I colleghi non si fanno più sgambetti ma, per una volta, si vengono incontro. Nascono così i contratti solidali, un accordo interno ad ogni azienda per aiutare chi ne ha bisogno. È questo il nuovo emendamento proposto ieri in Commissione Lavoro, dove si sta discutendo il Jobs Act, ed approvato, per una volta, all'unanimità. Si chiamano ferie solidali e sono, di fatto, la cessione delle proprie ferie a chi ne ha necessità.
Come funzionano le ferie solidali
In un'azienda i lavoratori (almeno quelli non precari) hanno diritto ogni mese ad un certo numero di giorni di ferie. Secondo questa nuova legge i giorni di ferie in più, quelli cioè che vanno oltre il minimo sindacale previsto dal contratto nazionale di lavoro, possono essere ceduti ad un altro lavoratore che ha un figlio minore a carico, il quale necessita di una presenza fisica e cure particolari per condizioni di salute deficitarie. Per fare un'esempio, in un'azienda con 10 dipendenti, ce n'è uno che ha un figlio con una malattia particolare per la quale ha bisogno di assistenza costante.
Allora gli altri nove colleghi rinunciano ad esempio ad un paio di giorni a testa di ferie, regalandoli al lavoratore padre del bambino malato che si ritroverà così con 18 giorni di ferie aggiuntivi per seguire suo figlio.
Non si tratta di una novità tutta italiana, ma è solo la prima volta che viene prevista nel nostro Paese. La prima volta che è stata attuata è stato in Francia, nel 2009, quando al padre del piccolo Mathys Germain, malato di tumore, vennero "regalati" i giorni di ferie arretrate che i colleghi avevano accumulato, per permettergli di stare vicino al figlio. Nel 2012 questa possibilità è diventata legge in Francia, e quest'anno potrebbe diventarlo anche da noi. A presentarla sono stati il deputato Emanuele Prataviera e la senatrice Emanuela Munerato che hanno voluto sottolineare come, nell'assurdo sistema lavorativo italiano, oggi se un genitore si prende qualche giorno in più di ferie per curare suo figlio rischia di perdere il lavoro. Ora non accadrà più.