Le recenti oscillazioni del petrolio hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica la formazione del suo prezzo che è il risultato dell'incontro tra la domanda e l'offerta sui mercati mondiali. Vediamo i principali produttori:

Stati Uniti e Canada: costi elevati

Negli ultimi anni gli Stati Uniti sono riusciti ad aumentare la loro produzione grazie alla costosa tecnica dell'estrazione di petrolio da frammenti di roccia (c.d. "shale oil", argillite petrolifera). Secondo i dati pubblicati dalla U.S. Energy Information Administration (EIA), l'anno scorso gli Usa sono diventati il primo produttore mondiale: nel terzo trimestre del 2014 hanno totalizzato 14,27 milioni di "barili al giorno" (più avanti abbreviati in "bpd", da "barrels per day").

Questo nuovo metodo non è però conveniente dal punto di vista economico se il prezzo del barile è inferiore ai 90-100 dollari ed ora il Brent è a circa 63-64: i produttori americani dunque vorrebbero riscuotere prezzi superiori a quelli attuali.

Gli Usa producono attualmente circa 12,6 milioni di bpd (dati forniti dall'Agenzia Internazionale dell'Energia, riportati anche da Grant Smith su Bloomberg.com il 15 aprile 2015) ma a maggio la loro produzione di "shale oil" diminuirà leggermente. Si teme peraltro di essere ormai vicini all'esaurimento di spazio per lo stoccaggio che intanto ha raggiunto 483,1 milioni di barili, il livello più alto degli ultimi 80 anni.

Con il risultato di 4,41 milioni di bpd nel terzo trimestre dell'anno scorso (dati EIA) il Canada è il quinto paese produttore del mondo: esporta greggio proveniente da sabbie bituminose ("oil sands") e l'estrazione in questo caso è ancora più costosa.

Nel primo trimestre di quest'anno i profitti sono scesi più della metà (ai minimi da 10 anni) e futuri investimenti potrebbero essere a rischio (si veda Jeremy van Loon, su Bloomberg.com, 16 aprile 2015): per ottenere utili, i produttori canadesi vorrebbero un prezzo di 80 dollari al barile.

L'OPEC: prezzi stabili

L'OPEC (Organization of Petroleum Exporting Countries) fornisce il 40% del petrolio mondiale ed è composta da dodici nazioni: Algeria, Angola, Arabia Saudita, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Venezuela.

L'Arabia Saudita, maggiore paese produttore dell'OPEC è seconda nel mondo con 11,7 milioni di bpd prodotti nel terzo trimestre del 2014 (dati EIA). Il regno saudita è favorevole alla stabilità dei prezzi. La produzione è stata aumentata ulteriormente ed ora è ai livelli massimi da settembre 2013. A marzo 2015 si è registrato un aumento di 390.000 bpd e la quantità totale prodotta ha raggiunto circa 10,1 milioni di bpd (dati dell'Agenzia Internazionale dell'Energia).

Sempre secondo l'Agenzia ora citata, a marzo 2015, i paesi dell'OPEC hanno prodotto circa 31,02 milioni di bpd, ai massimi livelli da giugno 2011 (è aumentato anche l'apporto da Iran, Libia e Iraq): i dodici si riuniranno di nuovo a Vienna il 5 giugno 2015.

Gli altri:

La Russia, terzo produttore mondiale (nel terzo trimestre del 2014 ha prodotto 10,5 milioni di barili al giorno: dati EIA), spera di ottenere un prezzo più alto (sul tema Vladimir Soldatkin e Denis Pinchuk, Update 1 - La Russia, sbigottita dal petrolio a basso prezzo, promuove legami con l'OPEC, 15 aprile 2015, Reuters). Al quarto posto c'è la Cina con 4,42 milioni di bpd prodotti nel terzo trimestre del 2014 (dati EIA) che però sono comunque insufficienti a soddisfare la domanda emergente nella nazione.