Riforma Pensioni, esodati, Quota 96 e lavoratori precoci: oggi attorno alle ore 12 si voterà in Parlamento la Legge di stabilità, misura che in un certo qual modo blinderà la legge da eventuali, ulteriori piogge di emendamenti. Proprio sulla legge di stabilità erano concentrate molte speranze per quanto concerne la riforma pensioni, speranze che in parte sono state senz'altro disilluse. Facciamo il punto, in occasione di questo importante snodo politico, su alcune delle questioni principali legate alle pensioni.

La riforma pensioni per gli esodati ha garantito misure di una certa importanza, seppure non sufficienti a risolvere definitivamente il problema.

È stato di recente deciso, difatti, lo stanziamento di 950 milioni di euro nei prossimi anni per garantire la salvaguardia di altri 17mila esodati. Se da un lato ciò non è poco, dall'altro restano moltissime persone ancora non tutelate: degli oltre 300 mila esodati stimati in Italia ne sono stati protetti fino a oggi circa 160 mila, più o meno la metà. La strada, quindi, è ancora lunga.

La riforma pensioni per i Quota 96 della scuola è stata invece amarissima: proprio in questi giorni le speranze dei circa 4mila insegnanti ingiustamente privati della pensione per un errore nella legge Fornero sono crollate. La politica, che li ha sempre ascoltati pochissimo (pur riempiendosi la bocca di belle parole nei loro confronti) ha infine rigettato senza tanti giri di parole l'ultima richiesta di pensionamento stilata dopo il censimento MIUR.

La Ragioneria di stato ha detto no alle pensioni dei Quota 96 della scuola, e di recente è giunto anche il verdetto della Corte Costituzionale, anch'esso non a favore degli insegnanti (ma è giusto sottolineare che i cambiamenti su questo punto, in realtà, sarebbero dovuti giungere dalla politica).

Cosa ha fatto la cosiddetta riforma pensioni del Governo Letta (formula utilizzata per comodità, dato che in realtà si sono verificati interventi eterogenei e non una vera riforma) per le pensioni dei lavoratori precoci e usuranti?

La risposta è semplice: assolutamente nulla. Dopo alcune dichiarazioni favorevoli da parte di esponenti politici prima dell'estate l'argomento è finito nell'oblio. Per coloro che chiedono il riconoscimento in termini previdenziali dello status particolare di lavoratori precoci e usuranti, le speranze (non molte, in verità), si spostano al 2014. Il 2013 per questa categoria di lavoratori è stato un anno da dimenticare, almeno in relazione al tema della riforma pensioni.