Non c’è pace a Roma. Ormai è la bestia nera di Salvini e Di Maio si chiama Emmanuel Macron ed è il presidente della Francia. Il numero uno francese ingaggia un nuovo duello con i due “populisti” d’oltralpe che odia di più in assoluto, e loro gli rispondono per le rime. Lo scontro riguarda naturalmente la questione migranti e questo riduce moltissimo le prospettive della riunione che si terrà a fine mese a Bruxelles, nel consiglio europeo previsto.

Si, perché il capo dell’Eliseo non solo dice che non c’è nessuna emergenza sul territorio italiano, ma vuole presentare una proposta che è l’opposto di ciò che vuole evitare il governo nostrano: fare campi profughi in Italia – magari con fondi Ue – e non in Africa, nei posti in cui i migranti partono o transitano.

Francia e Spagna propongono hotspot nei paesi di sbarco

“Lo sbarco deve avvenire nel porto sicuro più vicino, rispettando regole e principi umanitari di soccorso”, scandisce bene Macron. Ad aumentare la tensione tra i due paesi è il fatto che lo stesso Macron ne parli al termine del faccia a faccia con il collega spagnolo Sanchez, con cui aveva condiviso la gestione del caso Aquarius.

Un Pedro Sanchez, tra le altre cose, molto ostile nei confronti di Roma, “vogliamo incorporare altri paesi europeisti, rinforzare l’asse Madrid-Parigi-Berlino" magari inglobando anche Lisbona, le sue parole al quotidiano Pais.

L’asse franco-spagnolo, in sintonia con Berlino, ha fatto andare su tutte le furie il governo gialloverde.

Il capo politico del M5s denigra nuova possibile alleanza, avvertendo che “Macron è fuori dalla realtà e con i respingimenti aumenterebbe l’emergenza”. Non si è fatto attendere Salvini, che ha invitato il capo politico francese ad aprire i suoi porti.

Salvini in Libia per incontrare il vicepremier

Una cosa è certa: dopo il veloce giro di chiamate Conte-Di Maio-Salvini si è potuto apprendere che sul tema ricollocamenti e hotspot l’Italia non indietreggerà di un millimetro.

Per rafforzare tutto ciò, nella giornata di oggi il leader della Lega è volato in Libia, dove incontrerà il vicepremier Fayez al Sarraj per provare a rilanciare gli accordi con le autorità del paese introdotte dal suo predecessore Minniti. In ballo ci sono nuove risorse e mezzi per frenare l’ondata, magari costituendo nuovi centri di smistamento.

Nel consiglio europeo di fine giugno (28-29), dovrebbero partecipare tutti i paesi dell’Unione Europea. Sarà in questa giornata che si potrà capire meglio il nodo migranti. Il caos delle ultime ore, però, sta facendo vacillare di non poco il compromesso con cui l’Italia può riprendersi alcuni migranti originariamente sbarcati sulle nostre coste in cambio della revisione del trattato di Dublino, che impone il diritto d’asilo al primo paese dove si mette piede.