In Europa le aziende aspettano due mesi per essere pagate dallo Stato. Il Governo Letta aveva invece stabilito, per decreto, che il limite massimo per saldare le imprese creditrici dello Stato fosse di 30 giorni. Invece gli imprenditori italiani vedono ciò che spetta loro soltanto dopo 6 mesi, mediamente.

Lo studio è di Confartigianato e rileva anche un altro triste record della nostra pubblica Amministrazione:  il maggior debito commerciale verso le imprese, pari al 4% del Pil. Le imprese italiane debbono subire maggiori oneri finanziari per far fronte alla carenza di liquidità determinata da crediti non riscossi, dunque.

Tutto questo ha un costo, stimato dagli artigiani in poco più di 2 miliardi di euro di prestiti presi dalle banche. E non finisce qui perché siamo in ritardo anche nell'applicare la normativa anti-ritardi: è stato pagato circa l'80% di quello che andava saldato entro l'anno 2013. 

Nessun imprenditore è rimasto indenne. La mancata liquidità ha portato a ritardare il pagamento degli stipendi o ha addirittura costretto a evadere tasse e non rispettare le scadenze delle imposte. Ne hanno risentito anche gli investimenti, accantonati nel 20% dei casi. Insomma, la debacle dello Stato italiano si ripercuote prima sulle imprese e poi sul sistema-Italia. 

Lo Stato ha saldato i debiti al 91% mentre Regioni e provincie autonome hanno fatto peggio; solo l'80% che scende di altri dieci punti percentuali per provincie e comuni.

Il settore più in ritardo è quello della Sanità seguito dall'edilizia. Insomma, la cattiva italica abitudine del non pagare persiste e tiene in ostaggio gli imprenditori e una parte consistente del Paese.