Continuano a trapelare indiscrezioni e ipotesi sul contenuto qualificante della nuova Legge di Bilancio 2019. Secondo le ultime indiscrezioni, riportate sia dal quotidiano romano "Il Messaggero" che dal "Fatto Quotidiano", vicino al M5S, il Governo presieduto da Giuseppe Conte si sarebbe reso conto, realisticamente, che non ci sarebbero le coperture necessarie per poter introdurre immediatamente sia il reddito di cittadinanza che la flat tax. Neanche nella forma, precedentemente ipotizzata, della riduzione progressiva delle aliquote Irpef da cinque a tre ed entro la fine della legislatura a due.
Esattamente al 21% e al 33%. Quindi, ci si starebbe orientando verso nua riduzione, almeno, della prima aliquota Irpef, quella per i redditi più bassi, Questa, attualmente, è fissata al 23% e la si vorrebbe portare al 22%. Di fatto, la piena entrata in vigore della flat tax sarebbe spalmata nel corso di un periodo di tre anni. A sostenere questa tesi, oltre a "Il Messagero" e il "Fatto Quotidiano" anche il quotidiano della Confindustria "Il Sole24ore".
Reddito e Pensione di cittadinanza
Come hanno evidenziato questi autorevoli quotidiani nazionali per quanto riguarda la misura più cara al M5S e al Vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi di Maio, il reddito di cittadinanza, si partirebbe effettivamente non più da gennaio 2019 ma, molto più realisticamente, da maggio o da giugno 2019.
Questo dovrebbe consentire, da una parte, di completare la riforma e l'adeguamento dei centri per l'impiego. Ma anche di non dover trovare altri denari e utilizzare quelli attualmente disponibili per le necessarie coperture finanziarie. A partire subito da gennaio sarebbe, invece, la riforma delle pensioni minime che passerebbero dagli attuali 500 euro ai 780 euro come previsto dal contratto di governo sottoscritto da M5S e Lega di Matteo Salvini.
Il reddito di cittadinanza, come accennato, partirebbe da maggio o da giugno prossimi esclusivamente per i 5 milioni di italiani in povertà assoluta. E le corperture finanziarie sarebbero comunque garantite per circa 2 miliardi e 700 milioni di euro dai fondi europei, mentre altri 3 miliardi di euro verrebbero dalle risorse residue stanziate dal precedente Governo Gentiloni per il Reddito d'Inclusione.
La modifica dell'aliquota più bassa e la flat tax
Venendo al capitolo flat tax la Lega di Matteo Salvini ha ribadito di voler introdurre la tassa piatta per tutti i redditi fino a 100 mila euro, ma non ha specificato l'aliquota da applicare su questo importo. I 100 mila euro vengono visti come un tetto massimo fino al quale è possibile applicare la tassazione agevolata. Le ipotesi su cui si starebbe ragionando sono una percentuale del 15% per i redditi fino a 65 mila euro e del 20% per quelli fino a 100 mila euro. Oltre ad una speciale aliquota del 5% riservata alle start - up. Addirittura, come evidenziato anche dal "Fatto Quotidiano" e dal "Sole24ore", si sta studiando anche una possibile detassazione degli utili dall'Ires che farebbe passare l'aliquota dall'attuale 24% al 15% con il vincolo, però, che l'imprenditore reinvesta gli utili in macchinari e attrezzature o proceda a nuove assunzioni.
Di fatto, comunque, l'ipotesi di lavoro più concreta in questo momento è la riduzione di un punto percentuale della prima aliquota Irpef. Questo consentirebbe, comunque, un risparmio fiscale minimo anche ai redditi più bassi. Infatti, per chi ha un reddito che non supera i 15 mila euro annui si tratterebbe di uno sconto massimo di 150 euro. Che, oltretutto, si ridurrebbe progressivamente al ridursi del reddito annuo fino ad annularsi completamente per quei contribuenti che percepiscono al massimo 7500 euro l'anno. Anche se, a questo livello, ci si ritroverebbe all'interno della no tax area.