Quasi tutte le 19 casse di previdenza dei professionisti, tramite il presidente dell’Adepp, si sono ufficialmente tirate fuori dall’investimento nel Fondo Atlante 2. Lo scopo del fondo Atalante 2 è quello di rilevare dalla Monte Paschi di Siena ed altre banche, i prestiti non performanti. L’operazione, quindi, che consiste nella gestione dei crediti deteriorati e nella cartolarizzazione delle sofferenze bancarie, prevede la partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti, anche del Fondo Atlante 1, e di altre compagnie di assicurazione e banche (tra cui Unicredit e Intesa).

L’obiettivo di tale operazione è quello di far sparire tutti i crediti concessi in maniera incoerente, ma le Casse di previdenza dei professionisti, proprio ieri, si sono opposte per varie ragioni a partecipare a tale operazione.

Innanzitutto come dichiarato da Andrea Mandelli (esponente di FI) si è cercato ancora una volta di 'battere cassa' senza preoccuparsi di tutte le conseguenze negative sui trattamenti pensionistici, anche in mancanza di direttive formali da parte dei ministeri. L’Adepp, associazione che rappresenta le 19 Casse, ha bollato infatti come “rischioso ” l’investimento in Atlante, e questo perché c’è il pericolo che la partecipazione delle Casse venga considerata dall’U.E. aiuto di Stato ed inoltre non ci sono certezze sulla bontà dell’investimento, ma solo alti livelli di rischio e di rendimento.

Quel no definitivo dettato da motivazioni irrevocabili

Se all’inizio gli enti rappresentati dall’associazione Adepp si erano detti pronti a investire nel fondo, successivamente dopo le moltissime lettere di contestazione degli iscritti alle Casse di previdenza, è stato fatto un passo indietro. Dietro tale decisione, infatti, c'è stata la convinzione di un investimento troppo rischioso, utilizzando soldi delle pensioni dei professionisti per iniettare immediata liquidità nel sistema bancario italiano ormai malato.

Il primo no è arrivato dall’Inarcasse e dell’Epap, l’ente di previdenza dei chimici e dei geologi e dalla Cassa Forense. Anche l’Enpam, la Cassa dei medici, si è opposta. Infine anche i commercialisti dell’Adc e l’Enpapi hanno comunicato il loro no. L’Enpacl e l’Enpap, hanno invece rinviato a settembre la loro decisione.

Il ruolo dei sindacati e la forte sollevazione degli iscritti

Come è stato più volte sottolineato nella presa di posizione del sistema-casse previdenziali a giocare un ruolo fondamentale sono stati i sindacati, che hanno esercitato una forte pressione sui dirigenti degli enti. Inoltre in almeno 4 casi (per la Cassa degli avvocati, commercialisti, medici, chimici) anche gli stessi iscritti hanno manifestato tramite email e proteste sul web la ferma convinzione che quei soldi, nel silenzio del mese di agosto, avrebbero sostenuto il sistema bancario, a danno delle future pensioni degli stessi.

L’Adepp ha quindi chiuso definitivamente Il dossier Atlante, bollando come “improduttivo” e rischioso il relativo investimento in Atlante.

Il suo presidente Oliveti ha ribadito che l’investimento è legato alla condizione maggioritaria dei loro iscritti. Per ora la data per la scadenza delle adesioni è fissata per l’8 agosto e la dotazione del fondo Atlante 2 ha aggiunto i 3 miliardi di euro. Atlante 1 ha destinato alla causa 1 miliardo, Unipol ha destinato invece 100 milioni, Poste Vita è pronta a versare 200 milioni. Va trovato anche il modo di riempire il “vuoto” lasciato dalla decisione delle casse previdenziali, ancora infatti mancano 1,2 miliardi. Per restare sempre aggiornati su questi argomenti, potetepremere il tasto "segui" accanto al nome dell'autore.