Giulio Tremonti paragona la diffusione del Coronavirus all’attentato di Sarajevo del giugno 1914 che fece scoppiare la Prima Guerra Mondiale e pose, di fatto, fine alla Belle Époque. L’ex Ministro dell’Economia rilascia una lunga intervista al quotidiano Il Giornale per fornire il suo punto di vista circa il drammatico momento storico che sta vivendo non solo il nostro Paese, ma l’intera umanità. A suo modo di vedere, infatti, la pandemia di coronavirus in atto sarebbe il “tipico incidente della storia”, come quello di Sarajevo appunto, che ora rischia seriamente di porre fine al “dorato trentennio della globalizzazione” e al dominio del “divino mercato”.

Tremonti paragona la pandemia in atto alla fine della Belle Époque

Giulio Tremonti ne è convinto: la pandemia di coronavirus è senz’altro quello che si suole definire un "incidente della storia". Ovvero uno di quegli accadimenti epocali dopo i quali nulla sarà più come prima, soprattutto dal punto di vista dei rapporti economici e sociali. Il precedente richiamato dall’economista lombardo è quello dell’attentato di Sarajevo del 28 giugno 2014, in cui il giovane serbo Gavrilo Princip riusci ad uccidere l’erede al trono d’Austria-Ungheria, Francesco Ferdinando, e sua moglie Sofia. Quel gesto è considerato la miccia che fece deflagrare la Prima Guerra Mondiale e, allo stesso tempo, ricorda Tremonti, pose fine alla cosiddetta Belle Époque che durava da quasi 40 anni.

‘Coronavirus nuova Sarajevo’

Insomma, secondo Giulio Tremonti la “nuova Sarajevo” corrisponderebbe ad un "luogo remoto all’interno della Cina" dove è in atto uno scontro tra la antica società rurale cinese, con i suoi "usi e costumi millenari", e una società “iper moderna”. Da lì, con ogni probabilità, avrebbe cominciato a diffondersi il coronavirus.

Ma, mentre in passato le pandemie si diffondevano più lentamente, la società globale ha favorito la velocità di trasmissione del virus.

Giulio Tremonti convinto che il coronavirus metterà fine alla globalizzazione

Per Tremonti non ci sono dubbi. "Come Sarajevo ha posto fine alla Belle Époque", afferma, così il coronavirus "pone fine al dorato trentennio della globalizzazione e al prodotto ‘illuminato’ di quella che è stata l'ultima ‘ideologia’ del Novecento, il mercatismo:", ovvero "l'idea che il divino mercato è tutto e fa tutto”.

Insomma, il virus avrebbe svelato i “limiti della globalizzazione”. Giulio Tremonti si erge a difensore della tradizione economica “liberale classica”, considerando di contro la “ideologia del mercatismo” come una sua "distorsione". Per concludere, sua opinione è che il mondo "dovrebbe tornare ad essere quello che è stato possibile ancora negli anni Ottanta e Novanta, diverso da quello che si è rivelato prima illusorio e poi impossibile con gli ultimi anni, quelli della estrema globalizzazione".