Luigi di Maio non si ferma. Il giorno dopo aver varato il Decreto Dignità in mezzo a voci contrastanti circa la sua efficacia, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha messo nel mirino un altro traguardo molto ambizioso e che rappresenta un problema atavico per le imprese del nostro Paese. Il Vicepremier, infatti, ha annunciato di voler abbattere definitivamente il costo del lavoro. E lo strumento sarebbero proprio le norme contenute nel Decreto Dignità. Intervenuto nel corso della trasmissione televisiva "Agorà" su Rai 3 (intervento ripreso e analizzato fra gli altri anche da Il Sole 24 Ore), il ministro ha precisato che l'abbassamento del costo del lavoro verrà perseguito in maniera selettiva.

In modo tale, cioè, da favorire principalmente gli imprenditori onesti e quelle imprese che, nello stesso tempo, evidenziano un margine di crescita.

La problematica dei contratti a termine

L'abbassamento del costo del lavoro per le imprese è indissolubilmente legato, nel ragionamento del Vicepremier Di Maio, con la lotta all'abuso delle forme contrattuali atipiche. In particolare i, cosiddetti, contratti a tempo determinato. Di Maio ha sottolineato come sia intenzione del Governo di Giuseppe Conte incentivare le imprese oneste che collaborano e fanno affari con lo Stato. Nello stesso tempo, ha precisato Di Maio, se queste non hanno mai abusato delle forme contrattuali atipiche non hanno nulla da temere.

Di Maio ha risposto anche a coloro che hanno paventato un aumento dei contenziosi gius-lavoristici a causa dell'introduzione delle disposizioni del Decreto Dignità. Il Vicepremier non ha negato che una simile eventualità possa verificarsi. Ma, ribadendo che i giovani precari hanno bisogno di maggiori tutele, ha detto di sentirsi tranquillo in quanto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, avrebbe già pronto un piano per rafforzare gli organici dei Tribunali, in primo luogo quelli del Lavoro, appunto.

La logica del Decreto Dignità

Spiegando la logica delle nuove disposizioni sui contratti di lavoro, Di Maio ha sottolineato come le imprese siano libere, in fase di prima stipula, di sottoscrivere insieme al lavoratore un contratto a termine senza l'introduzione di una causale obbligatoria. il contratto a tempo determinato, comunque, non può avere durata maggiore di 12 mesi.

Successivamente, in fase di rinnovo, per poter mantenere il contratto a termine l'impresa deve, specificamente, indicare delle esigenze precise e che devono, comunque, essere temporanee e limitate. Comunque sia, il contratto a tempo determinato non potrà essere prorogato per più di 24 mesi. Inoltre, far ricorso troppo spesso ai contratti a termine diverrà anche più costoso per le imprese. Infatti, il Decreto Dignità introduce un aumento dello 0,5% del contributo addizionale della retribuzione imponibile ai fini previdenziali a carico del datore di lavoro. Tale contributo è ora dell'1,4% e dovrebbe, quindi, passare all'1,9%.

Di Maio ha accennato anche all'eventuale ripresa dei voucher. Ma, certamente, non nel senso di utilizzarli in maniera indiscriminata per qualsiasi tipologia di prestazione lavorativa.

L'abuso che se ne è fatto nel corso del 2015 e del 2016, secondo il Vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, ha dell'indegno. Se se ne vuole discutere lo si può fare certamente, ha ribadito, ma strettamente nell'ambito per il quale erano stati pensati. Cioè per colf, badanti e, in casi specifici, in agricoltura.