Siamo arrivati ad un bivio importante per quanto riguarda la risoluzione del problema degli esodati: gli appelli al 'buon senso' del governo Renzi, ormai, hanno raggiunto l'apice e se da una parte regna sovrano il pessimismo generale, dall'altra giungono messaggi di speranza che potrebbero far intravedere, seppur lontanissima, la luce in fondo al tunnel. In merito alla questione degli esodati, ha fatto il punto della situazione, il presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano.



Governo Renzi, riforma pensioni, esodati, Cesare Damiano va oltre il 2015

Inizialmente si era puntato verso la flessibilità dell'età pensionabile con decurtazione dell'assegno e verso la cosiddetta quota 100, ma la Ragioneria dello Stato ha risposto picche, adducendo il rifiuto ai costi troppo alti per le casse dello Stato.



Secondo Damiano, quindi, è necessario percorrere una strada alternativa che, seppur non riuscirà ad accontentare tutti, potrebbe almeno risolvere parte degli attuali problemi. Quella più probabile sarà la strada della 'sesta salvaguardia' che arriverà, dunque, dopo le prime quattro messe in atto dallo stesso ministro che ha combinato il 'patatrac', ovvero Elsa Fornero e la quinta, disposta dal ministro Enrico Giovannini del governo Letta.



Quanti 'esodati' potranno usufruire della 'sesta salvaguardia'? Cesare Damiano parla di una cifra base di almeno circa 20.000 lavoratori, tenendo presente che, durante la seconda salvaguardia sono stati 'salvati' soltanto 15mila richiedenti a fronte dei previsti 55mila.



Altro punto importante che il presidente della Commissione Lavoro alla Camera ha voluto precisare: 'La nostra idea - ha dichiarato Damiano - è di prevedere che, rispetto al criterio di quella salvaguardia, avevano la pensione coloro che vi sarebbero andati entro il 6 gennaio 2015, si possa prevedere che il diritto si allarghi alle persone che ci sarebbero andare un anno più tardi, il 6 gennaio 2016'. L'ipotesi di spesa per questa nuova salvaguardia è di circa 1,5-2 miliardi.