Oltre che all’incontro tra Esecutivo e sindacati sempre sull’APE e sulle Pensioni, il 12 settembre è da registrare l’intervento di boeri nella trasmissione TV “Presa Diretta”. Quando parla il Presidente dell’Inps, gli argomenti previdenziali sono sempre affrontati alla luce di quella che è la sua vecchia proposta di riforma previdenziale, proposta imperniata sul sistema contributivo delle pensioni. Per Boeri, esiste un modo universale per risolvere gran parte dei problemi previdenziali, il ricalcolo contributivo delle pensioni future, ma anche di quelle già in essere.

Più che sostenibilità il sistema ha bisogno di equità

Collegare le prestazioni ai contributi, questo in sintesi il Boeri pensiero. Per Boeri troppe persone, da troppo tempo, sfruttano norme obsolete e superate e continuano a percepire assegni pensionistici e vitalizi molto alti rispetto ai contributi versati . Il Presidente continua a parlare di contributo di solidarietà, cioè di un piccolo sacrificio chiesto ai pensionati più abbienti, a favore dei bisognosi o a favore della flessibilità in uscita per quelli a cui è stata protratta nel tempo l’uscita dal lavoro. Sarebbe, sempre per Boeri, un primo passo di equità sociale, che poi dovrebbe essere uno dei principi basilari del mondo previdenziale.

Infatti, più che di costi della riforma, di sostenibilità finanziaria dei provvedimenti e di probabile fallimento dell’INPS, il pericolo è che aumentino le differenze tra pensionati ricchi e poveri. Con l’APE per esempio, si corre il rischio di concedere più pensioni subito, ma di portarle al ribasso, facendole diventare misere per coloro che pure hanno versamenti contributivi cospicui, per tutti quelli insomma, che il Governo non reputa da tutelare ed a cui sarà potenzialmente penalizzata oltre il 20% la futura pensione.

Niente ritocchi alle pensioni in essere

Il premier Renzi, ma anche il sottosegretario Nannicini e Damiano, a più riprese hanno dichiarato che contributi di solidarietà e ricalcoli di assegni già in essere sono una operazione difficile da portare avanti e probabilmente si rischierebbe di commettere un ennesimo errore. Diritti acquisiti li chiamano, e per esempio Nannicini ha dichiarato che si corre il rischio di mettere le mani nelle tasche di soggetti sbagliati combinando l’ennesimo pasticcio.

Per il Premier questo è il primo Governo che quando parla di pensioni le vuole ritoccare in alto più che in basso. Il riferimento è sempre lo stesso, all’aumento delle minime potenziando la quattordicesima anche per assegni sopra i 1.000 euro. Quattordicesime e non aumenti a pioggia per tutti i pensionati perché si passerebbe dalla previdenza all’assistenzialismo, almeno questo è il credo Renziano. Nell’idea generalizzata di equità sociale, anche quella di cui parla Boeri, ritoccare in alto le pensioni minime, che sono tali perché forse si è versato poco, corre il rischio di sortire l’effetto contrario. Avvicinare troppo le pensioni minime a quelle non considerate tali e che magari verranno erose dall’utilizzo dell’APE da parte del pensionato, rischia di avvicinarle in maniera troppo evidente, a prescindere dagli anni di lavoro e dal background contributivo.

In definitiva, la rinnovata idea di intervenire chirurgicamente tagliando assegni spropositati o non coperti da equi versamenti di contributi, anche se pervenuta da Boeri, persona sicuramente stimata da Renzi che lo ha messo a capo dell’INPS, non può essere nemmeno valutata.