Per la serie BlastingTalks intervistiamo la founder & partner di Ecomill Chiara Candelise. Ecomill è la prima piattaforma italiana di equity crowdfunding per l’energia, l’ambiente e il territorio. La società raccoglie un gruppo di professionisti e imprenditori con una lunga esperienza nel settore energetico, ambientale e finanziario e conoscenza delle dinamiche dello sviluppo d'impresa e del crowdfunding.

BlastingTalks è una serie d'interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.

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Iniziamo parlando della nascita di Ecomill: come avete avuto l’idea di creare una piattaforma di crowdfunding in un settore così particolare come quello dell’energia?

Il tema dell’energia e del crowdfunding energetico riguardava la mia vita professionale già prima della nascita di Ecomill. Ho lavorato per oltre 15 anni nel campo dell’energia e della ricerca, ho studiato il settore del crowdfunding energetico e delle comunità energetiche e da Londra sono rientrata in Italia con l’idea di sviluppare anche qui ciò che già stava avvenendo in Inghilterra e nel nord Europa: una piattaforma per permettere a tutti di partecipare e investire in progetti energetici che contribuiscano a ridurre le emissioni di gas serra e facilitino la transizione energetica.

Come funziona il vostro modello di crowdfunding e in che modo si differenzia dalla concorrenza?

Ecomill è un portale di equity crowdfunding in cui, da un lato, facilitiamo lo sviluppo di progetti imprenditoriali e forme di azionariato diffuso nel settore energetico, ambientale e di riqualificazione del territorio fornendo un nuovo e innovativo canale di finanziamento; dall’altro, permettiamo a cittadini, famiglie e imprese di finanziare anche con cifre contenute un progetto o una nuova impresa diventandone socio, beneficiando dei ritorni economici e contribuendo a ridurre le emissioni, l’impatto ambientale e a riqualificare il proprio territorio.

L’equity crowdfunding di Ecomill è quindi uno strumento di disintermediazione della finanza che riposiziona il cittadino investitore all’interno dei processi produttivi e finanziari in un’ottica partecipativa e a supporto della transizione verso sistemi economici più sostenibili.

Cosa vi ha portato a puntare a un comparto tanto particolare come quello del settore energetico e ambientale?

La scelta è in primo luogo motivata dal forte impegno personale a contribuire alla riduzione dell’impatto antropico sull’ambiente. La riduzione dei cambiamenti climatici come la difesa dei nostri ecosistemi sono delle priorità sempre più stringenti che richiedono azioni concrete in tutti gli ambiti dei nostri sistemi socio-economici. Ecomill è un piccolo potenziale tassello. Uno strumento partecipativo per il trasferimento di ricchezza dal risparmio al bisogno di finanziamento, a sostegno della transizione energetica e della difesa dell’ambiente.

E in secondo luogo?

La partecipazione dei cittadini in progetti di energia pulita, a favore dell’ambiente e del proprio territorio, è importante. Non solo perché libera risorse finanziare per i progetti e offre interessanti ritorni finanziari ai cittadini investitori (permettendo quindi una redistribuzione sui territori dei benefici economici dei progetti), ma anche perché offre a tutti la possibilità di dare il proprio contributo alla difesa dell’ambiente in modo diretto e disintermediato.

Può farci qualche esempio relativo a dei progetti che avete già finanziato e avviato con successo?

Abbiamo lanciato la piattaforma nella seconda metà del 2019 e finanziato diversi progetti, tutti in overfunding. Due progetti di efficienza energetica: WE(Y) – Welfare Efficiency Piemonte - per l’efficientamento energetico di un vecchio stabilimento tessile, trasformato in centro fisioterapico all'avanguardia a Chieri (TO), e RE(Y) – Retail Efficiency Venezia - che ha proposto invece un progetto di riqualificazione energetica del centro commerciale La Piazza, sito nel territorio del capoluogo veneto. RE(Y) è tra l’altro di particolare interesse perché nel corso della campagna ha trasformato il progetto in comunità energetica, cogliendo la possibilità appena aperta allo sviluppo delle comunità energetiche dall’art.

42-bis della legge 28 febbraio n. 8 (in recepimento della Direttiva Europea REDII). Green Arms invece è una realtà che sviluppa e acquisisce impianti di energia rinnovabile e propone un modello innovativo e partecipativo di “energia condivisa”. Il progetto ha raccolto circa 650.000 euro offrendo interessanti rendimenti attesi.

E per il prossimo futuro quali iniziative avete in corso?

Abbiamo due progetti in coming soon, che partiranno a brevissimo con la raccolta: la Comunità Energetica di Roseto Valfortore, che trasformerà la spesa di cittadini consumatori per l'acquisto di energia elettrica in auto produzione di energia da fonti rinnovabili, ed eConcept, startup che sta realizzando la prima infrastruttura al mondo per la ricarica elettrica nella nautica.

Il primo passo è “e-dock”, una palina brevettata e concepita appositamente per Venezia. Grazie alle partnership con Enel X e Veritas, le prime paline verranno installate entro l’anno.

Passiamo alla difficile situazione che stiamo vivendo per via del coronavirus: quale impatto ha avuto lo scoppio dell’epidemia e il susseguente lockdown sulla vostra attività?

Il lock down ha certamente rallentato il settore dell’equity crowdfunding, in generale, e le nostre attività, in particolare a causa dello slittamento di molti progetti che avevamo in cantiere e che non potevano procedere in assenza di libertà di movimento sul territorio. Prevedevamo una forte crescita nel 2020, che però crediamo sia solo posticipata.

Abbiamo usato il tempo a disposizione durante il lockdown per lavorare sui processi interni e sulla nostra strategia futura.

Come è cambiato il vostro modo di lavorare dopo la necessità di ridurre gli spostamenti fisici e di accelerare lo smart working?

Passare a una modalità smart working è stato piuttosto facile, essendo già strutturati con modalità di lavoro flessibile e tecnologie per la condivisione e il lavoro da remoto. Abbiamo aumentato il numero di riunioni online e progressivamente sviluppato nuove modalità di interazione interna. Inutile sottolineare l’importanza degli scambi di persona e del mantenere la giusta separazione tra vita professionale e lavorativa, ma lo smart working ha anche portato dei benefici in termini di maggiore flessibilità e per certi aspetti maggiore velocità delle attività.

Anche il rapporto con i clienti e i collaboratori esterni è ora per certi aspetti più snello e veloce.

Guardando al medio e lungo termine, quali strategie pensate di mettere in atto per affrontare con resilienza la crisi che stiamo vivendo?

Sul fronte interno continueremo ad attrezzarci e lavorare in smart working e in modo flessibile, cosa che, se ben gestita, può avere dei benefici in termini di equilibrio vita/lavoro e permette adattabilità e resilienza della struttura. Per quanto riguarda gli scenari di mercato nel medio lungo periodo pensiamo, e ci auguriamo, che energia pulita e sostenibilità, il settore scelto da Ecomill, continueranno a essere settori strategici e quindi in crescita. Riteniamo quindi che continuare a presidiarlo sia la migliore strategia.

La finanza sostenibile è in crescita e la disintermediazione degli investimenti grazie al fintech è una strada ormai aperta. Infine ritengo che lavorare sulla resilienza del nostro sistema socio-economico non possa prescindere da sostenibilità e sviluppo locale: entrambi concetti fondanti dell’attività di Ecomill.

Infine, un’ultima domanda rispetto alle sfide e alle opportunità date dalla situazione attuale: quale lezione imprenditoriale è possibile apprendere, a suo parere, per il futuro?

La prima lezione per me è che qualsiasi attività imprenditoriale non possa ormai ignorare la necessità di una conversione verso la sostenibilità ambientale. Inoltre, mai come negli ultimi mesi è parso chiaro quanto i nostri sistemi socio-economici siano interconnessi, soggetti a shock esterni e in continua evoluzione.

Per garantirsi resilienza e allo stesso tempo sfruttare il potenziale positivo del cambiamento, penso che una realistica gestione delle sfide del presente (che richiede organizzazione e azione) debba essere accompagnata sempre da una visione sulle priorità del futuro e da una continua programmazione e revisione della propria strategia.