La globalizzazione è il “fenomeno” del nostro tempo. Una delle conseguenze di questo fenomeno è il trasferimento di attività da Paesi industrializzati, con elevati costi di produzione, a Paesi in via di sviluppo, dove i costi sono molto competitivi. Soltanto che questo gioco non può durare a lungo perché il trasferimento delle attività porta anche al trasferimento delle conoscenze e delle competenze che prima o poi creano le premesse per l’innovazione. Il paradosso: alla fine l’innovazione potrebbe arrivare dai Paesi meno industrializzati. Yali Friedman ha pubblicato, sulla rivista acs-Med.Chem.Lett.

, una riflessione in tal senso, focalizzata sullo sviluppo dei farmaci.

Il rovescio della globalizzazione

Una economia forte orienta le scelte e guida il mondo. Questo succede perché Paesi con una forte economia, vedi gli Stati Uniti, investono molto in Ricerca e Sviluppo (R&D), in tutti i settori, da quello spaziale, alle comunicazioni, alla lotta al cancro. Per molti anni l'ammontare degli investimenti in R&D degli Stati Uniti era paragonabile agli investimenti fatti, negli stessi settori, nel resto del mondo. Con questa politica gli Stati Uniti sono diventati leader nelle conoscenze e nel progresso esteso a tutti i cittadini americani. Mentre gli altri Paesi, quelli che hanno investito meno in ricerca e innovazione, dipendono dalle imprese americane, dalle loro tecnologie e dai loro prodotti.

Ma la globalizzazione sta cambiando questi equilibri – tra Paesi economicamente forti e Paesi economicamente deboli.

Nel 2010 il numero dei ricercatori in Cina aveva superato quello dei ricercatori statunitensi. C’è un parametro che misura gli investimenti che uno Stato destina all’innovazione, si chiama GERD (Gross domestic expenditure on R&D).

E’ la somma dei finanziamenti complessivi che un Paese destina alla voce R&D e questi comprendono gli investimenti delle imprese commerciali, degli istituti di istruzione superiore e delle organizzazioni governative e private non profit.

Chiarito quindi cos’è il GERD, vediamo come sono stati i trend degli ultimi anni. Parametrando il dato a parità di potere di acquisto, nel 2015 gli Stati Uniti hanno avuto un GERD di 503 miliardi, la Cina di 409 miliardi e l’Europa di 384 miliardi.

Ma nel periodo 2010-2015, mentre negli Stati Uniti e in Europa il GERD è aumentato di circa il 20%, in Cina è aumentato del 90%.

Per comprendere gli effetti di questo fenomeno facciamo un esempio: attualmente lo sforzo maggiore dei Paesi occidentali è riservato allo sviluppo di farmaci per curare malattie più frequenti in questi Paesi, come il diabete, il cancro al seno, la leucemia, ecc. Ma se investimenti in R&D dovessero prevalere nei Paesi emergenti, c’è da attendersi che loro metteranno in cima ai loro obiettivi di ricerca, lo sviluppo di farmaci per altre patologie come malattie epatiche e cancro allo stomaco, meno frequenti in Occidente. Mentre i farmaci per il trattamento delle malattie più comuni in Occidente potrebbero divenire più costosi o semplicemente non più disponibili.

I brevetti, un indicatore importante

Ogni invenzione, per poter essere sfruttata al meglio, necessita di una protezione brevettuale. Andando ad analizzare il numero dei brevetti depositati negli ultimi 35 anni, si nota che gli Stati Uniti continuano a dominare con oltre la metà di tutti i nuovi brevetti depositati, seguiti dall’Europa con un terzo e i Paesi asiatici con circa il 7%. A prima vista, non si è ancora registrato un significativo cambiamento di questo scenario, nonostante i forti investimenti fatti negli ultimi anni dai Paesi Asiatici.

Dagli anni ’90, favoriti dall’avvento del web, che ha permesso ai ricercatori che operano in questo Paese del Medio Oriente di fare accordi di collaborazione con altri ricercatori Statunitensi ed Europei e partecipare all’innovazione, un certo numero di brevetti è stato depositato anche dagli Israeliani.

Il Giappone, pur mantenendo la leadership dei brevetti nei paesi asiatici, negli ultimi anni la loro quota di brevetti depositati in quell’area è passata dal 99% al 90%. Questo calo è stato compensato da Corea del Sud (3,9%), India (3,5%), Cina (1,9%) e Taiwan (0,9%).

Tuttavia questi dati non devono far pensare che Cina, Corea del Sud e altri Paesi, nei prossimi anni non riusciranno ad aumentare la propria quota di brevetti perché investire in innovazione è una politica dal lungo respiro dove il ritorno degli investimenti può richiedere anche qualche decennio. Per questo monitorare questi fenomeni è molto importante se si vuole comprendere dove stiamo andando e quali politiche adottare, se si vuole mantenere una economia competitiva anche in futuro.