La legge di stabilità 2015 del governo presieduto da Matteo Renzi s'inchina all'austerity imposta dall'Unione Europea. Seppur con un timido tentativo in cui si chiede l'abolizione dell'obbligo del pareggio di bilancio, l'intera struttura della legge di stabilità persevera negli errori del passato poiché dovrebbe fare l'interesse di tutti ma, purtroppo, anche questa volta si piega dinanzi gli interessi delle banche e delle multinazionali ignorando le cause del declino della nostra nazione: la disoccupazione in aumento nonostante il Jobs Act, il lavoro sempre più precario, l'istruzione e la ricerca pesantemente indebolite dai continui tagli, il diffuso malessere sociale che conta nei "poveri assoluti" oltre sei milioni di italiani, la ricchezza artistica e del paesaggio naturale in un abbandono più che sostanziale.

Come porre fine all'austerity a cui ci obbliga l'Ue? Ce lo dicono gli economisti di "Sbilanciamoci!" che hanno lanciato una loro contromanovra economica di sicuro impatto. Il cardine prevede un fisco più eguale che pesi di più sulle fasce ricche della popolazione (possessori di patrimoni e rendite) e conseguentemente sia più leggero coi redditi da lavoro e di impresa. In fondo la progressività delle tasse è anche scritta nella nostra Costituzione ma questo principio non sempre è stato rispettato dai governi che si sono succeduti a Palazzo Chigi. Al nostro Paese poi urge un taglio della spesa pubblica "tossica", ovvero delle spese militari. Dopo di che lo Stato potrebbe intervenire con un piano per il lavoro e il benessere sociale riqualificando il trasporto pubblico locale, stabilizzando il personale scolastico e paramedico, salvaguardando il territorio dal punto di vista geologico ed, infine, tutelando il nostro immenso patrimonio culturale e le tradizioni di ospitalità turistica.

Andrebbe, inoltre, rafforzato il welfare predisponendo il reddito minimo garantito per i ceti meno abbienti della popolazione: una proposta partita dall'associazione Libera contro le mafie che vede anche il sostegno di varie forze politiche, dalla Lista Tsipras al Movimento 5 Stelle. In alternativa, sarebbe utile anche il salario minimo per gli over 55 paventato da Tito Boeri, presidente dell'Inps.

Tale sostegno economico spetterebbe a coloro i quali hanno perso il lavoro durante la crisi economica e si ritrovano oggi troppo giovani per andare in pensione ma difficilmente ricollocabili. Infine, una riqualificazione della spesa pubblica potrebbe portare ad investimenti nell'edilizia popolare, nella difesa dei beni comuni che non vanno privatizzati, nell'economia solidale ed ecosostenibile: in prospettiva tutti questi posti di lavoro farebbero riprendere i consumi ed aumenterebbe, quindi, anche la produzione per dare poi vita ad un positivo circolo vizioso che farebbe finalmente uscire l'Italia dalla crisi.