"La Danimarca ha bloccato i collegamenti ferroviari e l'autostrada diretta alla Germania", lo ha comunica nelle precedenti ore il gestore delle ferrovie danesi DNB all'emittente “Danmarks Radio”. La decisione del governo danese segue al fermo di centinaia di migranti in arrivo dalla vicina Germania. Oltre alla linea ferroviaria, anche il servizio traghetti ed alcune strade consolari verranno chiuse in attesa di altri provvedimenti per arginare l'emergenza migranti.

L'elevato numero di controlli da effettuare sui documenti d'identità e passaporti dei profughi in arrivo ha mandato in tilt le linee ferroviarie danesi, che dovrebbero tornare in funzione dopo alcune verifiche.

I circa 100 migranti arrivati dalla Germania hanno infatti varcato il confine danese nel tentativo di rivolgersi alla Svezia o altri paesi comunitari.

Di fronte alla situazione di emergenza umanitaria, l'attuale Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha avanzato una proposta a Strasburgo: stanziare un fondo di 2 miliardi per l'immigrazione. La proposta prevede l'accoglienza di circa 160mila migranti, a sostegno di paesi come Italia, Grecia ed Ungheria, in questo momento in prima linea sul fronte accoglienza. La proposta di Juncker ha ottenuto l'appoggio di paesi europei come Germania, Italia, Francia e Spagna, ma non convince ancora l'est europeo per quanto riguarda le cifre dell'accoglienza.

In particolare Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia si oppongono al provvedimento.

Secondo la proposta di Juncker, la Germania dovrebbe ospitare infatti circa 31.443 rifugiati, a cui seguirebbero la Francia con 24.031, 14.931 per la Spagna, mentre 9287 in Polonia e 7214 nei Paesi Bassi. Per quanto riguarda invece gli altri paesi dell’Unione Europea, i criteri d'accoglienza verranno considerati in base alla ricchezza, popolazione, tasso di disoccupazione e numero di richiedenti asilo già accolti.

Discorso a parte per il Regno Unito che ha deciso di ospitare arbitrariamente 20 mila profughi siriani, i quali si trovano attualmente nei campi Onu allestiti nei paesi confinanti la Siria.