I consumatori che investono in borsa hanno bisogno di riferimenti chiari. Peccato che sia sempre complicato carpire informazioni utili ai fini della previsione strategica degli investimenti, soltanto da qualche articolo pubblicato sulla stampa italiana. Per questo siamo andati a scomodare il New York Times che ritiene praticamente certo il “fallimento” di Wall Street. Chi è alla ricerca di una previsione di mercato certa, quindi, può considerare che la borsa americana andrà male.

Il mercato azionario, dicono gli esperti, ha archiviato il 2015 con un gemito ma ha iniziato il nuovo anno con un brivido. Le scorte in Cina, si è appreso nel primo lunedì dell'anno, sono diminuite del 7%. Lo scossone che interessa i mercati asiatici  si riflette a cascata nei rendimenti delle borse di tutto il mondo.

Alle preoccupazioni di carattere finanziario si sono sommate quelle di carattere geopolitico tra cui, è facile immaginarlo, ci sono i test nucleari della Corea del Nord e le nuove tensioni nel Golfo Persico. L'indice azionario S&P 500 ha registrato il peggior inizio d'anno di sempre chiudendo la prima settimana del 2016 con un -6% decisamente preoccupante.

Il problema però è nella natura stessa della borsa, per la quale non si può fare previsioni certe. Gli stessi autori dello studio pubblicato dal Bespoke Investment Group – Paul Hickey, Justin Walter e George Perakes – spiegano che non sanno in che direzione vada il mercato e non se la sentono di suggerire investimenti sicuri, mentre ricordano a tutti, aziende e privati, che chi gioca in borsa rischia sempre. E rischierà ancora di più nel 2016, anno per cui non sono previsti utili.

Il rapporto Bespoke, ripercorrendo la storia di Wall Street, spiega che ci sono anni in cui Wall Street era data in crescita ed effettivamente c'è stato un incremento vicino al 10 per cento per l'indice S&P 500. Si parla del 2000.

Per l'anno successivo si prevedeva una conferma del trend positivo e una crescita del 20,7% mentre si chiuse l'anno con un deprimente calo del 13% per l'indice in questione. E poi, tanto per fare un po' di storia delal finanza, si può citare l'anno horribilis, il 2008: a fronte della previsione di aumento del consenso dell'11,1%, si è poi preso atto di un calo del 38,5%. Una battuta d'arresto che ancora oggi fa sentire il suo effetto.