Alla fine, dopo le sempre più pressanti richieste di spiegazioni da parte dell’Epa, l’agenzia per l’ambiente americana, la Volkswagen ha ammesso le proprie responsabilità su un deliberato e sofisticato metodo elettronico studiato per aggirare le norme anti-smog per le proprie vetture vendute negli Usa. Questa vicenda è balzata agli onori della cronaca solo venerdì scorso, quando l’Epa ha deciso di ritirare dalla circolazione, negli Usa, circa mezzo milione di auto Volkswagen, tutte con motori diesel.

In cosa consiste la truffa della casa tedesca

Negli Usa vi sono severe norme anti-smog che prevedono che ogni motore diesel venga sottoposto a dei test, e questi test hanno il compito di misurare le emissioni nocive dei suddetti motori. La Volkswagen, per ingannare questi test, aveva studiato ed applicato nei propri motori diesel (si tratta soprattutto del motore ”EA189”) un sofisticato software in grado di diminuire le emissioni nocive solo durante i suddetti test.

Poi, in condizioni normali, le macchine tornavano ad aumentare le proprie emissioni inquinanti (ed è dalla scoperta di questa discrepanza che sono nati i primi sospetti), risultando però a norma.

Ed ecco perché la Volkswagen avrebbe architettato tutto questo: perché se i motori della casa tedesca avessero rispettato le norme avrebbero perso in potenza ed anche in efficienza in termini di consumi, e quindi sarebbero stati meno appetibili.

Le conseguenze dello scandalo

Questo scandalo, oltre ad incrinare il mito dell’affidabilità tedesca in fatto di motori, provocherà anche notevoli ripercussioni nel mercato dell’auto. L’ex amministratore delegato della Volkswagen, Winterkorn, prima di dimettersi ha assicurato che la propria azienda collaborerà pienamente per limitare gli effetti della maxi-truffa.

La casa tedesca ha fatto anche sapere che le macchine coinvolte potrebbero essere 11 milioni in tutto il mondo e che la cifra accantonata per affrontare lo scandalo è già di 6,5 miliardi (anche se si parla di una maxi-multa di 18 miliardi).

Il danno all'immagine del marchio Volkswagen è comunque enorme (il titolo in Borsa ha perso il 35% in due giorni), e ora a tremare è anche il governo tedesco, poiché un documento anticipato da “Die Welt” certificherebbe che l’Esecutivo sapeva.