmente attiva nella modernizzazione del Paese. È a tutti gli effetti un’azienda di stato. Nel 1997 Gushan e Kazmaly acquistano il Tiras Tiraspol e gli cambiano il nome: nasce così lo Sheriff Tiraspol. Lo Sheriff però non è visto di buon occhio. L’ex ministro dello sport moldavo lamentava il fatto che tutti i club moldavi pagassero tasse, mentre lo Sheriff non l’ha mai fatto.

La Transnistria, inoltre, ha una solida reputazione per quanto riguardo il traffico di armi illegali e contrabbando. La Sheriff è parte integrante di questo sistema.

Il motto dell’azienda è “Sempre con te!”: questo può essere preso alla lettera. Il suo logo, cioè lettere rosse all’interno di una stella blu, è infatti presente ovunque: nella catena di supermercati, nelle stazioni di servizio che gestisce; nel canale televisivo; nella rete di telefonia mobile, nella concessionaria di auto, nel birrificio e in altri prodotti di marca che produce. Sheriff ha una roccaforte sul governo della Transnistria attraverso l’ Obnovlenie (“Rinnovamento”), il partito politico a cui è legato.