Per la serie BlastingTalks intervistiamo Stefano Manili CEO & Founder di Cosaporto.it. L’azienda nasce a Roma nel 2017 da un'idea di Manili, manager con una lunga esperienza in consulenza. L’attività si sviluppa attraverso una piattaforma di delivery e consegna a domicilio.

Blasting Talks è una serie di interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali. Leggi le altre interviste della serie sul canale BlastingTalks.

Nel 2017 ha deciso di fondare Cosaporto.it: com’è nata l’idea di avviare una piattaforma di delivery?

Nel 2017 i grandi player del mercato del delivery si stavano iniziando ad affacciare sul mercato italiano. Analizzando i dati era intuibile che il fenomeno sarebbe esploso presto. Eppure, tutta l’offerta era focalizzata sul “food”. Pasti caldi da ricevere in breve tempo e consumare immediatamente, magari anche di qualità non eccelsa. Mancava qualcuno che andasse a intercettare un’esigenza diversa: un regalo, un’occasione speciale. Mancava un’offerta più ampia che potesse incontrare i gusti degli utenti più esigenti. E mancava soprattutto qualcuno che, oltre al mero servizio di delivery, selezionasse per noi prodotti e idee… e dunque ci siamo detti facciamolo noi!

Quali sono le principali sfide che ha dovuto affrontare all’inizio e quali strategie ha seguito per moltiplicare la vostra presenza in diverse città?

All’inizio lo sforzo è stato incentrato sul comunicare il posizionamento. Il mercato del delivery era essenzialmente “food delivery”; dovevamo far capire che eravamo “altro”. Su questo è stato cruciale avere da subito dei partner che si riconoscessero nell’idea di “qualità prima di tutto”. Qualità del prodotto, naturalmente, ma anche del servizio, dell’assistenza, della consulenza prevendita.

E, perché no, qualità nella rapida risoluzione di un eventuale problema.

Qual è stato il ruolo dei vostri partner in questo processo?

I partner che sono saliti a bordo ci hanno aiutato a veicolare il messaggio proprio perché si riconoscono in quest’approccio e hanno rappresentato per i nostri clienti una garanzia quando ci siamo affacciati per la prima volta sul mercato.

Per scalare su altre città è stata fondamentale anche la tecnologia proprietaria che abbiamo sviluppato in questi anni, che ci permette di replicare il modello di business molto velocemente e accentrare la gestione su un unico team. Processi e tecnologia sono asset che ci hanno consentito di espandere velocemente la nostra presenza territoriale con costi sostenibili per una realtà come la nostra.

Cosa differenzia la vostra piattaforma rispetto agli altri servizi di delivery presenti sul mercato?

Noi ci definiamo un “Quality Delivery”, un servizio che vuole focalizzarsi esclusivamente su prodotti di qualità molto alta. Abbiamo deciso per primi di lavorare nel gifttech, ossia in tutto l’ambito dedicato ai regali, per i nostri cari e (perché no?), per se stessi.

Da subito abbiamo puntato su un ventaglio di offerta ampio (alta pasticceria, gastronomia gourmet, fiori, champagne, articoli da regalo) andando a intercettare non tanto il prodotto quanto l’occasione d’uso e oggi siamo un punto di riferimento per regali, anniversari, occasioni speciali. Inoltre abbiamo sviluppato una serie di servizi alle imprese che trovano in Cosaporto un partner flessibile e affidabile per tutto ciò che concerne eventi e regalistica aziendale.

Com’è avvenuto lo sbarco a Londra e quali riscontri avete avuto in questi anni? Ci sono differenze rispetto alle richieste che arrivano dalla clientela italiana?

Quello londinese è un mercato molto diverso, sia come domanda che come offerta.

Avere un brand italiano ci caratterizza perché in UK, e ovunque nel mondo, l’Italia è garanzia di qualità, specialmente in ambito gastronomico. Inoltre la nostra community di clienti ha tanti contatti a Londra e ha utilizzato Cosaporto per far sentire la propria vicinanza a parenti, amici e colleghi lontani. Infatti, all’inizio abbiamo avuto un riscontro maggiore presso la comunità italiana che ci ha aiutato a farci conoscere.

Cosa risponde ai potenziali clienti che sono ancora indecisi o critici rispetto all’utilizzo dei servizi delivery?

Penso che i clienti scettici verso il delivery siano sempre meno. Il mercato va velocemente in questa direzione e ha scavallato il limite culturale che lo legava al “food”.

Sta diventando sempre di più una parte della nostra vita quotidiana; naturalmente la pandemia ha accelerato questo processo, ma sarebbe stato comunque ineluttabile. Abbiamo sempre meno tempo e vogliamo dedicarlo a ciò che ci appassiona e ci fa star bene, un buon servizio di delivery è una comodità irrinunciabile.

Quali sono i trend del settore e cosa possiamo aspettarci in futuro? Sono ancora possibili nuovi spunti dal punto di vista dell’innovazione rispetto a quanto già fatto in questi anni?

Quello che sta accadendo è molto chiaro: il delivery non è un mercato, è uno strumento per raggiungere i propri clienti. Nei prossimi mesi vedremo sempre più brand di moda, elettronica, oggettistica, che offriranno la consegna in 1-2 ore per chi vive nelle grandi città o vicino ai punti vendita.

È la naturale evoluzione dell’e-commerce i cui 3-4 giorni di spedizione sono un tempo ormai troppo lungo rispetto alle aspettative della clientela. La multicanalità, il phygital, sono pilastri del nuovo modo di pensare il retail e il commercio in generale. L’innovazione nei prossimi anni sarà focalizzata su due assi: semplicità e sostenibilità. Piattaforma semplici da usare per clienti finali e commercianti, delivery sempre più ottimizzato e sostenibile per l’ambiente e per il personale deputato alle consegne.

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