La manovra è ferma al palo e il ministro Tria torna sulla graticola, stavolta su spinta della Lega che non intende tollerare ostacoli allo sforamento oltre il 2% del rapporto deficit/pil. A lanciare il sassolino mettendo sul tavolo l’ipotesi di cambio ai vertici del MEF ci ha pensato un esponente di punta del Carroccio, Riccardo Molinari: “Potremmo trovare un altro nome se lui non è più nel progetto” le parole pronunciate stamattina dal capogruppo alla Camera dei Deputati nel talk show “Agorà”. Un pesante colpo, quello assestato da uno degli uomini chiave del partito di Matteo Salvini, alla stabilità del governo già messa in discussione negli ultimi giorni da fibrillazioni piuttosto sensibili sui punti cardine della prossima legge di Stabilità.

Tria, manovra fatale per il ministro dell'Economia?

Il braccio di ferro su conti pubblici e rapporti con Bruxelles tra il tecnico scelto da Giuseppe Conte per la pesante poltrona del Ministero dell’Economia e delle Finanze e le forze politiche che compongono la maggioranza “gialloverde”, insomma, non sembra ancora superato nonostante la faticosa opera di mediazione tra le parti operata dal presidente del Consiglio e dai due vice, Di Maio e Salvini. Proprio il leader del Movimento 5 Stelle, come a voler gettare acqua sul fuoco (pur essendo stato il primo a ingaggiare un duello a distanza con Tria) di una polemica destinata ad agitare le acque dell’esecutivo, ha assicurato che “il ministro non è in discussione”, aggiungendo però di non essere disposto a “tirare a campare” rinunciando alle priorità di una “manovra del popolo coraggiosa”.

Manovra, Tria in discussione: Lega all'attacco, governo in bilico

Cresce l’attesa, pertanto, per l’emanazione della fondamentale nota di aggiornamento al Documento di programmazione Economica e Finanziaria (DEF) dal quale emergeranno con chiarezza, nero su bianco, i punti cardine della manovra di fine anno: reddito di cittadinanza e aumento delle pensioni minime, superamento della Legge Fornero tramite il meccanismo della “quota 100” e flat tax per privati e imprese dovranno necessariamente far parte del provvedimento.

Ma il vero nodo riguarda le coperture garantite al pacchetto in approvazione, che sia la Lega che il M5S vorrebbero ottenere da un allargamento significativo delle maglie del deficit fino alla soglia-limite del 2% e senza tagli alla spesa pubblica né aumento dell’IVA.