Il Sud d'Italia a rischio desertificazione umana e industriale. È quanto emerge dal rapporto impietoso di Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2014 presentato a Roma presso il Tempio di Adriano. La Svimez è una Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, è un ente privato senza fini di lucro istituito nel dicembre del 1946 con Adriano Giannola alla presidenza dal 2010. L'Istituto fotografa una situazione devastata e in via di totale disfacimento per il Sud Italia.
Sud sempre più povero con sempre meno lavoro, il 60% sul totale delle perdite di occupazione (tra il 2008 e il 2013 persi oltre mezzo milione di posti di lavoro), dove si continua ad emigrare e non si fanno figli, continuano infatti ad essere superiori le morti alle nascite.
La proporzione crescente tra natalità e mortalità è stata al livello di questi ultimi anni solo alla fine della terza guerra d'indipendenza (1867) e dopo la prima guerra mondiale (1918). Nel 2013, in quello che era il bacino delle nascite in Italia, il numero dei nati ha toccato il suo minimo storico, 177mila. Oggi non siamo in guerra, ma solo al settimo anno di recessione, evidentemente le decisioni economiche prese in questi anni sono servite solo a rendere tragica una situazione storicamente drammatica.
Resta la Calabria la regione più povera in Italia, con un Pil pro capite nel 2013 di 16 mila euro scarsi, meno della metà di quello delle regioni più ricche. Le famiglie assolutamente povere solo nell'ultimo anno sono cresciute del 40%.
"Il Sud sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili" si legge nel rapporto Svimez, che propone dei parametri strategici di sviluppo per fronteggiare questa emergenza sociale: valorizzazione del patrimonio culturale, rigenerazione urbana e rilancio delle aeree interne, creando una rete logistica in ottica mediterranea.
Una povertà evidente, con calo drastico anche per i consumi di cibo, che non è servita però a stanziare nella legge di stabilità risorse per il contrasto o per il sostegno al reddito. E mentre i centri si spopolano per la crisi e circa 7 milioni di case restano vuote, il governo rilancia la cementificazione del Belpaese.