In Belgio, la prima fase di allentamento delle misure di lockdown prenderà avvio a partire dal 4 maggio.

Tra le misure previste da questa fase, è compresa anche la ripresa delle visite negli ambulatori dei medici di base, i quali potranno, inoltre, fare i tamponi per testare i loro pazienti in relazione al Coronavirus.

Ripresa delle visite negli ambulatori dei medici di base

Questa è la decisione annunciata dal governo federale belga che permetterà ai medici di base di ritornare a occuparsi negli ambulatori dei pazienti con patologie diverse dal Covid-19 che durante il lockdown erano state trattate a distanza.

Gilbert Bejjani, segretario generale dell’associazione belga dei sindacati medici, afferma che le consultazioni a distanza rimarranno comunque estremamente raccomandate. Nel caso in cui fosse però necessario un consulto diretto, questo dovrà svolgersi con delle precauzioni per evitare soprattutto dei contatti tra i diversi pazienti.

I medici di base potranno, in teoria, fare dei tamponi nei loro ambulatori

Come annunciato la settimana scorsa dal ministro Philippe De Backer (VLD), da lunedì i medici di base potranno inoltre iniziare a fare i tamponi per il coronavirus per tutti quei pazienti che presentano dei sintomi di carattere influenzale, senza che questi debbano recarsi necessariamente negli ospedali.

Questa decisione presa dal governo federale belga non sembra però trovare l’appoggio dei medici. Paul De Munck, a capo del GBO (Groupement belge des omnipraticiens), sostiene che non ci sono ancora le condizioni adatte per permettere ai medici di base di fare i test e afferma che non sarà possibile realizzarli finché non saranno indicate delle procedure precise da seguire.

De Munck aggiunge, inoltre, che i medici di base stanno iniziando a perdere fiducia sulle misure decise dal governo. I ministri, infatti, continuano a sostenere che tutto sarà pronto entro il 4 maggio, ma è evidente che esiste un chiaro sfasamento tra le direttive imposte dai ministri e la realtà dei fatti.

Tamponi sì, ma solo ad alcune condizioni

I medici di base hanno quindi diramato un documento in cui palesano le loro inquietudini e indicano determinate condizioni da soddisfare prima di poter effettivamente realizzare i tamponi. La prima è quella di avere un numero sufficiente di luoghi dedicati ai tamponi; infatti, gli studi della maggior parte dei medici, contrariamente a quanto affermato dal governo, non sono adatti alla realizzazione dei test.

I medici di base richiedono inoltre al governo la possibilità di organizzare concretamente, in collaborazione con la Croce Rossa, la protezione civile, o Medici Senza Frontiere, dei sistemi di depistaggio "drive-in". Questi sistemi permetterebbero infatti di collocare i medici in luoghi strategici, in modo tale da realizzare dei tamponi senza che le persona debbano scendere dalla loro automobile.

La seconda condizione è di carattere finanziario. I medici di base richiedono una remunerazione da parte dello stato per il loro lavoro. De Munck afferma che non si tratta semplicemente di una questione di soldi, ma di rispetto: lo stato può e deve contare sui medici di base, ma deve riconoscere che la loro non è un’attività di volontariato, ma una vera e propria professione.

Infine, i medici sottolineano di non aver ancora ricevuto informazioni precise relative a quando riceveranno i kit per realizzare i tamponi e gli strumenti di protezione adeguati e chiedono quindi chiarezza da parte del governo belga anche su questo punto.