In Argentina le elezioni legislative di metà mandato, in cui si rinnovano metà dei deputati e un terzo dei senatori, sono sempre un test spinoso per il governo in carica. E il voto di domenica non è stato da meno. Anzi, era considerato un referendum su Macri e sulle sue riforme economiche liberiste. Nella storia argentina inoltre è accaduto raramente che un governo in carica, vittorioso nelle elezioni intermedie, perdesse le successive elezioni generali.

Nonostante i sondaggi pre-elettorali avessero previsto una lotta serrata tra il partito di governo, “Cambiemos”, e il partito di Cristina Kirchener, Macri ha ottenuto a livello nazionale più del doppio dei voti della rivale.

Macri ha vinto in tredici provincie su ventitré, tra cui le cinque province più popolose del paese. Anche nella provincia di Buenos Aires, che conta più di 1/3 degli elettori dell’intera nazione, il candidato di “Cambiemos” ha ottenuto il 43% dei voti contro i 35% della stessa Cristina Kirchner. Sebbene vittorioso, a causa della distribuzione dei seggi, Macri continuerà a non avere una maggioranza assoluta nelle due camere e dovrà instaurare delle alleanze per governare il paese. Ma, tralasciando i numeri in parlamento, la figura politica di Macri è uscita fortemente rafforzata dal risultato elettorale con una delle vittorie più ampie mai ottenute in una elezione di metà mandato.

L’economia argentina ad un bivio

L’economia argentina sta continuando a soffrire dopo sette anni di stagnazione e con una delle inflazioni più alte al mondo. Quando Macri vinse le elezioni nel 2015, dopo dodici anni di governi peronisti, promise di cambiare radicalmente l’economia del paese attraverso una politica fortemente liberista.

E in questi due anni di governo, Macri ha difatti liberalizzato il tasso di cambio, rimosso le tariffe sugli export e tagliato i sussidi statali. Se il movimento peronista fosse riuscito a strappare una vittoria nelle elezioni intermedie, avrebbe potuto rallentare il cammino riformista intrapreso dal governo di Macri. Invece, il trionfo dell’attuale governo conservatore rinvigorisce il suo programma di riforme pro-mercato e di stabilità macroeconomica.

Ma la vera sfida per Macri sarà nei prossimi due anni. Se la maggioranza degli argentini ha rinnovato la sua fiducia nel piano riformista del governo in queste elezioni intermedie, ora Macri dovrà dimostrare che le sue manovre siano davvero in grado di migliorare l’economia argentina. Perché, ad oggi, l’inflazione continua ad essere alta, la crescita stagnante e la disoccupazione elevata. E chissà se nel 2019 gli argentini si fideranno ancora della promessa di cambiamento di Macri o se invece non si riaffideranno alla Kirchner.