Con la riforma della Scuola non ci saranno più supplenti. E' questo il monito del Ministro della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini che, intervenuta ad un dibattito all'interno del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, ha parlato di come verrà superato il sistema attuale di immissione in ruolo, promettendo meno precari e più meritocrazia. Con la riforma scolastica, dunque, secondo quanto spiegato dalla Giannini, le supplenze saranno eliminate e si ragionerà in termini di organico funzionale: all'inizio dell'anno scolastico si conosce già il numero dei posti da coprire stabilmente e sarà su questo che verranno calcolate le immissioni in ruolo più che sull'organico "di diritto".
Proprio quest'ultimo ha dato vita, negli ultimi decenni, alle graduatorie ma con la riforma, secondo il pensiero del ministro, si andrà ad abolire questo sistema: Nella lista delle cose da fare questo è un intervento prioritario, che necessita di un provvedimento tempestivo per rivisitare il sistema educativo italiano.
La data cruciale sarà quella del 29 agosto prossimo quando si riunirà il Consiglio dei Ministri e si presenterà la visione del Governo relativamente ai temi dell'istruzione e della Scuola. L'intenzione del Governo è quella di eliminare l'automatismo degli scatti per assicurare un maggior ricorso alla meritocrazia.
Su questo punto i sindacati non si sono mostrati particolarmente collaborativi, anzi.
Puntare sulla meritocrazia non provvedendo al rinnovo contrattuale fermo, ormai, da ben otto anni, è inaccettabile. Proprio per questo, anche se il ministro Giannini afferma che il provvedimento che verrà fuori per riformare la Scuola è già in costruzione da mesi, è plausibile che il tema del rinnovo contrattuale di docenti e del personale scolastico e quindi degli stipendi dei dipendenti della Scuola, al pari di quelli dei ministeri, delle agenzie fiscali, delle regioni, dei militari, delle forze dell'ordine e del personale addetto alla sanità rimarranno inchiodati e il contratto non verrà rinnovato almeno per un altro anno ancora.
Qualche speranza in più si potrebbe intravedere per il triennio 2015-2017 ma questa prospettiva è da prendere davvero con le pinze data la mancata corrispondenza tra riforme e coperture finanziarie come già avvenuto nel recente passato per le pensioni e per i Quota 96.