La rivista specializzata 'Orizzonte Scuola' ha pubblicato i numeri relativi ai posti dell'organico docenti per il prossimo anno scolastico 2014/2015 e la tabella del Miur non mancherà di suscitare nuove ed accese polemiche. Iniziamo subito col dire che il numero complessivo dei docenti è rimasto pressochè invariato rispetto agli anni precedenti: saranno infatti 628.067 gli insegnanti che comporranno l'organico complessivo, a dispetto di un aumento del numero di alunni fatto registrare nell'ultimo biennio di circa 64mila unità.

Facendo un rapido calcolo, saranno circa tremila le classi in più e i disagi, inevitabilmente, non mancheranno.

Il problema delle famigerate 'classi pollaio' non sarà però l'unico, visto che il Miur ha tagliato, ancora una volta, le gambe alle regioni meridionali.



Miur, scuola, anno scolastico 2014/2015, il Sud piange e perde terreno

Non è la prima volta che il Sud e le Isole subiscono una penalizzazione da parte del ministero dell'Istruzione: anche negli scorsi anni abbiamo assistito, infatti, a un decremento nel numero di cattedre e così anche per il prossimo ciclo scolastico si confermerà questa regola. Tanto per citare qualche dato, la Sicilia avrà a disposizione 504 posti in meno, la Campania 387, la Puglia 340 e la Calabria 183.

Sono gli effetti dei circa 40 punti in meno registrati nelle prove Invalsi dagli alunni del Sud rispetto a quelli del Centro-Nord?



Una buona notizia arriva, se non altro, dalla categoria che riguarda gli insegnanti di sostegno che subiranno un aumento di circa ventimila unità, rispetto ai circa 63mila attualmente in ruolo.



E' quasi superfluo rilevare che le immissioni in ruolo previste dal Miur risulteranno decisamente insufficienti rispetto a quello che sarebbe il 'fabbisogno reale' della scuola italiana.

L'Anief, a questo proposito, ha calcolato che dovrebbero essere circa centomila i posti vacanti (50mila circa dedicati al sostegno, circa 20mila quelli assegnati fino al 31 agosto e 30mila per ciò che concerne i pensionamenti).

Numeri da capogiro che inducono inevitabilmente a riflettere ancora una volta sul grave deficit che colpisce sempre di più e anno dopo anno, la scuola in Italia.