La leader del partito conservatore, Theresa May, ha annunciato le due dimissioni dall'incarico che diventeranno effettive il 7 giugno. L'ormai ex premier, dunque, si è arresa di fronte ai numerosi fallimenti di giungere ad un accordo condiviso per guidare il Regno Unito verso l'uscita dall'Unione europea. Del resto, anche la maggioranza dei conservatori l'aveva oramai sfiduciata, non condividendo la sua strategia sulla Brexit.

Le dimissioni diventeranno ufficiali il 7 giugno, e nel frattempo la May rispetterà i suoi ultimi impegni istituzionali, tra cui la visita del presidente statunitense Donald Trump dal 3 al 5 giugno.

La premier, dinanzi al numero 10 di Downing Street - la residenza del Primo Ministro inglese - ha elencato alcuni successi ottenuti durante il suo mandato, tra i quali la riduzione del deficit e della disoccupazione, aggiungendo però con amarezza di non essere riuscita a condurre il suo Paese fuori dall'Europa e di non aver trovato un accordo politico ed economico.

Theresa May ha rivelato di aver comunicato la sua decisione anche alla Regina Elisabetta, quindi si è commossa nel ringraziare per l'onore ricevuto di guidare il Regno Unito, ricordando che è stata la seconda donna a ricoprire questo ruolo (dopo Margaret Thatcher) e che non sarà di certo l'ultima.

Gli accordi falliti sulla Brexit

Negli ultimi mesi, anche tra le fila del partito Tory la tensione era aumentata, e dopo le tre bocciature degli accordi di Theresa May con la Commissione Europea e le sconfitte in Parlamento, la situazione era ulteriormente precipitata nel momento in cui il primo ministro aveva presentato un nuovo piano per la Brexit che prevedeva, tra le concessioni per ottenere il sostegno di una parte dei parlamentari Laburisti, anche la possibilità di un nuovo referendum sull'uscita dall'Europa non condivisa da molti Conservatori.

Per questo motivo molti esponenti del suo partito erano arrivati addirittura a chiedere un voto straordinario per sfiduciare la May, ma questo non era stato concesso, e così si era aperta un'insanabile frattura nella maggioranza.

Il dopo-Theresa May

Dalla settimana prossima si apriranno i lavori per designare, all'interno del partito Tory, il nuovo segretario che andrà a ricoprire la carica di primo ministro.

Tra i possibili successori della May ci sono l'ex ministro degli Esteri ed ex sindaco di Londra Boris Johnson e Andrea Leadsom, che proprio questa settimana si era dimessa dal governo in pieno contrasto con la premier. Entrambi optano per una Brexit dura e senza compromessi con l'Unione europea.

Per il dopo-May si fanno anche i nomi di Dominic Raab, ex ministro per la Brexit, di Jeremy Hunt, attuale ministro degli Esteri, e del ministro dell'Ambiente Michael Gove.

Chiunque erediterà l'incarico avrà l'obiettivo prioritario di ottenere entro l'autunno dal Parlamento l'approvazione dell'accordo per la Brexit, sperando di trovare una quadra prima della scadenza prevista dall'Unione europea.