Intesa Sanpaolo sembra voler approfittare per prima dell'apertura evidenziata dalla Banca Centrale Europea nei confronti delle operazioni di aggregazione tra istituti bancari europei. Con un comunicato stampa diffuso nella serata del 17 febbraio l'istituto di Cà de Sass ha reso nota la propria offerta pubblica di scambio volontario sulla totalità delle azioni di Ubi banca.

Dopo un lungo periodo nel quale le operazioni societarie tra istituti di credito italiani si sono limitate ai "salvataggi" o al soccorso di banche in difficoltà, come evidenziato dal money manager Andrea Boda su Twitter, si tratta di un segnale rilevante in merito alla presenza di valore non riflesso dalle quotazioni attuali.

La strategia di Intesa Sanpaolo, basata sulla crescita in Italia e sul consolidamento della propria posizione nel mercato domestico, appare divergente rispetto a quella espressa da Unicredit nell'ultimo piano industriale che si concentra sui guadagni di efficienza (ottenuti anche mediante riduzione dei costi) e sulla cautela nei confronti di una crescita che potrebbe aumentare la rischiosità e richiedere ulteriori aumenti di capitale.

I dettagli dell'offerta di Intesa Sanpaolo

L'offerta pubblica annunciata da Intesa Sanpaolo è indirizzata alla totalità delle azioni di Ubi Banca e prevede lo scambio di 17 azioni di nuova emissione contro ogni 10 dell'istituto, obiettivo al quale viene attribuita una valutazione complessiva pari a 4,86 miliardi di euro.

Se l'offerta avrà successo, secondo quanto riportato da Bloomberg, UBI verrà delistata appena possibile e, dopo la fusione dei due istituti, la nuova entità punta ad un utile complessivo di oltre 6 miliardi di euro nel 2022 con un totale di Asset Under Management superiore ai mille miliardi di euro.

Gli accordi tra Intesa Sanpaolo, BPER e Unipol

Al fine di prevenire eventuali obiezioni in materia di Antitrust, l'istituto guidato da Carlo Messina si è premurato di stipulare due accordi preventivi per la dismissione di partecipazioni nel settore Bancassurance e un ramo d'azienda comprendente circa 400/500 sportelli nel Nord Italia.

In caso di successo dell'offerta, quindi, BPER acquisirà le filiali che dovrebbero servire attualmente circa 1,2 milioni di clienti, mentre UnipolSai dovrebbe invece rilevare le partecipazioni in Aviva Vita, Lombarda Vita e Banca Assurance Popolari, che peraltro avrebbero costituito una sovrapposizione rispetto alle attività oggi esistenti in Intesa Sanpaolo. A supporto dell'operazione, agli attuali azionisti di BPER verrà offerta l'opzione di un aumento di capitale che potrebbe valere, secondo stime prudenziali, circa 1 miliardo. Il presidio delle eventuali problematiche in tema di posizione dominante nel mercato domestico è finalizzato a consentire ai consumatori di essere sufficientemente Liberi Di Scegliere i propri fornitori di servizi finanziari.

L'aggregazione tra Intesa Sanpaolo e Ubi

Secondo quanto riportato nei comunicati, la fusione tra Intesa Sanpaolo e Ubi potrebbe avere oneri di integrazione che sono stati per il momento quantificati in un totale di 1,27 miliardi a fronte di guadagni per 730 milioni annui su base ricorrente una volta a regime, dunque il break-even in termini di convenienza dell'operazione potrebbe essere raggiunto già nell'arco di 2 o 3 anni.

Oltre agli indicatori di convenienza economico-finanziaria, secondo quanto riportato dai comunicati, l'aggregazione sarebbe stata concepita anche per via delle affinità culturali esistenti tra i due istituti e per alcune caratteristiche della banca obiettivo quali l'attenzione ai temi della sostenibilità e l'ottima gestione manageriale.