Le borse mondiali continuano vivere una seconda giornata drammatica, dopo avere chiuso ieri con pesanti perdite a causa dei dati negativi delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti e per i timori derivanti dall'epidemia del virus Ebola che potrebbe causare il default di molti paesi africani. Le maggiori preoccupazioni derivano però dalla mancata ripresa dell'economia mondiale, incentivata anche dalle tensioni attualmente esistenti a livello geopolitico, insieme alla possibile rottura dell'accordo tra il governo greco e le istituzioni finanziarie internazionali col conseguente rischio (proprio come quello, di qualche anno fa) del fallimento delle principali banche del paese.

La piazza finanziaria milanese ha concluso ieri le contrattazioni con un calo del 4,4% (secondo solo a quella di Atene che è arrivato al 6%) e con un ritiro di 20 miliardi di euro che sono stati investiti nell'Oro, nello Yen e in titoli di Stato sicuri come quelli tedeschi o americani che hanno subito (differentemente dal prezzo del petrolio che è sceso a 80 dollari al barile a causa della scarsa fiducia verso la ripresa economica globale) un forte apprezzamento. Il Ftse Mib di Milano, dopo un avvio in terreno positivo, è arrivato a perdere nella prima parte della giornata di oggi fino al 3,41% con 18 titoli sospesi per eccesso di ribasso mentre sono state registrate diminuzioni più contenute per le altre borse europee (Madrid ha avuto un calo fino all'2,52%, Parigi all'1,9% Francoforte all'1,8%, Londra all'1,7%).

Lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi ha superato i 200 punti base a causa del crollo dei titoli bancari quotati a Piazza Affari; le società che hanno patito maggiormente questa mattina sono state Mps (-10,3%), Bpm (-5,74%), Unicredit (-4,14%), Banco Popolare (-4,45); a picco anche Telecom (-5,01%), Azimut (-4,63%), Wdf (-3,72%) e tutti i big da Generali (-3%) a Eni (-2,5%).

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha invitato i nuovi vertici dell'Unione Europea a interpretare in maniera adeguata questa reazione dei mercati affinchè la crisi economica non torni ad interessare la finanza con ulteriori e inevitabili conseguenze negative sull'economia reale.