Scaricare dal reddito anche le spese del matrimonio? Oggi quanto le famiglie ed i coniugi spendono per il giorno del matrimonio non prevede alcun incentivo, ma la politica sembra stia pensando a istituire un bonus dedicato alle giovani coppie che convolano a nozze. Una proposta di legge depositata in Commissione Finanze della Camera prevede proprio un bonus matrimonio. La proposta, sottoscritta da altri 51 deputati e proveniente dalla Lega, punta a garantire un incentivo alle giovani coppie che pensano di sposarsi ma che probabilmente per gli alti costi di un matrimonio, rinunciano.

L’incentivo previsto, se mai la proposta dovesse diventare legge, sarebbe sotto forma di sgravio fiscale. Nella proposta però ci sono alcuni punti che sicuramente genereranno polemiche perché i matrimoni ammissibili di fronte al bonus sono solo quelli celebrati in chiesa. Un paletto che sicuramente sarà considerato da molti discriminatorio contro i matrimoni e soprattutto le unioni civili.

Matrimoni in calo

La proposta spera di rilanciare i matrimoni in Italia visto che negli ultimi anni si è registrato un netto calo delle persone che sono convolate a nozze. Statistiche alla mano, nella penisola nel 2016 sono stati celebrati circa 108mila matrimoni religiosi, mentre esattamente 10 anni prima, cioè nel 2006, i matrimoni celebrati erano stati oltre 162mila.

Un calo evidente in soli 10 anni figlio probabilmente del fatto che oggi quasi una coppia su due decide di sposarsi civilmente, spesso per convinzioni dei due sposi ma altrettanto spesso perché il rito civile rispetto al classico rito religioso è meno dispendioso economicamente.

Come funzionerebbe l’incentivo?

Il progetto che fa capo alla Lega di Salvini, o meglio il cui primo firmatario è il deputato Domenico Furgiuele (leghista), e che adesso è in esame alla Commissione Finanze della Camera mira proprio a dare sostegno economico a coloro che sceglieranno il rito religioso per sposarsi.

L’operazione oltre a persuadere le giovani coppie a sposarsi in chiesa ha anche l’obbiettivo di rilanciare i matrimoni in Italia, con le giovani coppie che scelgono la convivenza sempre per l’impossibilità a sostenere le enormi spese che la celebrazione del matrimonio produce.La proposta prevede una detrazione fiscale, cioè la possibilità di scaricare dal reddito alcune delle spese sostenute per il matrimonio.

Il tetto massimo di spese ammesse alla detrazione dovrebbe assestarsi a 20mila euro e pertanto la detrazione massima concedibile agli sposi sarebbe di 4.000 euro. La misura sarebbe appannaggio solo di coppie con entrambi i coniugi al di sotto dei 35 anni di età e che presentino condizioni reddituali di un certo tipo. Infatti dovrebbe essere come sempre l’Isee lo strumento utile a differenziare le coppie di fronte a questo beneficio. L’Isee complessivo non deve superare la soglia di 23mila, cioè 11.500 euro per marito e 11.500 euro per la moglie. Necessario sarà anche la residenza in Italia da almeno 10 anni e la detrazione spettante andrà a coprire le spese per i fiori e gli addobbi della chiesa, gli abiti per gli sposi, il servizio in sala ricevimenti o ristorante, le bomboniere ed i parrucchieri.

Essendo l’Isee necessario riferito all’ultimo periodo fiscale utile e precedente quello in cui si convola a nozze, entrambi i futuri coniugi ne dovranno possedere uno in corso di validità e la detrazione sarà ripartita in parti uguali tra i due e con un ammortamento che richiama la detrazione per le opere di ristrutturazione in quanto a durata. Infatti la detrazione ottenuta sarà da scaricare in 5 rate annuali di pari importo, cioè per 5 dichiarazioni dei redditi consecutive. Naturalmente appare scontato che tutte le spese che si vorranno andare a scaricare dai redditi devono essere effettuate con strumenti di pagamento tracciabili.